Il quesito nel tunnel degli opposti pareri. Il Tar boccia Grillo

Ma si continuerà a puntare sull'intera riscrittura costituzionale, aggiungendovi sempre una fortissima dose di assalto diretto al presidente del Consiglio

 di Marco Bertoncini Italia oggi 21.10.2016

Dopo la sofferta sentenza del Tar sul quesito referendario, se nel cartello del no si mangiano le mani e nel fronte del sì esultano, si mantengono però vive le speranze e, per converso, accesi i timori. Altri giudici dovranno pronunciarsi: Tar, tribunale ordinario, Consiglio di stato. L'inusitato prolungamento della camera di consiglio nel tribunale amministrativo riflette divergenze che potrebbero tradursi in un'opposta decisione assumibile in altra sede. Non sarebbe la prima volta, anche in delicate questioni elettorali.

Il difetto di giurisdizione potrebbe essere negato da un altro organo, che si esprimerebbe sul merito, a quel punto accogliendo oppure respingendo il ricorso. Che la materia non sia, sul piano giuridico, pacifica, lo confermano le opposte tesi circolanti e, per certi versi, l'autorevolezza di chi le pronuncia. Aggiungiamo l'ovvia considerazione che gli aspetti politici, di fatto largamente prevalenti, possono condizionare i giudizi.

È infatti a tutti palese come, quale che sia la copertura giuridica offerta, la sostanza dei ricorsi risponda a esclusivi fini politici, essenzialmente di disturbo al sì. Per ora, l'unico effetto è di aver sollevato un indiscutibile polverone, largamente superiore alla sostanza vera del problema, e quindi di aver fatto direttamente o indirettamente propaganda a favore del no.

L'appello del Pd a dibattere il referendum nel merito, dopo la pronuncia del Tar, non troverà ovviamente accoglienza. O meglio: dal no continueranno ad arrivare contestazioni alla riforma, sia nelle sue parti sia nella sua estensione. Anzi, si continuerà a puntare sull'intera riscrittura costituzionale, aggiungendovi sempre una fortissima dose di assalto diretto al presidente del Consiglio.

Categoria Italia

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