Rifiuti, vaccini, pistole: inizia la campagna elettorale e all’economia nessuno pensa più

L’Italia sarà il Paese che crescerà di meno nel 2017 e pure nel 2018. Eppure la crisi della nostra economia è sparita dall’agenda politica. Meglio ramazzare le strade o scontrarsi su emergenze mediatiche come vaccini e sicurezza. Il problema è quando ci ricorderemmo di non essere la Svizzera

di Flavia Perina, da linkiesta.it del 15.5.2017

Benvenuti nella campagna elettorale “light”, la campagna elettorale leggera dove stufi di domande difficili – il lavoro, l'economia, le tasse, i costi della sanità, la burocrazia – si discute di cose facili: i vaccini, la naja, e ovviamente la kasta, i soldi dei deputati in pensione, chi pulisce e chi sporca le città, il papà di Maria Elena, Maria Elena stessa (è buona? È cattiva? Ha imbrogliato o no?), persino l'allattamento degli agnellini e il contest sull'abbacchio pasquale. La campagna elettorale light è già cominciata e nei prossimi dieci mesi mesi (salvo crisi di governo) sarà il pane quotidiano del dibattito politico. Quindi meglio cominciare a capirla e a trovarne le coordinate, molto diverse rispetto a ogni precedente.

La prima regola è: vade retro economia. Il debutto di Matteo Renzi era stato segnato dall'esatto contrario. C'era una grandissima attenzione ai temi del “Paese bloccato”, dalla quale scaturì una raffica di provvedimenti: il Job's Act, la riforma della scuola, della pubblica amministrazione, l'abolizione dell'Imu sulla prima casa, il canone Rai in bolletta e molto altro. Era l'esito, l'onda lunga, della fase precedente, dell'era di Mario Monti e dei suoi professori che aveva messo impietosamente a fuoco il nostro disastro di sistema, e portato le dinamiche economiche al centro di tutte le attenzioni del Palazzo. Quelli era l'agenda. E non c'era spazio per niente altro. Lo stesso mito fondativo della rottamazione nasce dall'invettiva contro i responsabili della crisi, la «generazione del cattivo esempio» nel racconto renziano. E da lì viene il cavallo di battaglia grillino, il reddito di cittadinanza sul quale per due anni il M5S ha battuto come principale tema di propaganda e di proselitismo.

Promettere o invocare giri di vite, esprimere biasimo, appellarsi alla fermezza, non tocca interessi, non allerta categorie, non presenta rischi collaterali. E sui vaccini, posto che il 93 per cento delle famiglie vaccina i figli, tutt'al più si scontenteranno pochi matti, e chissenefrega. Voi mettere con le liberalizzazioni? I taxi? Alitalia? Vuoi mettere con le banche, i voucher, il costo dei ticket sanitari?

Nella campagna elettorale light di economia non si parla più. Un vento di leggerezza si è portato via i dati del Pil, della disoccupazione, delle diseguaglianze con tutti i relativi affanni. La politica si è è stufata, ha girato l'interruttore e se ne è andata a ballare su piste più facili. La sicurezza e i vaccini sono emersi già da qualche settimana come argomenti-clou, terreno elettivo di scontro del nuovo bipolarismo Pd-M5S, con polemiche furenti (basti pensare al putiferio suscitato dalla frase di Deborah Serracchiani su immigrazione e stupro) ma scarsi rischi di farsi male. Promettere o invocare giri di vite, esprimere biasimo, appellarsi alla fermezza, non tocca interessi, non allerta categorie, non presenta rischi collaterali. E sui vaccini, posto che il 93 per cento delle famiglie vaccina i figli, tutt'al più si scontenteranno pochi matti, e chissenefrega. Voi mettere con le liberalizzazioni? I taxi? Alitalia? Vuoi mettere con le banche, i voucher, il costo dei ticket sanitari?

L'opposizione Cinque Stelle e il centrodestra (peraltro piuttosto spiazzato e silente) partecipano con somma allegria all'operazione. I grillini danno il meglio di loro quando il dibattito esce dal campo del reale e si fa “ideologico”: duellare, come è successo ieri, sulle categorie quintessenziali dell'emergenza rifiuti romana («Colpa vostra» - «No tua») corrisponde in pieno alla loro natura segreta di liceali in vacanza e alla loro predisposizione per le zuffe sui social. Forza Italia e Lega sull'economia si trovano a disagio – è su quel terreno che furono “commissariati” da Monti – e non gli sembra vero farsi un giro altrove, dove le doti di inventiva e di comunicazione di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini possono scintillare: ruspe, doppia moneta, dentista gratis, indipendenza lombarda, no-kebab, agnellini, tutte cose impossibili e però bellissime e seducenti per gli elettorati.

In questa sit-com di successo, la campagna elettorale italiana non sembra quella del Paese che cresce meno in Europa nel 2017 e che crescerà meno di tutti nel 2018, ma quella della Svizzera, della Danimarca, della Finlandia, dei Paesi – insomma – dove poiché tutto funziona e i piatti forti sono cotti a puntino, ci si ritrova a discutere sui contorni e sul dessert. E magari va anche bene così, al Paese serviva questa ventata di contese sul niente, questo giro di wrestling così animoso, così spettacolare, così irrilevante, un po' di show dopo tanta cupezza, e quindi si eviterà di fare le Cassandre anche se il dubbio resta: ma poi? Che succederà quando dovremo ricordarci di non essere la Svizzera?

Italia

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata