1. L’ITALIA E’ DIVENTATO UN PAESE IN CUI SI UCCIDE, E SI MUORE, PER UNA MANCIATA DI SPICCIOLI

NEL 2015 SONO STATE 5337 LE RAPINE A QUESTE ATTIVITÀ COMMERCIALI. UNA MEDIA DI QUATTORDICI AL GIORNO,

Dagospia, 3.4.2017

1 - SGOZZATO PER 20 EURO, PRESO UN MAGHREBINO

Marco Gemelli per “il Giornale”

 È durata poco più di 48 ore, la fuga dell' uomo che giovedì sera ha ucciso a sangue freddo il 38nne pratese Leonardo Lo Cascio nei giardini davanti al tribunale della città laniera, tagliandogli la gola per pochi euro. Nella tarda serata di sabato i carabinieri hanno fermato il presunto killer - un marocchino di vent' anni con numerosi precedenti penali proprio al gate dell' aeroporto Marconi di Bologna, da dove l' uomo stava per imbarcarsi e lasciare l' Italia alla volta del suo Paese natale. Interrogato per tutta la notte, alla fine il nordafricano è stato arrestato con l'accusa di aver ucciso il portiere d'albergo in piazzale Falcone e Borsellino, a Prato.

 Gli uomini dell' Arma, coordinati dal pm Egidio Celano, erano riusciti a risalire a lui dopo una serie di verifiche: poco distante dal luogo del delitto era stato infatti trovato il giubbotto del killer sporco di sangue, e anche una serie di testimonianze oculari indicavano la presenza del marocchino nella zona la sera dell' omicidio. Così è iniziato un lavoro di indagini ed intercettazioni, culminato nell' arresto quando è diventato chiaro che il ventenne era in aeroporto e stava per imbarcarsi per il Marocco.

 L'uomo ha provato a fornire una serie di alibi per la notte di giovedì, ma le sue ricostruzioni sono apparse contraddittorie: in particolare l'uomo avrebbe riferito al pm di non essere mai uscito, quella sera, ma le telecamere di sicurezza lo hanno più volte immortalato. Da qui la decisione di trasformare in arresto il fermo di polizia con l'accusa di omicidio.

L'immigrato vive a Prato con la famiglia da diversi anni, tuttavia è conosciuto nella zona perché conduce una vita da sbandato, restando quasi sempre a dormire in strada. Una delle aree da lui più frequentate per cercare riparo di notte non è molto distante da quella in cui è avvenuto l'omicidio.

L'episodio ha colpito in maniera piuttosto forte la comunità pratese, e mentre ieri qualcuno ha lasciato un mazzo di fiori alla fermata del bus dove Lo Cascio era sceso per andare al lavoro presso un hotel poco distante, in città ancora nessuno si capacita della brutalità con cui è avvenuta l' aggressione, una rapina finita male.

 La vittima sarebbe stata sorpresa dal killer, che lo ha ucciso recidendogli la giugulare prima di rubargli lo zainetto, il cellulare e una ventina di euro: per Lo Cascio solo il tempo di fare qualche passo prima di crollare a terra senza vita.

«Mio figlio ha raccontato la mamma della vittima, sfogandosi coi giornalisti era una persona perbene ed è stato ucciso dallo schifo che c' è in questa città. In quale altro posto al mondo si consuma un omicidio così efferato di fronte a un tribunale? Leonardo è vittima di questa maledetta città, di come è tenuta male dai nostri amministratori, per la delinquenza e i tossici che girano liberi senza che nessuno faccia nulla. L' hanno ucciso come un cane ha concluso la madre e ora voglio giustizia».

2 - OGNI GIORNO IN ITALIA 14 RAPINE A MANO ARMATA BAR E NEGOZI NEL MIRINO

Alessandro Fulloni per il “Corriere della Sera”

Bar e negozi presi d' assalto dalla criminalità. L' ultimo dato Istat disponibile è più che eloquente: nel 2015 sono state 5.337 le rapine a queste attività commerciali. Una media di quattordici al giorno, in pratica una ogni due ore scarse. E soltanto nel 41 per cento dei casi le forze dell' ordine individuano il responsabile. I reati sono comunque in calo, visto che nei dodici mesi precedenti le rapine erano state assai di più: ovvero 6.176. I numeri ufficiali, quelli provenienti da carabinieri, finanza e polizia ed elaborati dall' Istat, sindacati e associazioni di categoria raccontano proprio questo.

Nel 2016 i reati raccolti nel contenitore più vasto dei «crimini predatori» - appunto rapine e furti - secondo le Questure sono quindi in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Opposta la percezione di Confesercenti, grande sindacato dei commercianti dove squadernano il dato (elaborato in un' indagine Swg) che vede più di un negoziante su due - e precisamente il 54 per cento - segnalare furti o rapine nei pubblici esercizi nelle vicinanze della propria attività.

LE CIFRE DELLE QUESTURE

Numeri da elaborare definitivamente (il rapporto annuale viene ultimato dal Viminale a giugno) ma dalle singole questure il trend filtra già netto. Milano, ad esempio: nel 2015 erano state 571 le rapine e 28.829 i furti. Cifre scese nel 2016: rispettivamente 436 e 24.135. Diminuzione anche a Bologna, la provincia in cui si trova Budrio: nei 12 mesi precedenti al maggio 2015 erano state 260 e 46.500 i furti. Tutti reati in calo (all' incirca del 20 per cento) nel bilancio dei 12 mesi successivi: 208 le prime 42.300 i secondi.

L' ex questore di Roma Niccolò D' Angelo prima di lasciare la Capitale, pochi giorni fa, per l' incarico di prefetto a Viterbo ha parlato di «Città Eterna più sicura» con un bilancio che nel 2016 ha visto furti e rapine (queste ultime 729 in tutta la provincia nel 2015) in diminuzione rispetto all' anno precedente del 15,8 e del 10 per cento.

Ridimensionamento record - addirittura del 45 per cento - dei reati in una città del Nord, quella di Brescia, dove pure aveva fatto scalpore - accadde nel dicembre 2013 - l' uccisione di un ladro albanese da parte di un meccanico di 29 anni, Mirko Franzoni, che di notte si era trovato l' uomo in casa e gli aveva sparato, uccidendolo con un colpo di fucile, nel corso di una colluttazione. I dati ufficiali della questura bresciana raccontano di un dimezzamento sostanziale delle rapine: 222 nel 2015 e 121 nel 2016.

GLI ASSALTI A BAR E NEGOZI

Parla di dati in calo anche l' ultimo «rapporto intersettoriale sulla criminalità predatoria» elaborato dall' Ossif, il centro di ricerca dell' Abi (Associazione bancaria italiana) che ha preso in considerazione tutte le rapine compiute nel 2015 in banche, uffici postali, tabaccherie, farmacie, esercizi commerciali, locali, esercizi pubblici, imprese della grande distribuzione e distributori di carburanti.

Qui emerge che le denunce in Italia sono state 34.957, con un calo del 10,9% rispetto al 2014 e del 20,1% rispetto al 2013. Più in dettaglio, stando a un dossier simile dell' Istat che fa riferimento ancora al 2015, le rapine denunciate in tutta la Penisola sono state 3.064 in abitazione, 790 in banca, 321 in uffici postali, 5.337 in esercizi commerciali. E 18.446 quelle per strada: quelle che come bersaglio hanno malcapitati qualunque. Gente che si ritrova con una pistola puntata mentre parcheggia, donne che escono dalle stazioni della metropolitana quando fa buio, giovani che rincasano dopo una serata al pub, coppiette di innamorati seduti sulla panchina di un parco pubblico.

LE CATEGORIE

Le cifre ufficiali, però, lasciano perplesse le associazioni di categoria. «Un conto sono i numeri, altro quello che noi vediamo davvero, che avvertiamo stando davanti al bancone, in mezzo alla gente tutti i giorni prima di abbassare la saracinesca» scuote la testa Lino Stoppani, numero due della Confcommercio e presidente della Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi cui era iscritto Davide Fabbri, il barista cinquantaduenne ucciso sabato sera.

«La realtà è che le nostre attività sono sempre più nel mirino della criminalità - sostiene il rappresentante dei commercianti - e serve un controllo maggiore del territorio per tutelare chi, come era nel caso del povero Fabbri, nei piccoli borghi di provincia svolge un' attività di sentinella del territorio».

3 - «ME LO SONO TROVATO DAVANTI NESSUNA PIETÀ NEI SUOI OCCHI»

Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”

Maria che scende le scale con il cuore che batte veloce per la paura. Maria che afferra una scopa perché «almeno avevo qualcosa per difendermi». Maria che arriva all' ultimo gradino e incrocia l' uomo dei suoi futuri incubi. Quello ha una sciarpa avvolta sul viso, il cappello di una felpa calato in testa ma gli occhi si vedono («Non c' era nessuna pietà in quegli occhi»). E il coraggio arriva all' improvviso davanti a quello sguardo. Lui le punta al collo la pistola e lei gli urla in faccia: «Che fai? Vuoi ammazzare anche me?».

RAPINA AL PORTAVALORI A14 6

Forse è il suo tono, forse la testa alta davanti alla pistola. Qualcosa della sua reazione disinnesca la miccia già accesa della morte e l' uomo scappa via senza dire una parola, senza premere il grilletto. Maria rimane lì in piedi, a tremare e a pregare il cielo che Davide, l' uomo della sua vita, per terra in mezzo al sangue, sia ancora vivo. Non le ci vuole molto a capire che ogni preghiera è vana. Davide non respira più.

Tutto questo sabato sera, soltanto due giorni fa per il mondo intero, una vita fa per lei perché senza più il suo Davide l' esistenza non è la stessa. «Dio dov' era ieri sera, eh? Dov' era mentre lui moriva?», ha chiesto a una delle amiche che ieri mattina è passata ad abbracciarla. Maria, dice chiunque passi da quella casa, sembra invecchiata di colpo di dieci anni. Il maresciallo della stazione dei carabinieri locale ha provato a dirle più volte «vedrà che lo prenderemo, e lei: "Lo so che siete bravi, so che state facendo il possibile ma tanto anche se lo prendete...».

Parole sospese e altre buttate lì contro «il sistema che non va in questo Paese», contro le pene mai certe: «Questa è l' Italia, così vano le cose...». Qualcuno le ha detto della fiaccolata. Lei ha capito che la stessero invitando: «Io non mi muovo. Voglio restare qui dove c' è la mia vita, in questa casa dove c' era lui e dov' è suo padre che ora più di sempre ha bisogno di me».

Assistere gli altri, soprattutto gli anziani, per Maria (campana originaria di Sarno e un tempo infermiera) è una specie di missione e non importa che sia suo suocero o qualcuno dei vecchi che hanno fatto del suo bar una specie di casa. Questo è sempre stato, il bar Gallo: un po' più di un punto di ritrovo - l' unico tra l' altro - in un posto in mezzo al verde scintillante dell' erba. Venivano dalle frazioni vicine per bere un caffè, giocare a carte, fare due chiacchiere. Lei era dietro il banco di giorno, lui di sera. Giornate spese a servire caffè o a i clienti del negozio di famiglia, proprio accanto al bar. Un solo svago, la domenica. Davide era collezionista di orologi e spesso girava per fiere e mercatini, qualche volta lei lo accompagnava.

Una vita che più anonima non si può, fino a sabato sera, fino a quello sparo e alle gambe di Maria che tremano mentre scendeva dalle scale. Ha fatto in tempo a vedere lo sconosciuto che gli ha cambiato la vita mentre si rialzava dopo aver lottato furiosamente con Davide. L' ha affrontato, l' ha visto scappare via, ha fissato la sua sagoma nella memoria. «Non è giusto. Perché ci è capitato tutto questo?», chiedeva ieri a se stessa e agli amici questa donna disperata.

«Perché ammazzare così il mio Davide che era un uomo buono e non ha mai fatto niente di male nella vita?». Ha lavorato e lavorato, Davide Fabbri. Praticamente nient' altro. Da queste parti tutti lo conoscevano soltanto come «il barista». Era il figlio del barista da piccolo, era dietro il banco da grande ed è morto nel bar che è stato il luogo della sua vita. Maria ieri chiedeva a se stessa: «E adesso io cosa faccio?». La risposta: «Per me finisce tutto qui».

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