Beppe Grillo non va attenzionato

Se avesse avuto dalla magistratura il 10% dell'attenzione subita dal Cav, non se ne parlerebbe più. Un sindaco risponde a se stesso ed alla sua maggioranza

 di Domenico Cacopardo ItaliaOggi 28.12.2016

Accade, nelle serate natalizie, nell'attesa di uno degli eventi, per lo più gastronomici, che si pianificano nelle case degli italiani, che si avviino discorsi sui massimi sistemi. Proprio ieri, prima di pranzo, davanti a un bicchiere di vino bianco e qualche tartina, un vecchio amico liberale-liberale (non uno dei finti liberali che, ammantati delle antiche casacche e/o di barbe risorgimentali, tentano ancora di lucrare i benefici dell'ideologia più progressista che l'uomo abbia mai saputo escogitare) se ne uscisse con questa acuta e fulminante osservazione: «Se i magistrati italiani avessero dedicato a Grillo e Casaleggio il 10% dell'attenzione -e dell'accanimento- dedicati a Berlusconi, dei due parvenu della politica italiana non si parlerebbe più da tempo.» Se ci riflettiamo, gli ingredienti ci sarebbero tutti.

Ma ce ne sarebbe uno, molto più grande nella scala degli illeciti, del peggiore tra quelli «asseritamente» compiuti da Berlusconi: si tratta della quotidiana sottrazione, mediante artifici documentali, studiate disinformazioni, invenzioni diffamatorie, e interventi a gamba tesa di Grillo e dei suoi uomini, delle libertà costituzionali, cioè costituzionalmente garantite, degli italiani.

Basterebbe scorrere i giornali degli ultimi sei mesi, per leggere la cronaca quotidiana di interventi illeciti nelle decisioni, per esempio, della sindaca di Roma, cui viene imposto di prendere o licenziare, di volta in volta, un capo di gabinetto, un capo del personale, un assessore, un vicesindaco, un presidente della Nettezza Urbana, un capo dell'azienda dei trasporti e via dicendo. Tutte imposizioni che riguardano poteri specifici e autonomi della sindaca, riconosciutile dalla legge, dal voto della maggioranza dei romani, dal sistema di poteri-doveri che fa capo a chi viene posto al vertice di un comune per effetto del voto popolare.

E pensare che, a rendere la cosa ancora più illecita e paradossale di quanto non sia già, Virginia Raggi, la sindaca de quo -poverina- è stata costretta a firmare un documento con il quale si è impegnata a versare a Grillo (?) al Movimento (?) 150.000 come penale nel caso che il medesimo Grillo o il medesimo Movimento giudichino i suoi atti contrari ai principi e alla prassi che loro stessi volta per volta indicano.

Un obbligo putativo -direbbero i giuristi- nel senso che non ha alcun fondamento legale e che quindi non è escutibile di fronte a nessuna corte italiana o europea. Tuttavia, una grave subornazione dei diritti politici del cittadino onorato dal consenso dell'elettorato e, perciò, spinto nell'empireo dei poteri comunali. C'è poi il sospetto -che la prassi quotidiana della Raggi tenderebbe a confermare- che l'illusorietà dell'impegno (per Grillo&soci) non sia affatto balenata nella mente dell'avvocata Raggi così distratta sul piano del giure da controfirmare un provvedimento con il quale il capo del personale del comune, Raffaele Marra, nominava suo fratello capo di qualche cosa, in barba a tutti i conflitti di interesse (e agli abusi di ufficio, salvo il peggio) che da un atto del genere balzano all'evidenza degli occhi anche meno provveduti.

La macroscopica constatazione del mio amico natalizio, rimane però sul tappeto, pesante e senza giustificazioni. E immagino che nemmeno il presidente Piercamillo Davigo, per anzianità presidente nel Foro, ma altresì capo dell'Anm, possa facilmente trovare argomenti che giustifichino l'inerzia dei suoi associati su un tema così caldo come il furto di diritti civili e politici e la corruzione degli animi dei cittadini, sottoposti a procedimenti sommari di stampo nazi-fascista.

L'anno nuovo, sembra, porterà una pronuncia romana sul terreno della validità proprio della clausola delle 150.000.. E non potrà non stabilirne la nullità cioè l'inesistenza legale, salvo l'eventuale evocazione di un reato specifico nella costrizione di un cittadino orientato a svolgere attività politica alla firma di un patto estorsivo.

Non mancheremo di commentare. Se non altro, qualcuno nella massa inerte e poco pensante dei seguaci del ricco comico genovese qualche dubbio se lo porrà, comprendendo di essere parte di una costruzione fragile e mistificante.

Ps: al «sistema Italia» appartiene la concreta possibilità che un magistrato, nel pieno rispetto della legge, emetta un avviso di garanzia nei confronti dell'agente dell'ordine, di cui -per scelta consapevole- non ripetiamo il nome, che ha ucciso il terrorista Anis Amri. Non stupiamocene. Dobbiamo essere invece stupiti della precedente assoluzione di Amri e della sua rimessa in circolazione.

Categoria Italia

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