Sono cento anni che, di scissione in scissione, insegue inutilmente il mito del soggetto unitario

La sinistra non impara mai nulla. Oggi essa è scissa in almeno una trentina di formazioni

 di Giuseppe Turani  9.8.2017 da www.italiaoggi.it

È vero che non ci sono più i corsi di politica alle Frattocchie e nessuno va più a studiare all'università Lumumba sulle colline di Mosca, però i leader della sinistra italiana non imparano mai niente. Eppure discutono tutto il giorno, vanno ai dibattiti, si confrontano fra di loro, scrivono documenti. Qualcosa dovrebbero aver imparato, se non altro per sentito dire. Invece niente. Asini da mandare dietro la lavagna: continuano a scindersi e a discutere di cose senza senso.

Roberto Speranza, di cui si ignorano le imprese, persino nel gioco della briscola, ma che sarebbe il leader di Mdp (scisso dal Pd) rimprovera Giuliano Pisapia perché ha salutato troppo calorosamente Maria Elena Boschi, esponente del Pd, quasi fosse lui la moglie di Pisapia e non Cinzia Sasso (che invece non ha protestato).

Sempre dagli amici di Speranza, che si è scisso dal Pd insieme a Pier Luigi Bersani, Massimo D'Alema e altri, arriva la proposta di fare una sorta di coalizione tutti insieme. Poiché Pisapia ha già detto che non si candida, che non è disposto cioè a guidare la fantomatica coalizione, ecco che allora si propone come leader Laura Boldrini, presidente della Camera inventata da Bersani per tenersi buono Nichi Vendola.

Una signora che non ha mai preso un solo voto in vita sua e che è tra le personalità più detestate della scena politica. Ci si domanda dove viva questa gente.

Ma, soprattutto, ci si chiede come abbiano fatto a non capire che le scissioni non servono a niente. Sono quasi cento anni, un secolo, dalla scissione di Livorno del 1921, che la sinistra continua a dividersi in partiti e partitini. Ogni volta la motivazione è quasi da ricovero psichiatrico: ci dividiamo per costruire un soggetto unitario della sinistra. Sono cento anni che questa storia va avanti, mica due mesi. Il soggetto unitario non si è mai visto. Anzi, oggi la sinistra è suddivisa in almeno una trentina di formazioni, dove si può trovare l'intero catalogo delle varie correnti culturali e ideologiche che hanno agitato la sinistra in questo secolo. È tutta roba che non serve a niente e che non conta niente.

Rifondazione comunista, ad esempio, è guidata da Paolo Ferrero (una specie di monaco valdese-marxista), che però non è riuscito a entrare in parlamento e nemmeno a farsi eleggere sindaco del minuscolo paesino di Angrogna.

Marco Rizzo, per dirne un altro, ha fondato il partito comunisti-sinistra popolare: sono tre, ma si battono contro l'imperialismo americano e delle multinazionali, a colpi di manifesti e di noiosissimi documenti che nessuno legge. Come ho già scritto, è tutta roba che vive nei tinelli di casa dei promotori, con mogli pazienti che colano spaghetti per i congiurati. Gli Mdp (Bersani, Speranza, D'Alema) sono gli ultimi arrivati nel mondo fatato delle scissioni. Sono legati a filo doppio alla Cgil e vorrebbero rimettere in piedi un'Italia che non esiste più: grandi fabbriche, articolo 18, imponenti cortei di tute blu per le città.

Anche loro, naturalmente, vogliono costruire il soggetto unitario della sinistra. Anche loro meritano uno zero in storia e in condotta. Invece di pensare a cose nuove, la loro ossessione è come cacciare via Matteo Renzi. Proposito rivoluzionario, come si può immaginare.

Ma non c'è niente da fare. La sinistra sono cento anni che si divide e non ha alcuna intenzione di smettere, almeno in Italia. In Francia è già di fatto scomparsa. Qui ci sta provando. Con buone probabilità di riuscirci.

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