Macché Berlusconi. Per i millennials di Renzi l'avversario è il M5s

Il Foglio ha fatto qualche domanda ai 20 giovani che il segretario ha voluto nella Direzione nazionale del Pd. Ecco chi sono e chi si credono di essere

di David Allegranti 11 Maggio 2017 alle 11:24  Il Foglio.it

Roma. “Vorrei iniziare questa esperienza con lo stesso spirito che mi ha guidato nel mio percorso politico: impegno e umiltà. Preferisco dunque non rilasciare ulteriori dichiarazioni per il momento. Grazie e buon lavoro”. Francesco Pedalino, unico siciliano dei 20 giovani scelti da Matteo Renzi fra le tre mozioni congressuali per far parte della direzione nazionale del Pd, ha 26 anni ma già sfoggia un lessico da manuale della politica (curiosità: nel 2016 ha partecipato a una puntata di Ciao Darwin). Quasi tutti – tutti tranne Veronica Felaco, classe 1988, mozione Emiliano – sono sui social e rispondono via Facebook, WhatsApp o email. Il Foglio ha cercato le new entry per far loro qualche domanda: come è cambiata la sinistra?; perché il vero avversario delle prossime elezioni è Grillo e non Berlusconi; questo governo ha senso?

 “La sinistra – risponde Marco Pierini, capogruppo di Democratici Uniti a Sinistra, Pd, al Comune di Montespertoli, sostenitore della mozione Renzi – negli ultimi anni ha cominciato a liberarsi di alcuni dei macigni che la tenevano bloccata e a offrire una prospettiva al paese. L'avvento di Renzi è stato il vero atto di fondazione di un Pd proiettato in avanti e 'contro ogni conservatorismo', non ripiegato su se stesso ma ambizioso e capace di cogliere le opportunità del nuovo secolo e della globalizzazione. Esempi come quello del Partito Socialista francese o dei Laburisti inglesi con Corbyn ci dicono, tra le altre cose, che una sinistra che cerca di resistere ai mutamenti della storia non riesce ad essere credibile come forza di governo”. Il M5s è il vero avversario del Pd, dice Pierini, perché “lucra sulle difficoltà e le insoddisfazioni delle persone scommettendo sul fallimento della nostra vita pubblica, senza avere una classe dirigente da offrire. Il loro è un populismo minaccioso perché spaccia incompetenza e fine della democrazia rappresentativa per soluzioni. L'alternativa a questo stato di  cose non è demolire tutto. Per queste ragioni come Pd non possiamo che essere diametralmente in opposizione ai metodi e ai contenuti del Movimento 5 Stelle. Questo naturalmente non vuol dire inseguirli, ma anzi offrire qualità e credibilità, una classe dirigente, una prospettiva”. Secondo Pierini, il governo Gentiloni ha “senso e il Pd può dare un contributo importante all'azione di governo”.

Articolo completo su Il Foglio del 11.5.2017

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