Lega Nord: Maroni sfida Salvini, ma è solo

Il governatore lombardo fa asse con Alfano e Parisi. I colonnelli leghisti, però, seguono il segretario. Da Giorgetti a Grimoldi. E anche Zaia si chiama fuori.

di Alessandro Da Rold | 02 Agosto 2016 lettera43

Matteo Salvini, leader della Lega Nord, continua a tirare dritto per la sua strada.

E alla festa della Lega Romagnola in quel di Milano Marittima, un paio di giorni fa, ha messo una pietra sopra a possibili svolte moderate come a improbabili nuove alleanze con Angelino Alfano, il ministro dell'Interno che sta tubando con 'l'incaricato' di Forza Italia Stefano Parisi.

NERVI TESI CON SALVINI. Non solo. L'ex pierino padano ha spiegato un concetto molto semplice: «In Lega ognuno ha i suoi punti di vista, ma poi decido io».

Senza fare nomi, ha lanciato un avvertimento a Roberto Maroni, il governatore lombardo che da una settimana a questa parte continua a contraddire Salvini, in particolare sulla cosiddetta linea lepenista, il modello della Lega Nazionale e di Noi con Salvini che non ha sfondato al Sud, sposando così il nuovo corso di Parisi e Silvio Berlusconi.

Tra i due non corre buon sangue da mesi e non si parlano.

In via Bellerio, c'è chi sostiene che Bobo abbia velleità di leadership o che comunque abbia capito di poter essere l'unico interlocutore credibile in questa fase di ricomposizione della coalizione di centrodestra.

QUELLE VISITE AD ARCORE. Ha un legame molto sforte con Alfano e negli ultimi giorni è stato spesso avistato ad Arcore, dove si è discusso pure del possibile rimpasto di giunta in Lombardia a settembre, date le intemperanze dell'ex assessore alla Salute Mario Mantovani.

Eppure, a fronte delle esternazioni maroniane, va registrato che tra la militanza padana come nella classe dirigente tutti stiano dalla parte di Salvini.

Certo, in tanti non hanno ancora capito cosa dirà il segretario federale della Lega a Ponte di Legno il 15 agosto - dove si preannunciano roboanti progetti al momento molto fumosi - ma i quadri del partito continuano a dare credito all'attuale leader.

Di seguire Maroni pare che nessuno abbia voglia. Neppure chi appoggiò il governatore nella sua vecchia battaglia contro Umberto Bossi nel 2012: i barbari sognanti sono ormai una razza estinta.

Non a caso un pezzo da novanta come Giancarlo Giorgetti continua a ribadire in incontri privati e pubblici che la linea da seguire, al momento, è quella di una corsa in solitaria del Carroccio, senza alleanze.

E a questo si aggiunga che l'ex saggio di Giorgio Napolitano segue e sente spesso Salvini, consigliandolo quasi su tutto.

Sullo stesso piano va registrata la posizione di Paolo Grimoldi, segretario della Lega Lombarda, da molti considerato in questi mesi il collettore del malessere contro i salviniani di ferro.

Sulla pagina Facebook di Grimoldi campeggia una foto di copertina con Salvini, come su molti altri profili di chi in questi mesi ha espresso critiche alla gestione del segretario federale, ma che di cambiare o di proporre congressi non ci pensa neppure: un segnale chiaro per chi vorrebbe dare una spallata alla segreteria che in questo momento resta così com'è, senza scossoni.

I MALUMORI SU DI PIETRO. In sostanza, in via Bellerio il fastidio e le critiche sembrano essere più per Maroni, che è in attesa di sentenza per il processo sulle collaboratrici di Expo 2015 (arriverà tra settembre e ottobre con il rischio della tagliola della legge Severino, ndr) e che ha da poco nominato in Pedemontana come presidente l'ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro.

La scelta non è stata per nulla digerita da Salvini, come da molti altri leghisti. Lo stesso Bossi, storico fondatore, con Maroni non parla da anni. E in questo momento osserva, media con Silvio Berlusconi, ma allo stesso tempo non ha avuto parole di elogio per Parisi, ribadendo, anche in un'intervista a Lettera43.it, che bisogna aspettare i programmi e poi parlare di alleanze.

LO SMACCO DI VARESE. A Maroni, per di più, sono in tanti a contestare la scelta di candidarsi alle ultime Amministrative a Varese, dove ha raccolto 300 voti («Ne ha presi di più la casalinga Oprandi», scherza qualcuno) e dove il partito ha perso le elezioni.

Persino Luca Zaia, il governatore del Veneto che nei mesi passati qualcuno aveva individuato come possibile leader del centrodestra, in interviste e uscite pubbliche continua a rimarcare la sua vicinanza a Salvini.

Potrebbe essere lui il prossimo candidato alla segreteria della Lega o alla leadership del centrodestra? In Veneto sono convinti che Zaia si ricandiderà un'altra volta in regione.

Insomma, Salvini ha la strada spianata. Ma in questa fumosa estate leghista bisognerà capire quale vorrà imboccare.

Twitter @ARoldering

Categoria Italia

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