C'è in giro una gran voglia di rivoluzione

 prevale la convinzione che per cambiare le cose in Italia siano necessarie le riforme (55%) e solo il 24% degli intervistati imboccherebbe la strada della rivoluzione

 di Marino Longoni ItaliaOggi 4.1.2017

Secondo un sondaggio Swg realizzato a metà dicembre, più della metà delle persone intervistate (52%) appartenenti al ceto medio-basso ritiene che per cambiare le cose in Italia sia necessaria una rivoluzione. Nel ceto medio-alto, invece, prevale la convinzione che per cambiare le cose in Italia siano necessarie le riforme (55%) e solo il 24% degli intervistati imboccherebbe la strada della rivoluzione

È difficile oggi attribuire un valore profetico ai sondaggi, ma questo dato può essere utilizzato come chiave di lettura per spiegare alcuni fatti politici recenti, per capire il senso di quelle correnti sotterranee che, prima o poi, escono allo scoperto, talvolta in modo clamoroso. Il travolgente successo del M5S è uno di questi fatti. I suoi sostenitori non hanno in mente un modello di società, producono analisi politiche infantili, sono zeppi di idee strampalate, eppure potrebbero diventare il primo partito italiano. Grillo è infatti riuscito a incanalare nel suo movimento la rabbia, al delusione, il disgusto di chi non ne può più e non vede l'ora di rovesciare il tavolo della politica. Poi si vedrà: stiamo parlando di un terzo degli elettori italiani.

Un meccanismo analogo è scattato per il referendum costituzionale: dopo decenni in cui le riforme sono state al centro del più impegnato dibattito politico, gli italiani bocciano la madre delle riforme e fanno cadere il premier. Perché? Perché ha prevalso la rabbia contro l'establishment, la casta, il governo: distruggere è stato ritenuto più importante che costruire.

Non è un fenomeno solo italiano. L'avversione al cinismo, all'ipocrisia e alla completa mancanza di scrupoli delle classi politiche dominanti in Europa è la causa della Brexit e del rafforzarsi di diversi movimenti cosiddetti populisti in Austria, in Francia, in Polonia. Anche Trump negli Usa ha fatto leva sul malessere di chi non si riconosce più nell'attuale sistema politico-mediatico ed è alla ricerca di un cambiamento radicale. Ovvio che le classi più agiate preferirebbero riforme che non mettono a rischio il loro status. Ma dopo una crisi lunghissima, il numero degli sconfitti, dei frustrati, degli arrabbiati, evidentemente è in forte crescita in tutto l'occidente e rischia di far tracimare il vaso

Categoria Italia

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