Premiamo i dirigenti statali che tagliano la spesa pubblica

E visto che gli statali devono rinnovare i contratti, non sarebbe il momento di pensarci seriamente?

 di Sergio Luciano ItaliaOggi 9.9.2016

Un grande quotidiano di antica tradizione decide di sanare una stortura economica: che cioè i suoi giornalisti hanno troppe ferie arretrate, il che grava il bilancio di un debito retributivo abnorme. Si decide di convincerli o a farsele, queste ferie (gestendo i conseguenti problemi organizzativi) o a farsele pagare. E miracolosamente, dopo anni di stallo, il miracolo riesce. Come mai? Semplice: perché un caporedattore molto bravo viene incaricato di convincere i riottosi e motivato a farlo con un premio retributivo, crescente col crescere delle ferie eliminate.

Che c'entra questo piccolo aneddoto editoriale di vent'anni fa con i tagli (mancati) alla spesa pubblica italiana? C'entra, c'entra. Perché dalla polemica a mezzo stampa tra il professor Roberto Perotti, già consulente del governo appunto per la spending review, e l'attuale commissario Yoram Gutgeld s'è capito solo che i due, pur attestandosi profonda stima, sono agli antipodi, uno dice bianco l'altro dice nero, e lasciano esterrefatti i (pochi) cittadini che hanno seguito la baruffa.

Forse per far funzionare i tagli non bastano le regole dettate dall'alto, e le gare online che pure esistono e andrebbero estese e invece non vengono estese, forse serve incentivare i singoli dirigenti statali: più risparmiate, più vi paghiamo. E visto che gli statali devono rinnovare i contratti, non sarebbe il momento di pensarci seriamente?

La verità è che dai tempi di Diocleziano (letteralmente) si cerca di frenare la spesa pubblica con risultati modesti o nulli. Nel dopoguerra e fino agli anni 60 funzionavano meglio i controlli preventivi. Il principio era: non ci sono soldi? Non si spende. E poi servirebbe la distinzione tra la spesa essenziale e quella facoltativa: se il bilancio è in crisi quelle facoltative neanche le si prende in considerazione.

E invece in materia di spesa pubblica hanno finora prevalso menefreghismo e intrallazzo. Arriva la norma: i più, menefreghisti, la ignorano, la dribblano, continuano nel solito tran-tran. Qualcuno, disonesto, inventa modi diversi ed elusivi per rubare. Ebbene: proviamo a intaccare questi due problemi. Contro l'intrallazzo non c'è che da alzare la guardia delle procedure e dei controlli (soprattutto preventivi). Non è detto che il nuovo codice degli appalti funzioni bene in tal senso, ma almeno ci prova: testiamolo. L'altro problema è il menefreghismo di chi negli uffici deve prendersi la briga di applicare le regole e non lo fa. Proviamo a incentivarli, nell'unico modo sensato, cioè un premio retributivo. Da elargire in periferia, nel singolo ufficio, al singolo funzionario che applicando la norma ottiene il risparmio.

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