La sceneggiata dei due populisti

Grillo è fuffa ma si capisce che vuole. Salvini è fuffa e non si capisce che vuole

di Redazione  Foglio 21 Gennaio 2017

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E gli italiani – fortunelli – scoprono sempre più di averne ben due, due gran populisti, due agitatori di piazza e venditori di tappeti, come in questi tempi ne spuntano fuori a ogni angolo in Francia e in Belgio, in Olanda e in Austria, e persino negli Stati Uniti. Solo che da noi, che evidentemente amiamo abbondare in ogni cosa – come nella ricchezza del cibo così nella fioritura delle parole e dunque anche nei molteplici prodotti della politica – i frutti del populismo sono anche loro, come il resto, effetti dal nostro fantasioso e bulimico desiderio di moltiplicare ogni cosa. E sono dunque due, una coppia, i populisti d’Italia, anche se non possono andare a braccetto (per la verità uno dei due, quello che veste in felpa, vorrebbe, ma l’altro, quello che ha litigato con il barbiere, gli fa le pernacchie). E così uno sembra avere un suo progetto egemonico, per quanto possa apparire scombiccherato e immerso in un mondo di esagerazioni caricaturali prive d’ogni scala comparativa, mentre l’altro è scombiccherato e basta.

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E insomma se Beppe Grillo, tra pasticci europei e micro-chip, decrescita felice e infelice amministrazione del comune di Roma, viaggia fastosamente su un consenso elevato (chissà per quanto) e dunque può già candidare Luigi Di Maio alla presidenza del Consiglio (ci viene da ridere), Matteo Salvini invece – che lo insegue con i doposci – sembra vivere soddisfatto in una bolla che lo inchioda intorno al 10 per cento, e lo consegna tristemente al rango d’imitatore di Grillo, o forse di costola (slogata) del M5s. E infatti cosa voglia Grillo, all’incirca, si capisce: non si allea con nessuno, manda tutti a vaffa e vuole comandare da solo la sua banda di ragazzotti ignari del congiuntivo e sottoposti alla coercizione di un contratto di dubbia legalità che prevede centocinquanta mila euro di penale per chi disubbidisce al capo. Ma cosa vuole Salvini non lo capisce nessuno. Tralasciando il non secondario dettaglio che ha perso le ultime elezioni nella sua città, Milano, e le ha perse pure a Varese, cioè la Nazareth del leghismo, il segretario della Lega non si allea con Berlusconi, non prova nemmeno a recitare la parte di quello capace di prendere il posto del vecchio Cavaliere (gli manca la cravatta) e in definitiva sembra accontentarsi di vivere in televisione dove lo invitano solo perché somiglia ad Alvaro Vitali. Salvini è il più grande mistero della politica italiana. Ma a che serve?

Categoria Italia

Commenti

lupimor

Salvini un mistero della politica italiana? Forse vi siete distratti: Salvini incarna alla perfezione il modo d’intendere e praticare politica all'italiana. Quella nata e cresciuta all'ombra protettiva della più bella del mondo col concorso entusiasta degli italiani sempre soddisfatti, appagati, felici di prendersi a botte tra loro. Grillo ha le stesse origini e s’è mosso su quelle coordinate. Con una rendita elettorale consolidata del 10/11% non vivi in una bolla, sei blindato. Il sistema te lo garantisce. Se invece, come capita a Grillo, t’avvicini al 31% sei nei guai. Il sistema reagisce e, o ti usa per calcoli suoi, ovviamente senza consegnarti lo scettro del comando, oppure ti combatte e, alla lunga ti distrugge. Berlusconi prima, Renzi poi, almeno per ora, sono stati neutralizzati perché troppo vicini ad avere il potere di poterlo cambiare, il sistema. Semplice. In realtà niente è così terribilmente complesso come il semplice. Infatti ci aggrovigliamo sempre nella complessità.

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Rispondilorenzolodigiani

Redazione scatenata. Grillo e Salvini gran populisti, agitatori di piazza, venditori di tappeti. Avete ragione. Magari lo pensassero anche anche gli elettori italiani che, secondo i sondaggi ( per quel che contano, ma contano) , danno loro piu' del quaranta per cento dei voti

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