Berlusconi, Dell'Utri , la mafia Schifani: cosa abbiamo fatto

Intervista.  «Sono in vacanza, a settembre riparto da dove ho iniziato e dove avevo lasciato il cuore. In Forza Italia, come soldato semplice».

Berlusconi Schifani

Libero 18.8,2016

Un bel passo indietro per un ex presidente del Senato, non crede?

«Non più di tanto, il presidente Berlusconi ascolta tutti, non è difficile potersi confrontare con lui. Comunque credo che sia giusto ripartire dal basso, mettendomi a disposizione del mio capogruppo Paolo Romani. Forza Italia, tra l' altro, ha un' ottima classe dirigente».

Non tutti sono d' accordo con lei, c' è chi parla della necessità di un azzeramento. Parisi per esempio se lo è lasciato sfuggire…

«Conosco poco Parisi, ma agli azzeramenti credo poco. Berlusconi è un leader inclusivo, non penalizza i suoi collaboratori. Il problema del centrodestra poi attualmente è allargarsi, non azzerare».

Ma per il poco che lo conosce, le piace Parisi?

«Apprezzo la ventata d' energia fresca che ha portato e apprezzo il modello Milano che incarna: per vincere il centrodestra deve rimanere unito».

Si incarica lei di spiegarlo a Salvini?

«La Lega è sempre stato un alleato di battaglia. Quando c' era Bossi puntava alla secessione per ottenere il federalismo. Ora polemizza con l' Europa, che effettivamente così com' è non funziona e crea più problemi che benefici».

Insomma, urla per alzare il prezzo dell' alleanza ma poi verrà a miti consigli?

«Credo che la chiave dell' alleanza sia sottoscrivere un programma comune e poi cercare di realizzarlo, la partita è tutta qui».

Però Salvini non tollera il Nuovo Centrodestra… «Non ho mai apprezzato i toni dello scontro Salvini-Alfano. Ma questo è un problema che non mi riguarda più. E poi lei sa dirmi dove si collocherà Ncd al prossimo giro? Non lo sanno neanche i parlamentari di Ncd».

Renato Schifani parla con la voce di chi sembra essersi tolto un grande peso dal cuore, di chi si è «lasciato alle spalle una parte dolorosa della vita» che si augura «cancellata per sempre». Dopo l' incontro con Berlusconi ad Arcore di fine luglio l' estate per lui è diventata tutta in discesa pur avendo lasciato un prestigioso ruolo di capogruppo di maggioranza. «Ho voluto incontrarlo perché sentivo il bisogno di testimoniargli di persona il mio affetto e l' augurio di tornare presto in campo» racconta. «Non ci vedevamo da un anno, anche se i rapporti umani e personali non si erano mai interrotti, è stato un momento toccante, lui è sempre molto espansivo».

Perché ha lasciato Ncd, di cui era capogruppo?

«Per una forte divergenza con Alfano sull' identità del partito e dei suoi rapporti con l' esecutivo. Io da sempre ero per un' alleanza tattica e a tempo con il governo, Alfano, invece, ha dilatato talmente i tempi da trasformare l' alleanza in strategica, e adesso non si sa neppure se tornerà indietro».

Lui continua a dire che è nato e morirà nel centrodestra, non gli crede?

«Non è questione di credere ma di osservare. Il rapporto tra Ncd e Renzi è stato anomalo fin dalla nascita, e la mancanza di chiarezza alla fine si paga».

Alfano è meglio come ministro che come leader di partito?

«Come ministro non mi ha deluso».

Cosa non ha funzionato nel Nuovo Centrodestra?

«C' è stato da subito un eccessivo e in parte ingiustificato appiattimento del partito su Renzi.Abbiamo aderito al suo governo senza primaconcordare con il premier un programma dei nostri punti programmatici e alla fine siamo rimasti vittime del carattere forte e identitario del premier: lui prende tutto, non concede nulla agli alleati».

Perché non se ne è andato subito da Ncd?

«Perché ritenevo che potessimo costruire una quarta gamba della coalizione di centrodestra, senza cioè rinnegare mai le nostre radici. Da qui la nostra denominazione».

Quanto c' entra la questione Sicilia nel suo addio?

«Anche ciò ha contribuito. Ho sempre ritenuto che fosse intollerabile sostenere il governo fallimentare Crocetta, come continua a fare Alfano con i suoi deputati regionali che, anziché stare all' opposizione, oggi per qualche poltrona tradiscono la loro base elettorale. Per questo mi sono messo a disposizione di Micciché, che sta facendo un grande lavoro per rilanciare Forza Italia in Sicilia e costruire un' alternativa alla sinistra».

Ma tanto in Sicilia, e a Palermo, vincerà facile Grillo…

«Sicuramente avverrà se il centro destra non andrà unito».

La seguiranno in tanti da Ncd?

«Vedremo, ma io non ho fatto scouting né lanciato esche. Certo, ho lasciato un partito attraversato da un profondo malessere».

Perché Alfano non è in grado di garantire la riconferma a nessuno?

«Non è questo il punto, il malessere è dovuto all' incertezza sull' identità, sul posizionamento e sul futuro del partito. Alfano continua a dire che dopo il referendum si farà un tagliando e si deciderà il da farsi, per me non c' era nulla da decidere, bisognava riaggregare il centrodestra».

Però non è come tornare a Disneyland, il partito è al minimo storico, si annunciano tempi grami…

«Una parte degli elettori di centro destra si è rifugiata nell' astensionismo e forse alcuni votano Cinquestelle o Lega, ecco perché si può recuperare lavorando bene con un programma che coinvolga anche i nostri giovani amministratori e che punti su idee concrete: più meritocrazia, meno spesa pubblica, più libertà d' impresa e meno burocrazia».

Perché la gente non vi vota più?

«Delusi, non abbiamo potuto realizzare alcuni punti del nostro programma. La rivoluzione liberale è rimasta incompiuta».

Un bell' atto d' accusa…

«Non è colpa di Berlusconi. Non lo hanno lasciato governare serenamente. Ogni volta che uscivo da Palazzo Grazioli mi chiedevo "ma come fa ad occuparsi del Paese con questa pressione giudiziaria, con tutta la relativa ansia e preoccupazione?". E ciò nonostante fossi consapevole che al suo fianco c' era, per come c' è ancora, una figura del calibro di Gianni Letta».

Possiamo dire che se fosse passato il Lodo Schifani oggi l' Italia sarebbe migliore?

«L' immunità per le cinque cariche più alte dello Stato per la durata del loro mandato ha senso, infatti c' è in molti Paesi. Il Lodo non era una norma salva-Berlusconi, la prescrizione veniva sospesa. Era una norma salva-Italia, che però ha subito un' opposizione cieca e solo ideologica».

Perché c' era tanto odio nei confronti e da così tante persone nei confronti di Berlusconi?

«Perché nel 1994 con la sua discesa in campo ha sconfitto la "gioiosa macchina da guerra" che era pronta a vincere. Qualcuno forse non ha gradito.

Comunque intorno a Berlusconi c' era, e c' è ancora, anche tanto affetto sincero, specie dalla gente».

C' era un patto Ds-magistratura?

«Ai patti segreti non credo. C' è stato un idem sentire di certa magistratura, certa politica e certi centri di potere che spingevano contro il Cavaliere.  Pensi che è stato più volte sospettato di collateralità con la mafia ma è stato Berlusconi che ha voluto la stabilizzazione dell' articolo 41bis, avallando una mia richiesta in tal senso».

È il regime carcerario duro a cui, tra gli altri, è sottoposto Dell' Utri…

«Il 41 bis ha una giusta logica: impedire che i mafiosi possano continuare a delinquere mandando messaggi all' esterno. Applicarlo a chi è stato invece condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, reato che è una creazione della giurisprudenza, tradisce lo spirito della legge e meriterebbe una gradualità diversa».

Perché è caduto Berlusconi?

«L' attacco è arrivato dall' estero, Germania e Francia.Ha pesato la questione delle banche tedesche e francesi, di cui Berlusconi non voleva far pagare il salvataggio agli italiani. Ma anche la situazione di instabilità interna. Tra lo strappo di Fini con i parlamentari che lo hanno seguito, e le vicende mediatico-processuali che colpivano Berlusconi, il governo si è trovato indebolito. Senza considerare i dissidi che iniziavano a emergere tra qualche ministro e il premier».

La mazzata più pesante per il Cavaliere è stata la decadenza?

«Un atto di ingiustizia. Doppio. Prima nel processo, perché è stato condannato per evasione fiscale un soggetto che non aveva ruoli nell' azienda all' epoca dei fatti. E poi in Senato, perché è stata applicata la decadenza prevista dalla legge Severino in modo retroattivo, una forzatura di un principio cardine del diritto penale».

E, causa decadenza, Berlusconi è ancora fuori dai giochi…

«Confido nella Corte Europea dei diritti dell' uomo, che non ammette il principio della retroattività di alcun tipo di sanzione, anche amministrativo, per una riabilitazione umana e politica di Berlusconi, che credo ne abbia pieno diritto».

Come sta governando Renzi?

«Qualcosa ha fatto ma nulla sul piano economico. Con lui il debito pubblico quest' anno è aumentato di 70 miliardi toccando in questi giorni il suo massimo storico di 2418 miliardi. Il nostro Pil di questo secondo trimestre si è fermato. Francia, Spagna e Germania crescono più di noi. Renzi non ha investito sulla riduzione del costo del lavoro che avrebbe dato competitività alle nostre imprese e lanciato la crescita. Ha puntato su bonus elettorali come gli 80 euro, o sulla decontribuzione del jobs act, che scade, anziché sostenere riforme strutturali come il credito d' imposta a investimenti meritevoli. Nessuna manovra d' abbattimento del debito pubblico ma finanziarie che aumentano il deficit, chiedendo flessibilità all' Europa».

Cosa voterà al referendum?

«In aula ho votato per disciplina di partito. non sono mai intervento in Parlamento a favore. Al referendum voterò no perché credo che questa riforma, abbinata alla nuova legge elettorale, ponga le premesse di un sistema più autoritario e meno democratico. Se vincerà il no dovrà essere Renzi a decidere del suo futuro. D' Alema quando perse le Regionali si dimise».

Non è che difende il Senato perché ci ha passato una vita?

«Il bicameralismo svolge una funzione di garanzia, voluta dai costituenti. La doppia lettura rallenta l' approvazione delle leggi ma a volte è servita a correggere errori dell' altro ramo del Parlamento ma se il comune sentire spinge per il monocameralismo, non sarò certo io a oppormi. Il guaio è che riforma Boschi e Italicum insieme conferiscono troppi poteri al premier, senza i giusti contrappesi».

Parisi propone una Costituente dopo il referendum, è d' accordo?

«È un' idea apprezzabile, ma trattandosi di legge costituzionale occorrerà verificare che ci siano i tempi per fare ciò prima del voto. Indispensabile però, in caso vinca il no, è mettere in sicurezza il Paese estendendo l' Italicum, eventualmente corretto, al Senato».

Ma l' Italicum la Corte Costituzionale non lo boccerà?

«I punti critici sono il rischio di un eccessivo premio di maggioranza a seguito di un eventuale ballottaggio e l' elezione dei soli capilista bloccati dei partiti perdenti».

Categoria Italia

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata