Renzi: governo tecnico? Senza il Pd

La Consulta boccia l'attuazione della riforma Madia della Pa

Vincino Il Foglio

 di Giampiero Di Santo ed Emilio Gioventù  Italia Oggi 26.11.2016

Il governo tecnico e la trattativa sulle nuove riforme che si renderanno necessari se il 5 dicembre vincerà il No alla riforma costituzionale? Li facessero pure Silvio Berlusconi, Beppe Grillo, Massimo D'Alema e Pier Luigi Bersani.Matteo Renzi, segretario del Pd e presidente del consiglio, toglie dalla scena politica italiana l'ipotesi di una nuova stagione delle larghe intese a trazione Pd.

Anzi, il premier coglie al volo l'occasione offerta dalla dichiarata incostituzionalità parziale, da parte della Consulta, dei meccanismi di attuazione della riforma della pubblica amministrazione firmata dal ministro Marianna Madia, per sottolineare come l'Italia sia prigioniera di una «burocrazia soffocante» che soltanto con la legge Boschi potrà essere debellata. Nel corso di un tour in Veneto, dove è stato per sostenere le iniziative in favore del Sì al referendum costituzionale, Renzi ha spiegato che con il No ci sarà di sicuro un governo tecnico come vorrebbero i poteri forti incarnati per molti dal settimanale The Economist, e che tra i protagonisti della nuova stagione delle larghe intese non ci saranno Renzi e il Pd. «Un giornale inglese autorevole dice di sentirsi più tranquillo con un governo tecnico», ha osservato il premier. «Se qualcuno pensa di stare più tranquillo con un governo tecnico in un sistema che si chiama palude allora voti pure No, ma qui non sono più in ballo io ma è in ballo il paese. Al principio di questa campagna ho fatto alcuni errori, ma chi ha desiderio profondo di vedere l'Italia ripartire non butti via la chance di rimettere l'Italia in condizione di riniziare il futuro. Basta un Sì si cambia davvero». Certo è che la coincidenza tra l'arrivo in Veneto del premier per parlare di referendum e la bocciatura da parte della Consulta, di alcune parti della legge Madia, o meglio, dei decreti legislativi di attuazione emanati senza l'intesa con la conferenza delle Regioni è stata quasi sconcertante. Prima di tutto perché la notizia era stata preceduta da un'altra importante novità, quella della convocazione per il prossimo 30 novembre da parte del ministro della Pubblica amministrazione, del tavolo di trattativa con i sindacati per il rinnovo dei contratti e gli 85 euro di aumento. Ma anche perché era stato proprio il Veneto a presentare ricorso contro la legge Madia. Ma tant'è, al di là delle coincidenze bisogna registrare la reazione quasi esultante del capogruppo di Fi alla camera, Renato Brunetta, che da ex ministro dell'Innovazione e della Pubblica amministrazione deve avere ricordato i tempi dei suoi emoticon e delle sue crociate verbali contro «i fannulloni».

Brunetta all'attacco: Riforma Madia fallita, fallito Renzi

«La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimità di parti consistenti della riforma Madia», ha twittato Brunetta con evidente sodisfazione. «Riforma fallita, fallito Matteo Renzi». Il numero uno dei deputati azzurri si è poi esibito in una sorta di numero vendoliano, perché ha parlato, come faceva il già presidente della regione Puglia Nichi Vendola, di «narrazione» «È stato ritenuto costituzionalmente illegittimo il disposto della riforma Madia che prevedeva un semplice parere delle regioni, da rendere entro un tempo molto breve, e tranquillamente superabile in via unilaterale dal governo», ha spiegato Brunetta. «La sentenza ha affermato, in altre parole, che il governo non può diventare sordo ai suggerimenti delle regioni e che non può sottrarsi alle procedure concertative, che sono necessarie per garantire non solo il pieno rispetto del riparto costituzionale delle competenze, ma anche il successo delle riforme. La volontà centralizzatrice intorno alla quale, senza nessuna ragione adeguata, il governo aveva impostato tutta riforma Madia esce quindi distrutta. Crolla tutta la narrazione riformatrice di Renzi e compagni: dilettanti allo sbaraglio».

Violenza sulle donne, Papa Francesco: Dio le vuole libere. Mattarella, ferita alla società

«Quante donne sopraffatte dal peso della vita e dal dramma della violenza! Il Signore le vuole libere e in piena dignità», ha scritto Papa Francesco in un tweet, lanciato nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Sul tema si è espresso anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha dichiarato: «La violenza sulle donne è una ferita inaccettabile per l'intera società, una piaga ancora aperta, in Italia e nel mondo. Aver subito violenza è un dato purtroppo iscritto nella storia di molte, troppe, donne. A sommarsi sono violenze collettive e individuali, generate da guerre e conflitti, dal prevalere di stereotipi aggressivi. Particolarmente grave è la violenza spesso originata tra le mura domestiche, nei contesti familiari, nell'ambito delle relazioni sentimentali. A questi abusi non possiamo rassegnarci, perché ne va della dignità umana». Il capo dello Stato auspica il rafforzamento dell'»opera di educazione al rispetto e alla libertà di ciascuna persona. A partire dai giovani, deve essere respinto con fermezza ogni messaggio che abbia come finalità, espressa o latente, quello di limitare la autonomia altrui, autorizzando comportamenti violenti e prevaricanti. La violenza di genere è lo specchio di una degenerazione dei rapporti interpersonali, dell'abbandono dei valori fondativi della nostra civiltà, che si basa sulla pari dignità di tutti, cittadine e cittadini. Ogni sforzo o azione volto a contrastare la violenza contro le donne deve essere quindi sostenuto fermamente, così come le iniziative rivolte all'assistenza alle vittime o a chi, come spesso accade per i figli delle donne che subiscono violenza, si trova ad assistervi e a subirne le conseguenze». La presidente della camera, Laura Boldrini, ha pubblicato integralmente sul proprio profili Facebook, a cominciare dal nome dell'autore, alcuni dei molti violenti e insultanti messaggi che le sono stati indirizzati attraverso il social network. «Ho deciso di farlo anche a nome di quante vivono la stessa realtà ma non si sentono di renderla pubblica e la subiscono in silenzio», ha spiegato, «e ho deciso di farlo perché chi si esprime in modo così squallido e sconcio deve essere noto e deve assumersene la responsabilità». Mentre il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha sottolineato che «che i reati legati alla violenza di genere, nell'ultimo anno, sono calati: dal 15 novembre 2015 al 15 novembre 2016, infatti, sono diminuiti le lesioni (-11%), le percosse (-19%), le minacce (-16%), le violenze sessual (-13%), i maltrattamenti in famiglia (-6%) e lo stalking - atti persecutori (-11%)».

Mattarella in visita alle zone terremotate: «Ricostruiremo tutto»

Il presidente della republbica, ieri, è stato in visita nelle zone terremotate del Centro Italia, in particolare a Ussita, e a Norcia, dove ha visitato l'istituto omnicomprensivo «A.De Gasperi-R.Battaglia» «Potete stare tranquilli, le istituzioni sono e saranno vicine a tutte le persone dei comuni colpiti dal terremoto», ha sottolineato il capo dello Stato. «L'obiettivo della ricostruzione, che forse richiederà qualche tempo e impegno, è un obiettivo che sarà conseguito. Questo perché la sicurezza del vostro futuro è garantita dal fatto che la scuola abbia ripreso, la cultura è l'ingrediente che consente ogni buona prospettiva del futuro ed è la garanzia migliore per questo». Il capo dello Stato è stato prima a Ussita, nella «zona rossa» e ha visitato uno stabilimento, poi si è recato a Preci in un altro stabilimento, dove ha incontrato la popolazione della cittadina umbra. A causa del maltempo è stato impossibile fare tappa ad Amatrice, dove però Mattarella si riserva di andare nelle prossime settimane. «Questa zona è il centro geografico dell'Italia ma anche il centro affettivo dell'Italia», ha osservato Mattarella. «Perché in tutto il nostro paese c'è un sentimento convinto e profondo di sostegno e solidarietà per i comuni colpiti dal terremoto».

Il maltempo fa ancora paura nel Nord e in Calabria. Renzi: il pericolo non è cessato

L'ondata di maltempo che ha colpito il Nord-ovest non accenna a placarsi e desta preoccupazione la piena del Po mentre la situazione si è fatta critica in Calabria e nell'agrigentino. L'Agenzia Interregionale del Po sorveglia la situazione, soprattutto in Piemonte ma anche in Lombardia ed Emilia, nelle province di Piacenza, Reggio Emilia, Parma, Ferrara.Nel Torinese, risulta disperso un 69enne in Val Chisone: «La situazione resta seria», ha ammesso il capo del Dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio. Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha anticipato la firma dello stato d'emergenza in attesa della conta dei danni. «La fase di emergenza non è finita», ha ricordato Renzi che ha incontrato il sindaco di Torino Chiara Appendino e il presidente della Regione, Sergio Chiamparino. «Quando arriverà la richiesta di stato di emergenza, il governo si muoverà immediatamente».

Categoria Italia

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