UN SANREMONE ANO-ANO - DA RICKYONE MARTIN A TIZIANO FERRO, DA MIKA A MICHELE BRAVI,

E’ IL FESTIVAL PIU’ GAY FRIENDLY DI SEMPRE MA L’OMOSESSUALITA’ NON E’ ESIBITA - SUL PALCO L'IMMAGINE DI UNA SOCIETÀ PIÙ AVANTI DELLA POLITICA E DEI MEDIA - VIDEO

Alberto Mattioli, La Stampa 9 FEB 2017 13:58 Dagospia

Carlo Conti è un incrocio fra Pippo Baudo senza i perbenismi democristiani e Fabio Fazio senza gli snobismi da sinistra chic.

L' ideologia del suo Sanremone, il terzo, era per la verità già chiarissima dal primo, ma mai come quest' anno è così evidente. E soprattutto mai aveva raccolto questi consensi da plebiscito romeno epoca Ceausescu. Intanto, c' è una grande attenzione all' Italia buona, alla meglio gioventù del volontariato e dell' impegno sociale, agli «eroi del quotidiano» di un Paese sventurato che di eroi ha continuamente bisogno. E allora avanti con gli angeli del terremoto, forza con le forze dell' ordine, sotto con i soldati, beninteso in missione di pace, e viva i ragazzini che s' impegnano contro il bullismo.

Ieri è stato ostenso alla Nazione il signor Salvatore Nicotra, lo Stakanov di Catania, 40 anni di lavoro in Comune senza neanche un' assenza per malattia, e 239 giorni di ferie non goduti al momento della pensione (è un figlio d' arte: papà Pietro, 94 anni, ha fatto lo stesso all' Enel. Salute - o senso del dovere - egualmente ferrei). E in Italia, si sa, andare tutti i giorni in ufficio senza timbrare per i colleghi assenteisti o fregare la cancelleria è un gesto eroico.

Siamo sempre lì, in zona De Amicis, storie esemplari possibilmente lacrimogene per fare gli italiani una volta fatta, più o meno bene, l' Italia (più meno che più, per la verità), con commozione incorporata e primo piano sul cane soccorritore, fra tutti i cani visti in questi giorni, in effetti, forse quello che stava meglio sul palco.

Finissimo qui, però, resteremmo nella tradizionale missione educativa della rete ammiraglia. Le novità di quest' anno sono due. La prima è l' abolizione della donna-oggetto. Fateci caso: la tradizonale bonona di contorno è scomparsa dall' Ariston. Non ci sono più le veline, d' accordo.

Ma latitano anche le belle invitate perché belle. La prima scosciatissima vista quest' anno, la giornalista Diletta Leotta, si è appalesata sei minuti dopo la mezzanotte di martedì, e un Sanremo che per tre ore abbondanti va avanti senza primi piani malandrini sullo spacco assassino e la bombastica scollatura è un' assoluta novità. Né, si può rubricare nel vallettame l' arrivo di Sveva Alviti che, benché bellissima, non è il solito portabiti non parlante e se parlante strafalcionante, ma un' attrice venuta a promuovere la fiction Rai prossima ventura, oltretutto su Dalida, quindi dolentissima.

Speculare alla scomparsa della bellona decorativa, c' è il Sanremo più gay-friendly di sempre (e dire che la concorrenza è forte). Già Maria De Filippi è un' icona gay di prima grandezza, la donna, per dire, che ha sdoganato i tronisti omosex. Ma non è l' unica. Pensiamo a quattro dei superospiti più super, Ricky Martin, Mika, Tiziano Ferro e LP, la cantautrice italoamericana lesbica (par condicio anche qui). O a uno dei sedicenti «big» in gara, Michele Bravi, autore di un coming out a mezzo stampa giusto prima di andare all' Ariston.

Però in questo Festivalone, a differenza del precedente, con i nastrini arcobaleno che spuntavano ovunque, l' omosessualità non è esibita. Anzi, non è nemmeno più un' argomento. Se ne possono scandalizzare al massimo le Sentinelle in piedi, che infatti sentinelleranno in piazza nella generale indifferenza.

Per un' opinione pubblica più avanti della politica o dei media, per la quale è del tutto normale che il geometra del terzo piano si innamori del ragioniere del quinto e lo sposi pure, è ovvio che anche a Sanremo ci siano gay: non c' è bisogno di dirlo, figuriamoci di discuterne o, peggio, di indignarsene. Forse anche questo un aspetto del «buonismo» che è poi forse solo la declinazione d' après Conti del vecchio, caro, banale buonsenso.

Categoria Italia

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