Il Sel ha licenziato Stefano Fassina

Non c'è pace, né all'estrema destra né all'estrema sinistra.

 di Marco Bertoncini Italia Oggi 14.7.2016

Non c'è pace, né all'estrema destra né all'estrema sinistra. Da decenni, diciamo dalla ventata sessantottesca, l'ultrasinistra si crogiola in un pulviscolo di movimenti, che nell'insieme possono arrivare a sfondare muri milionari di voti (Rifondazione comunista giunse in più di un'elezione sopra il 5%) ma che praticano un'attività suicida: se riescono a malapena a costituire una lista unitaria, dopo poco si dilettano in nuove scissioni, per ricomporsi poi e frantumarsi di nuovo. A destra, invece, l'esistenza di minori formazioni risale alla trasformazione del Msi in An, non a tutti gradita.

Adesso in Sel ci si sta scaldando con polemiche dirette verso Si. Per chiarire: Sel è il partito presieduto da Nichi Vendola (oggi interessato più al figlioletto che non alla politica), mentre Si sta per Sinistra italiana, sigla che raggruppa parlamentari per lo più ex Pd. Trecento iscritti sardi a Sel, capeggiati dal sindaco di Cagliari Massimo Zedda e dal senatore Luciano Uras, definiscono un disastro l'operazione Si, invitando i relativi esponenti (il nome più noto è Stefano Fassina) a levarsi dai piedi, così da poter rifondare Sel. Aveva ragione Pietro Nenni: a fare a gara con i puri, c'è sempre uno più puro che ti epura. In luogo di raggruppare le sigle, quindi, si torna alla frattura.

Sull'opposto versante, invece, Francesco Storace vorrebbe un nuovo partito, che metta insieme il proprio movimento (la Destra), Azione nazionale di Gianni Alemanno e poi chi ci sta ci sta. Il tutto, in dichiarata polemica con Giorgia Meloni. Si dirà che si tratta, alla fine, di meno dell'1% del corpo elettorale; ma non si dimentichi che, in caso di coalizioni, quei frammenti possono essere (o tornare) utili e perfino indispensabili

Categoria Italia

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