Contratto metalmeccanici, Landini si inimica la base e la Camusso

La Cgil e gli iscritti della Fiom non comprendono la scelta di accordarsi con Federmeccanica. Troppe concessioni alle imprese. Ma il segretario spedisce una lettera: «Attenetevi alla mia decisione».

FRANCESCO PACIFICO 3.12.2016 Lettera43

Susanna Camusso glissa con molta diplomazia, mentre in tutti gli organismi della Fiom è arrivata una missiva della segretaria nazionale nella quale si impone alla base di non contraddire la linea decisa dall’alto. Firmando il contratto dei metalmeccanici Maurizio Landini non ha preso in contropiede soltanto storici avversari della Cgil come la Confindustria o Maurizio Sacconi e Pietro Ichino. Ha finito per mettere in crisi anche la segreteria Cgil: sia la segreteria nazionale sia la stessa Fiom, che proprio sotto la gestione Landini ha racchiuso l’ultima frontiera dell’oltranzismo operaista.

LA MADRE DI TUTTI I CONTRATTI.Quello dei metalmeccanici è la madre di tutti i contratti. Si rivolge a 1,6 milioni di tute blu; è il modello per le future relazioni industriali; soprattutto, l’ultima versione manda in pensione il vecchio contratto nazionale che si applica senza distinzione a tutti i lavoratori e in tutte le parti d’Italia. L’intesa sottoscritta da Federmeccanica e Fiom, Fim e Uil non prevede di fatto aumenti cash direttamente in busta paga come in passato.

RICORSO AI BENEFIT AZIENDALI. I 92 euro sulle quali le parti si sono messi d’accordo da qui al 2019 devono essere erogati per quasi la metà attraverso benefit aziendali (previdenza complementare, sanità per tutti i familiari, libri di testo per i figli) che permettono anche alle aziende di ridurre la tassazione su questa parte di salario. Il resto verrà concesso ex post, dopo un anno, in base all’inflazione verificatasi 12 mesi prima. Per il 2017 è previsto un aumento del carovita dello 0,5%, tale da far ipotizzare con l’indice Ipca (prezzi al consumo) un recupero di circa 52 euro. Che potrebbero evaporare se l’Italia resterà in deflazione. Se non bastasse, i premi saranno pagati soltanto a livello aziendale.

Landini ha accettato tutto quello che in passato, per altri contratti, aveva bollato come un tradimento per i lavoratori

SERGIO BELLAVITA, EX SEGRETARIO NAZIONALE FIOM

Sergio Bellavita, ex segretario nazionale Fiom messo alla porta da Landini e ora in Usb, dice che «Landini ha accetto tutto quello che in passato, per altri contratti, aveva bollato come un tradimento per i lavoratori. Anche perché è il primo caso che io ricordi dove non vengono inserite nell’accordo finale le tabelle con gli aumenti. Soprattutto viene ribaltata ogni dinamica salariale, legata ormai al secondo livello, proprio il punto che aveva spinto Landini a non firmare le ultime intese di categoria. Senza di lui Federmeccanica non avrebbe mai potuto ottenere tanto». Dalla Cgil i toni sono più cauti, ma è forte il dissenso sia sui contenuti sia sulla strategia di Landini. Anche perché la nomina in Confindustria di Vincenzo Boccia, storicamente vicino alla sinistra e sensibile alle richieste sindacali, aveva finito per indebolire l’oltranzismo del presidente delle imprese meccaniche, Fabio Storchi.

LA CGIL PRENDE LE DISTANZE.Susanna Camusso, dopo aver sottolineato a caldo il successo per la firma unitaria, ha ricordato la necessità di rafforzare sia la contrattazione sia un modello salariale che tutelasse indistintamente i lavoratori. E se la neo segretaria generale della Funzione pubblica, Serena Sorrentino, ha dichiarato che bisogna evitare «uno scambio perverso fra diritti e contrattazione», non ha usato giri di parole il nuovo leader degli edili della Fillea, Alessandro Genovesi: «Non sfugge a nessuno», ha detto, «la scelta fatta su meccanismo salariale che è esclusivamente di recupero ex post e differito nel tempo, con aumenti successivi e solo eventuali sui minimi salariali legati meramente all’inflazione, con tanto di assorbimento di altre voci». Per poi concludere: «Per noi il contratto collettivo nazionale di lavoro deve essere anche sul versante salariale un’autorità fondamentale nel tutelare non solo il potere di acquisto ma anche nel riconoscere elementi specifici che variano da settore a settore (andamento di mercato, innovazione organizzativa, esportazioni, profitti e ricavi), con aumenti salariali che aiutino il rafforzamento della stessa domanda interna».

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Al momento nulla sembra fermare la corsa di Landini. Che non a caso ha avuto il privilegio di chiudere la campagna referendaria del ''No'' a Reggio Emilia. Da frontman della battaglia in difesa della Costituzione nella città del Tricolore. E che nella primavera del 2017 - anche se l’interessato nega - dovrebbe scendere in campo per la segreteria generale della Cgil. C’è però chi, a corso d’Italia, profetizza una resa dei conti durante il direttivo che la Cgil ha in programma dopo il referendum del 4 dicembre 2016. Altri, invece, dicono che Landini rischia di più in casa sua. È infatti molto alta la tensione in Fiom.

MARASMA IN FIOM. Il leader delle tute blu, forte della sua maggioranza bulgara, ha ottenuto il primo via all’accordo nel comitato centrale che si è tenuto dopo l’intesa firmata con Fim e Uilm. Ma questo non è bastato al direttivo di Genova per respingere l’accordo. Altri voti simili sono attesi. E mugugnano le grandi fabbriche come la Same di Bergamo, la Fincantieri o l’Elettrolux, dove la Fiom è ancora forte. Tanto che dalla sede centrale è partita una lettera a tutti gli organismi territoriali, intimando che è vietato prendere posizione contraria rispetto a quella decisa dalla segreteria nazionale. Chi lo fa rischia sanzioni se non l’espulsione.

Categoria Italia

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