Un Orlando furioso. Parla il ministro della Giustizia

“Sì: abbiamo un serio problema di classe dirigente. E i populismi non si combattono avvicinandosi al Cav”.

di David Allegranti 26 Maggio 2017 alle 06:00  da ilfoglio.it

Roma. “C’è molto entusiasmo per la vicenda Macron, che indubbiamente costituisce un fatto positivo per aver fermato il lepenismo. Però è un modello che suggerisce l’union sacrée dell’establishment contro i populismi”. Andrea Orlando, ministro della Giustizia, dice al Foglio che lo schema “francese” non è replicabile in Italia, per ragioni istituzionali ma anche culturali, e offre a Matteo Renzi alcune soluzioni per superare i populismi senza ricorrere a nuovi patti del Nazareno. “La grande coalizione in Germania a guida Merkel può assomigliare a qualcosa del genere. Bisognerebbe evitare di non vedere anche l’altra faccia della medaglia. Questo metodo, che ha funzionato in Francia perché c’è il doppio turno, alla fine non affronta nessuno dei temi che genera il populismo e si limita a costruire una specie di tappo ma non a svuotare i bacini nei quali pesca il populismo. C’è chi pensa che il populismo si possa battere mettendo insieme le forze sedicenti responsabili di centrodestra e centrosinistra”. Però, dice il Guardasigilli, “se non inglobi e costituzionalizzi una parte delle domande che alimentano il populismo, il rischio è che queste siano toppe provvisorie. E non è detto neanche che siano maggioritarie. Se oggi l’idea è di fermare il populismo in Italia con un’alleanza con Berlusconi – un Berlusconi invecchiato, merkelizzato – è possibile invece che questo, da un lato, alimenti un rafforzamento del populismo e, dall’altro, determini una rottura irreversibile con pezzi di società che la sinistra dovrebbe naturalmente rappresentare. A me ha colpito il fatto che la Le Pen è stata applaudita nelle fabbriche e Macron fischiato. Il tema non è sociologico, il tema è come si stabilizza il sistema allargando la sua base sociale”.

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