La lotta fra le due sinistre ormai è fuori tempo massimo

La visione renziana e quella di minoranza del Pd hanno fallito. E non fanno i conti con il mondo attuale. Quello che serve è riprendere il filone italiano del socialismo e rinnovarlo.

PEPPINO CALDAROLA, LETTERA43 2.1.2017

Le due interviste che la Repubblica ha messo a specchio per commentare le nuove prese di posizione di Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema dicono bene, ma in modo del tutto involontario, perché la sinistra non può ripartire se non cambia profondamente.

TORNA IL TEMA DELLE ALLEANZE?Michele Salvati, interrogato come sostenitore di Matteo Renzi e probabilmente perché ideatore vero del Partito democratico, ritiene che l’ex premier può ripartire solo aggiungendo il tema delle alleanze al suo “spartito”. Salvati non lo direbbe mai, ma gli consiglia di leggere Togliatti.

OPPURE LA SINISTRA È MORTA?Marco Revelli, dal canto suo, considera il Pd un partito non più di sinistra, e secondo pessima tradizione scaglia anatemi contro l’ex amico Giuliano Pisapia. Infine propone come unici modelli esistenti gli spagnoli di Podemos e il greco Alexis Tsipras. Salvati aggiunge che le posizioni di Bersani e D’Alema appartengono alla categoria del “partito idealista” contrapposto al partito di governo. Revelli pensa che la sinistra sia morta.

I modi di ragionare delle sinistre rappresentano bene la chiusura di due cicli che si sono specchiati l’uno nell’altro

Entrambi i modi di ragionare, a mio parere, rappresentano bene la chiusura di due cicli che si sono specchiati l’uno nell’altro. Salvati racconta che la sinistra può sopravvivere se non perde l’occasione del Partito democratico che si avvia a diventare Partito della nazione, in senso alto (togliattiano, appunto). Salvati è fra i più coerenti interpreti e suggeritori di un partito di sinistra che abolisca l’anomalia italiana e configuri una sinistra uguale a quelle anglo-americane.

NON SI FANNO I CONTI COL MONDO. Revelli dichiara persa la battaglia per rifondare la sinistra, dopo aver a lungo pensato di rifondare il comunismo, e si rivolge ai movimenti che poggiano la loro ragion d’essere sul tema della lotta di chi sta in basso contro chi (una minoranza esosa) sta in alto. Nessuno dei due, sempre a mio sommesso parere, fa i conti con il mondo attuale, pur dichiarando il contrario.

IL MODELLO ANGLO-USA HA PERSO. Salvati ignora che la sua sinistra a modello americano ha perso prima con Tony Blair e ora, clamorosamente, con Barack Obama.

Quella sinistra che guarda al centro, riformatrice entro regole prefissate di mantenimento dello status quo, è stata surclassata dalla destra più aggressiva e lo sarà ancora di più. L’unico episodio centrista che può sopravvivere è quello della signora Angela Merkel.

SERVE UN PENSIERO INTERNAZIONALE. Revelli non vuole prendere in considerazione il dato, a lui peraltro assai più congeniale, dell’aumento a dismisura del lavoro salariato nelle sue diverse forme, fino allo schiavismo. Il tema non è chi sta sopra o chi sta sotto, o meglio non è solo quello. Il tema è che il “mondo dei lavori” ora raccoglie miliardi di persone e ci vuole un pensiero a livello internazionale che i ragazzi di Spagna e di Grecia non hanno.

Occorre retrodatare finalmente il socialismo italiano a una data che preceda l’avvento di Craxi

Insisto nel pensare che l’alternativa a quel che ci propongono i due pensatori della sinistra che fu resta quello di riprendere il filone italiano del socialismo e di rinnovarlo. Riprendere il filone italiano significa, per come la penso io, retrodatare finalmente il socialismo italiano a una data che preceda l’avvento di Bettino Craxi. Craxi fu un modernizzatore e uno dei primi che, per salvare il Psi, pose il tema della sua omologazione occidentalista (tranne la vicinanza ai palestinesi e la freddezza verso Israele).

TRASFORMAZIONE SOCIALE AL CENTRO.C’è, invece, un filone socialista nel Psi e anche nel Pci che è più ricco di suggerimenti per il futuro. È il filone che non mette in discussione l’economia capitalista e tanto meno i due baluardi, mercato e Stato, ma pone il tema della trasformazione sociale. Avrebbe detto la buonanima di Berlinguer, introduce «elementi di socialismo», quegli elementi che furono al centro della curiosità di Aldo Moro poco prima di essere rapito e dopo ucciso.

LA NECESSITÀ DI UN MOTORE DI SVILUPPO.Il socialismo così definito diventa motore di un’economia di sviluppo, che si rafforza nella democrazia e la rafforza, che dà allo Stato un ruolo non ancillare e contrasta l’eccesso di potere di chi sta in alto e ha al centro dei suoi interessi le disuguaglianze da superare in uno scenario mondiale in cui intravede milioni di lavoratori destinati ad allearsi senza la prospettiva del comunismo.

Il passato, se non rivisitato alla luce dei cambiamenti mondiali, serve a poco

Quel filone include culture diverse perché “acchiappa” Lombardi, ma anche Lama, Trentin, pur così diversi, e arriva a Di Vittorio, a quello del patto del lavoro, degli scioperi a rovescia e della ripulsa dell’invasione sovietica dell’Ungheria. Dico nomi del passato, da rivisitare, perché il passato è importante. È l’eterno presente il pericolo. Ma il passato, se non rivisitato alla luce dei cambiamenti mondiali, serve a poco.

BASTA CON LA GUERRA CIVILE INTERNA. Questa impostazione evita le scorciatoie di Salvati e Revelli, richiede tempi lunghi, ma non fa perdere ruolo e anima alla sinistra e la sottrae alle vendette della insopportabile guerra civile che la dilania da decenni. Sarebbe anche un bel modo per trattare il centesimo anniversario della rivoluzione del 1917, evento fondamentale della storia mondiale ma foriero di tragiche divisioni, come quelle che separarono e separano tuttora la sinistra italiana.

Categoria Italia

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