"Anziano e ricco sfondato, così...". Vittorio Feltri massacra De Benedetti condannato

La notizia ormai ha fatto il giro di mezzo mondo suscitando un certo scalpore: Carlo De Benedetti, protagonista nel bene e nel male della vita pubblica italiana, è stato condannato a cinque anni di carcere in primo grado.

Libero, 20.7.2016 Vittorio Feltri

Motivo: l’Olivetti ha utilizzato per anni l’amianto ossia un materiale considerato fortemente dannoso per la salute degli umani. Materiale che fra l’altro è stato impiegato da varie aziende e da vari privati cittadini nella convinzione che non fosse affatto tossico. Chi lo produceva alcuni anni fa è stato pesantemente punito perché consapevole di immettere sul mercato un elemento che poteva provocare addirittura il cancro e quindi la morte. Non conosciamo alla perfezione le carte processuali, pertanto non ci addentriamo in questioni tecniche. Osserviamo soltanto che l’eternit per lustri e lustri è stato giudicato innocuo e usato in numerosi cantieri edili.

Poi le ricerche ne hanno invece stabilito la tossicità e da quel momento sono cominciati guai per coloro che vi avevano fatto ricorso senza essere informati della sua pericolosità. Stando alle accuse, invece, De Benedetti e i dirigenti della Olivetti erano al corrente dei rischi che comportava l’amianto, ciò nonostante non avrebbero provveduto a rimuoverlo tempestivamente. Di qui il procedimento giudiziario che si è concluso ieri con la suddetta grave sentenza. Cinque anni di galera sono davvero tanti, soprattutto per un uomo, quale l’ingegnere, che per quanto in buona salute ha superato l’ottantina.

Il verdetto suona minaccioso. Probabilmente sarà anche meritato, ma conviene precisare che non è definitivo. Ci sarà l’appello, e chissà quando si celebrerà. Poi a pronunciarsi sarà la Cassazione. L’iter si concluderà chissà in quale data e, forse, l’imputato cosiddetto eccellente avrà all’epoca l’età del dattero e non sarà più idoneo a sopportare il regime carcerario allorché l’ultima decisione della giustizia sarà stata presa. D’altronde non abbiamo mai visto un ricco autentico andare dietro le sbarre. La cella da che mondo è mondo è riservata ai poveracci privi di risorse sufficienti per remunerare buoni avvocati e incapaci culturalmente di imporre la propria personalità ai giudici, mai insensibili al carisma degli abbienti, a meno che non si tratti di Berlusconi, contro il quale era, e magari è ancora, di moda scagliarsi con veemenza. La nostra non è dietrologia ma soltanto constatazione. Occorre precisare a questo punto che neppure il Cavaliere è andato dentro, segno che un minimo di rispetto è stato osservato anche nei confronti suoi o almeno dei suoi conti in banca.

Comunque se non è stato blindato Silvio, figuriamoci se lo sarà Carlo, meglio definito Diocarlo. Lo escludiamo e accettiamo scommesse importanti. Gli amici della Repubblica (intendo il giornale) e della sinistra conformista - la più massiccia - non si preoccupino, il loro mentore non sarà mai un detenuto. Ci lanciamo in previsioni. In appello Diocarlo otterrà una riduzione cospicua della pena, come pure i suoi collaboratori coinvolti nella grana. In Cassazione, poi, si troverà il modo di abbreviare ulteriormente tale pena, cosicché De Benedetti, coperto dalla condizionale - garanzia estesa a chiunque abbia problemi giudiziari - si guarderà dal trascorrere qualche tempo in prigione. La partita si concluderà, pessimisticamente parlando, in questa maniera. Noi non abbiamo in proposito nulla da obiettare. Segnaliamo soltanto che il diritto non è una scienza, bensì una scemenza elastica che si tira di qua e di là in base alle convenienze. Noi ci adattiamo rassegnati raccomandando agli indigenti di non commettere reati volgari, che vengono severamente perseguiti. Se proprio non possono fare a meno di delinquere lo facciano a livelli alti, e la faranno franca. Viva i miliardi.

di Vittorio Feltri

Categoria Italia

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