Bersani teme che Renzi faccia ciò che fece lui

riducendogli lo spazio che potrebbe procacciarsi nei gruppi parlamentari della prossima legislatura,

 di Marco Bertoncini 18.8.2017 da www.italiaoggi.it

Sconfitte agli ultimi due congressi, le minoranze interne del Pd proseguono come nulla fosse: dàgli addosso al vincitore. Gli obiettivi prossimi, pregiudiziali alle politiche di primavera, sono essenzialmente due: riformare la legge elettorale, assegnando il premio di maggioranza alla coalizione e cancellando i capilista bloccati; evitare che Matteo Renzi, qualora questi ultimi permangano, faccia strage di eletti estranei alla propria maggioranza.

Scopi politici si assommano a esigenze personali. Si punta a mettere Renzi nell'impossibilità di proseguire lungo la strada finora percorsa, in altri termini si vuole costringerlo a fare qualcosa di sinistra (a dirlo non c'è bisogno, perché lui stesso provvede ricorrentemente). Al tempo stesso, riducendogli lo spazio che potrebbe procacciarsi nei gruppi parlamentari della prossima legislatura, s'intende evitare che il segretario compia un'operazione simile a quella condotta dal suo predecessore Pier Luigi Bersani nelle ultime politiche, quando lo spazio lasciato ai renziani fu oltre modo limitato, come ha riconosciuto, a mezza bocca, lo stesso Andrea Orlando intervistato da La Verità. Il 10% che si sussurra Renzi attribuirebbe alle minoranze terrorizza decine di attuali eletti.

Va chiarito che in quel 10% il segretario potrebbe ricomprendere i seguaci di Dario Franceschini, vale a dire il gruppo più consistente fra quelli che sostengono Renzi. In effetti, la manovra delle minoranze ambisce ad attrarre nel proprio ambito il ministro dei Beni culturali: anzi, a giudizio di molti osservatori a largo del Nazareno danno già perso Franceschini. Ma di attribuire il premio alle coalizioni Renzi non ha proprio voglia: conta sulla contrarietà dei grillini.

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