Proiezione Istat: fra 50 anni 7 milioni di italiani in meno. Il problema sarà l'emigrazione e non l'immigrazione

Secondo il dossier, la popolazione residente attesa per l'Italia è stimata pari, secondo lo scenario mediano, a 58,6 milioni nel 2045 e a 53,7 milioni nel 2065

da Italiaoggi.it 26.4.2017

Fra 50 anni, anzi meno, l'Italia sara' un paese con sempre meno residenti: se ora siamo 60,7 milioni, nel 2045 passeremo a 58,6 mln e a 53,7 mln nel 2065. E' la stima dell'Istat. La perdita rispetto al 2016 sarebbe di 2,1 milioni di residenti nel 2025 e di 7 milioni nel 2065. Tenendo conto della variabilita' associata agli eventi demografici, la stima della popolazione al 2065 oscilla da un minimo di 46,1 milioni a un massimo di 61,5. La probabilita' di un aumento della popolazione al 2065 e' pari al 7%.  Una popolazione in calo di 7 milioni di individui con circa il 70% dei residenti che vivono al Centro-Nord. La fecondità delle donne sarà in leggero rialzo, ma le future nascite non saranno sufficienti a compensare i futuri decessi e così, come già avviene oggi, saranno i migranti a mantenere positivo il saldo naturale della popolazione. Vivremo ancora più a lungo, ma saremo ancora più di oggi un Paese popolato soprattutto da anziani, con un'età media di oltre 50 anni e una quota di ultrasessantacinquenni vicina al 34%. È come l'Istat prevede sarà la popolazione italiana nel 2065, secondo quanto illustrato nel rapporto "Il futuro demografico del Paese - Previsioni regionali della popolazione residente al 2065", pubblicato oggi.

Secondo il dossier, la popolazione residente attesa per l'Italia è stimata pari, secondo lo scenario mediano, a 58,6 milioni nel 2045 e a 53,7 milioni nel 2065. La perdita rispetto al 2016 (60,7 milioni) sarebbe di 2,1 milioni di residenti nel 2025 e di 7 milioni nel 2065. Tenendo conto della variabilità associata agli eventi demografici, la stima della popolazione al 2065 oscilla da un minimo di 46,1 milioni a un massimo di 61,5. La probabilità di un aumento della popolazione al 2065 è pari al 7%.

Nello scenario mediano, mentre nel Mezzogiorno il calo di popolazione si manifesterebbe lungo l'intero periodo, per il Centro-nord, superati i primi trent'anni di previsione con un bilancio demografico positivo, un progressivo declino della popolazione si compierebbe soltanto dal 2045 in avanti. La probabilità empirica che la popolazione del Centro-nord abbia nel 2065 una popolazione più ampia rispetto a oggi è pari al 31%, mentre nel Mezzogiorno è pressochè nulla.

Appare dunque evidente, rileva l'Istat, uno spostamento del peso della popolazione dal Mezzogiorno al Centro-nord del Paese.

Secondo lo scenario mediano, nel 2065 il Centro-nord accoglierebbe il 71% di residenti contro il 66% di oggi; il Mezzogiorno invece arriverebbe ad accoglierne il 29% contro il 34% attuale.

Le future nascite non saranno sufficienti a compensare i futuri decessi. Nello scenario mediano, dopo pochi anni di previsione il saldo naturale raggiunge quota -200mila, per poi passare la soglia -300 e -400mila unità in meno nel medio e lungo termine.

Secondo l'Istat, nei prossimi decenni in Italia la fecondità è prevista in rialzo, da 1,34 a 1,59 figli per donna nel periodo 2016-2065 secondo lo scenario mediano. Tuttavia, l'incertezza aumenta lungo il periodo di previsione. L'intervallo di confidenza proiettato al 2065 è piuttosto alto e oscilla tra 1,25 e 1,93 figli per donna. La sopravvivenza è prevista in aumento. Entro il 2065 la vita media crescerebbe fino a 86,1 anni e fino a 90,2 anni, rispettivamente per uomini e donne (80,1 e 84,6 anni nel 2015). L'incertezza associata assegna limiti di confidenza compresi tra 84,1 e 88,2 anni per gli uomini e tra 87,9 e 92,7 anni per le donne.

Nella stima della popolazione residente attesa per l'Italia un contributo determinante è esercitato dalla previsione delle migrazioni con l'estero. Il saldo migratorio con l'estero è previsto positivo, essendo mediamente superiore alle 150mila unità annue (133mila l'ultimo rilevato nel 2015) seppure contraddistinto da forte incertezza. Non si esclude l'eventualità, ma con bassa probabilità di concretizzarsi, che nel lungo termine esso possa diventare negativo. Il saldo naturale della popolazione trae parziale sollievo dalle migrazioni. Nello scenario mediano l'effetto addizionale del saldo migratorio sulla dinamica di nascite e decessi comporta 2,5 milioni di residenti aggiuntivi nel corso dell'intero periodo previsivo.

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Le migrazioni interregionali favoriranno ancora il Centro-nord, ma seguiranno un'evoluzione di leggero declino man mano che le generazioni di giovani e adulti, le più interessate ai movimenti migratori, tenderanno numericamente a ridursi.

L'età media della popolazione passerà dagli attuali 44,7 a oltre 50 anni del 2065. Considerando che l'intervallo di confidenza finale varia tra 47,8 e 52,7 anni, il processo di invecchiamento della popolazione è da ritenersi certo e intenso. Parte del processo di invecchiamento in divenire è spiegato dal transito delle coorti del baby boom (1961-75) tra la tarda età attiva (40-64 anni) e l'età senile (65 e più). Il picco di invecchiamento colpirà l'Italia nel 2045-50, quando si riscontrerà una quota di ultrasessantacinquenni vicina al 34%.

 Si innalza la vita media degli italiani: se nel 2015, era pari a 90,1 anni per gli uomini e 84,6 anni per le donne nel 2065 crescerebbe fino a 86,1 anni per gli uomini e fino a 90,2 anni per le donne. E' quanto emerge dalle ultime stime Istat. Cionondimeno, la popolazione residente in Italia diminuira' perche' le nascite non riusciranno a compensare i decessi: la prospettiva di un pur parziale recupero della fecondita' (da 1,34 figli per donna nel 2016 a 1,59 entro il 2065) non bastera' a determinare un numero di nati che risulti, anno dopo anno, sufficiente a compensare l'aumentato numero di defunti. Nel breve termine le nascite dovrebbero diminuire fino a 458mila unita' annue entro il 2025 mentre parallelamente i decessi tendono a salire fino a 671mila. Secondo le stime, le nascite si stabilizzano intorno al valore medio annuo di 459mila, con un lieve picco di risalita nel 2035-2039 intorno alle 463mila unita', periodo dopo il quale ridiscenderebbero fino a 449mila entro il 2045. Nello stesso periodo i decessi, sotto la spinta del progressivo invecchiamento della popolazione, continuerebbero a crescere da 671 nel 2025 a 768mila nel 2045. Nel lungo termine, infine, le nascite continuerebbero a scendere per poi assestarsi attorno a una media di 422mila annue nel 2055-2065. Per i decessi, invece, continuerebbe a registrarsi una costante crescita fino a un massimo di 852mila unita' nel 2058. Dopo tale anno, via via che andranno a estinguersi le generazioni del baby boom nazionale, il numero di decessi diminuirebbe fino a 821mila entro il 2065.

La quota di immigrati nel nostro paese si matterra' "a lungo" poco sotto il livello delle 300 mila unita' annue, per poi gradulamente scendere fino al livello delle 270 mila unita' annue entro il 2065. Lo prevede l'Istat. In questo modo, nell'intervallo complessivo fino al 2065 immigreranno complessivamente in Italia 14,4 milioni di individui. Per quanto riguarda gli emigrati dall'Italia, dopo una prima fase di lieve diminuzione, da 157 a 132mila tra il 2016 e il 2035, il numero di coloro che andranno all'estero presentano a loro volta un'evoluzione stabile nel medio e lungo termine, intorno a un valore medio di 130mila unita' annue dal 2035 in avanti. In totale sarebbero 6,7 milioni gli emigrati dall'Italia nell'intero arco di proiezione. L'Istat avverte della "profonda incertezza" riguardo questo tipo di previsioni ma e' in grado di affermare che La quota di immigrati dall'estero, ad esempio, avrebbe gia' entro il 2025 un intervallo di confidenza di ampiezza pari a 144mila unita' con limiti inferiore e superiore rispettivamente pari a 227 e 371 mila unita'. Nel medesimo anno si prevede, invece, che il valore atteso delle emigrazioni per l'estero possa ricadere in un intervallo compreso tra 97 e 186mila unita'. Continuando di tale passo, si ha una previsione di immigrati compresa tra 133 e 409mila unita' entro il 2065, e una di emigrati a sua volta compresa tra 36 e 237mila. La cautela nei confronti di valutazioni cosi' a lungo termine, come quelle rappresentate per il 2065, e' d'obbligo, ma non vi e' dubbio che esse forniscono indicazioni di interesse primario sul piano delle policy oltre che scientifico.

Le dinamiche migratorie sopra illustrate contemplano scenari contrapposti: da un lato un Paese molto attrattivo, con un tasso migratorio netto con l'estero fino al 5,3 per mille annuo (oltre il doppio di quello contemplato nello scenario mediano), dall'altro un Paese che potrebbe radicalmente cambiare la sua natura di accoglienza per tornare a essere, come in passato, un luogo da cui emigrare.

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