M5s, perché media e partiti sperano nel flop di Raggi

Una campagna di giornali e Pd mai vista. L'obiettivo? «Decretare la fine di Raggi e di tutto il Movimento». Biorcio, prof e studioso di grillini: «È il piano di Renzi».

Il sindaco di Roma Virginia Raggi e, nel riquadro, il prof Roberto Biorcio.

di Alessandro Da Rold | 16 Settembre 2016 Lettera43

Roberto Biorcio, professore di Sociologia politica all’Università di Milano-Bicocca, autore insieme con Paolo Natale del libro Politica a 5 stelle, attento osservatore e studioso del partito di Beppe Grillo, non ha dubbi: «Il collegamento fra il possibile fallimento di Virginia Raggi a Roma e la crisi definitiva del M5s è la speranza e il progetto preciso che orienta l’attivismo frenetico dei partiti e dei media in questa fase».

I CONSENSI PERÒ TENGONO.E aggiunge: «Il movimento ha perso solo qualche punto percentuale nei sondaggi, ma mantiene ampi consensi elettorali, che in alcune indagini superano quelli del Partito democratico. Però l’impegno nella campagna mediatica non verrà meno: Matteo Renzi ha invitato i suoi sostenitori a continuarla almeno fino al referendum costituzionale».

DOMANDA. Quali sono secondo lei le cause della crisi del Movimento nella Capitale?

RISPOSTA. Più che di una crisi sarebbe più corretto parlare di difficoltà incontrate nel avviare un Giunta e una politica per il governo di Roma, dopo il grande successo ottenuto dalla Raggi e le forti aspettative di cambiamento.

D. La mancanza di una classe dirigente adeguata?

R. Era prevedibile che sarebbe stata una prova molto difficile per il M5s. Non solo per i gravi problemi della città, ereditati dalle precedenti amministrazioni di centrosinistra e di centrodestra, e aggravati da anni di sprechi e di ruberie.

D. Cos'altro?

R. Anche per le forme organizzative ancora molto informali e variabili dei grillini, che hanno lasciato spazio a incertezze, contraddizioni ed errori di comportamento. È emersa chiaramente l’esigenza di sviluppare in tempi rapidi il processo di istituzionalizzazione di un Movimento che si candida per il governo nazionale.

D. Dipende dal fatto che il M5s si sta finalmente istituzionalizzando. Una sfida così difficile?

R. Meno prevedibile era il bombardamento mediatico senza precedenti a cui è sottoposta la Giunta Raggi ormai da settimane: una campagna che non si era mai vista in Italia nemmeno nei momenti in cui si combatteva più aspramente contro il “pericolo comunista”.

D. I media stanno ingigantendo?

R. Il “caso Roma” è stato creato soprattutto da questa campagna, al di là delle difficoltà incontrate per avviare un nuovo tipo di governo della capitale

D. C'è qualche assonanza con la Lega Nord di inizio Anni 90?

R. Non c’è mai stata contro il partito di Umberto Bossi una campagna mediatica lontanamente paragonabile a quelle contro la Raggi.

D. Cosa accadde all'epoca?

R. Dopo i primi successi elettorali, la Lega aveva conosciuto molti conflitti interni perché nella nuova formazione erano confluite sei diverse leghe regionali e i rispettivi gruppi dirigenti.

D. In quel caso il leader cosa fece?

R. Bossi aveva progressivamente emarginato gli avversari e i competitori, garantendo al nuovo partito unità e compattezza fino al 2012.

D. Anche allora il partito di Bossi dopo il boom elettorale fu dilaniato da lotte intestine.

R. I media avevano inizialmente sottovalutato il Carroccio, ironizzando. Successivamente si era diffusa l'opinione che la Lega, anche se esprimeva pozioni non condivisibili, era un protagonista accettabile per trasformare il sistema politico, evitando il successo dei partiti di sinistra.

D. Eppure Marco Formentini riuscì in qualche modo ad amministrare Milano, con una squadra molto bipartisan e con esponenti di rilievo della società civile.

R. Nell’elezione di Formentini a sindaco di Milano contro Dalla Chiesa i grandi mezzi di informazione avevano fornito un contributo notevole, presentando la Lega come espressione autentica della società e della metropoli lombarda.

D. In che modo?

R. Si possono ritrovare queste idee negli articoli di Eugenio Scalfari (''Milano, la Milano di oggi è Formentini''), di Giorgio Bocca (''Grazie barbari!'') e in quelli di Oreste del Buono che si inventa su La Stampa una Milano «capitale del volgare».

D. Avevano ragione?

R. In sintonia con queste idee, la Lega e Formentini si erano candidati ad assumere il ruolo svolto storicamente dalla Dc, proponendosi all'elettorato di centro come unico baluardo efficace contro le sinistre. Queste scelte erano state decisive per la vittoria e per la successiva amministrazione di Milano.

D. Il possibile fallimento di Virginia Raggi potrebbe rappresentare l'atto finale del Movimento 5 stelle?

R. Il collegamento fra il suo flop e il crac definitivo grillino è la speranza e il progetto preciso che orienta l’attivismo frenetico dei partiti e dei media in questa fase.

D. Qualche esempio?

R. Qualunque evento anche marginale è stato utilizzato per i titoli di prima pagina e l’avvio dei telegiornali, riproponendo continuamente le idee di “caos”, “bufera”, “guerra fra bande” associate a Roma, alla Giunta Raggi e allo stesso M5s.

D. Sta funzionando?

R. La ripetizione continua degli stessi concetti cerca di farli entrare nell’inconscio degli spettatori, rimuovendo gli scandali di Mafia Capitale. Negli ultimi giorni è bastato un inciso tratto da un articolo dell’Osservatore Romano (“Il maltempo causa una vittima in Puglia e paralizza Roma”) per fare grandi titoli sui principali quotidiani e mostrare che anche la Chiesa è contro la Raggi (“Caso Roma, la Chiesa accusa“).

D. Ma il Vaticano ha esplicitamente smentito questa interpretazione...

R. Sì, dicendo che «non c’era nessuna intenzione di dare giudizi sull’operato della Giunta. È giusto dare al nuovo sindaco di Roma, Virginia Raggi, il tempo di lavorare e affrontare i problemi cronicidella città. L’articolo si occupava di questo».

D. Una figuraccia per i principali quotidiani.

R. Anche perché spesso in passato avevano criticato l’ingerenza della Chiesa nella politica italiana.

D. Il partito di Grillo continuerà a rimanere per molto tempo una realtà politica in Italia?

R. Il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire ha già rotto il conformismo dei principali mezzi di comunicazione, chiedendo di lasciare lavorare la giunta Raggi e criticando «il coro, unanime, degli altri partiti e dei mass media, lesti a “sparare” sulle inadeguatezze del Movimento e dei suoi rappresentanti, prefigurandone un rapido tramonto».

D. Il M5s sta davvero perdendo colpi?

R. Le speranze di provocare la crisi del partito con la campagna su Roma sono state per ora deluse. Il Movimento ha perso solo qualche punto percentuale nei sondaggi, ma mantiene ampi consensi elettorali, che in alcune indagini superano quelli del Pd.

D. Cosa accadrà ora?

R. L’impegno nella campagna mediatica non verrà meno: Renzi ha invitato i suoi sostenitori a continuarla almeno fino al referendum costituzionale.

D. Un aspetto interessante è la differenza tra la sindaca di Roma e quella di Torino, l'altra grillina Chiara Appendino.

R. Esistono differenze rilevanti. I problemi della città di Torino sono molto meno gravi di quelli della Capitale, e non c’è stata per ora una martellante campagna contro la nuova Giunta.

D. E rispetto agli altri partiti?

R. La Raggi non ha rifiutato collaborazioni con il Pd, come dimostrano gli incontri e gli accordi con la Giunta regionale di Nicola Zingaretti per affrontare i problemi dei rifiuti.

D. La Appendino dialoga molto con il Pd e non ha problemi al suo interno, mentre la Raggi si ritrova una guerra fra bande.

R. Lascerei ai media più faziosi l’espressione «guerra fra bande». Divergenze e contrasti interni esistono in tutti i movimenti, che restavano uniti per i valori e gli obiettivi generali. Ma è evidente che il M5s per assumere responsabilità di governo (locale o nazionale) deve trasformare le pratiche e le forme organizzative.

D. Cos'è che non funziona?

R. Non appare sufficiente il cosiddetto “direttorio”, impegnato in lunghissime discussioni sui problemi della Giunta Raggi. Per superare i problemi attuali e futuri il M5s ha la necessità di dare vita a strutture organizzative collettive più efficienti ed efficaci per decidere rapidamente, superando possibili divergenze.

D. E Grillo?

R. Non è più sufficiente il suo ruolo di garante dell’unità del Movimento e della sua coerenza con gli obiettivi e i valori delle origini.

D. Ci sono due anime nel M5s: quella più di governo con Luigi Di Maio e quella movimentista, nello stile di Alessandro Di Battista.

R. L’accesso a responsabilità di governo fa ovviamente emergere tensioni fra i settori più pragmatici dei movimenti e quelli più movimentisti: così era stato, per esempio, nel caso dei Verdi tedeschi quando erano entrati per la prima volte nel Bundestag.

D. I grillini di quale corrente hanno più bisogno per sopravvivere?

R. Credo che il M5s manterrà un certo equilibrio fra le due anime. Una formazione politica che non si vuole solo adattare, ma propone radicali trasformazioni della politica tradizionale dovrà sempre presentarsi al tempo stesso come forza “di lotta” e come forza di “governo”.

D. Qual è l'obiettivo finale?

R. Il M5s vuole dimostrare le possibilità di un nuovo tipo di politica, che cerca di attivare i semplici cittadini per gestire le politiche pubbliche.

Twitter @ARoldering

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata