Perché non lo presenta lui il piano industriale?

Mentre si prepara una legge di bilancio disancorata da qualunque visione di lungo periodo, latita il ragionamento sui problemi strutturali dell'economia.

 di Marcello Gualtieri , 26.8.2017 da www.italiaoggi.it

La fine dell'estate ci consegna ad un autunno denso di incertezze e privo di prospettive positive; la legislatura è quasi finita e si concentrano molteplici scadenze cruciali alle quali arriviamo completamente impreparati. In primo luogo siamo impreparati e disinformati sulla introduzione del Fiscal compact nei trattati europei. Il Fiscal compact ci obbliga ad un azzeramento immediato del deficit e ad una riduzione del debito del 3,5% all'anno per i prossimi vent'anni: obiettivi irraggiungibili come dimostrano in maniera insuperabile le serie storiche degli ultimi anni. Non recepire il Fiscal compact nei trattati europei non è la soluzione dei problemi, ma introdurlo ci condurrà inevitabilmente al default o al commissariamento. Non se ne parla affatto, ci si accapiglia invece sui vitalizi dei parlamentari, irritanti, ma anche insignificanti.

Mentre si prepara una legge di bilancio disancorata da qualunque visione di lungo periodo, latita il ragionamento sui problemi strutturali dell'economia. Il premier Gentiloni ripropone l'idea degli incentivi all'assunzione dei giovani, ignorando la lezione dei passati provvedimenti di esoneri contributi: si avvantaggia qualcuno a discapito degli altri per i quali non vale l'esonero; in pratica soldi spesi senza creare occupazione aggiuntiva. Sul fronte delle opposizioni si registra la ridicola proposta della doppia moneta (una per gli scambi interni e una per quelli con l'estero) avanzata da Berlusconi: ma professor Brunetta, lei promuoverebbe uno studente che dice una sciocchezza simile? Chi invece ipotizza come soluzione di uscire dall'euro non spiega come gli italiani pagheranno i loro debiti: uscire dai Trattati non equivale a non esserci mai entrati (come dimostra anche la disastrosa gestione della Brexit); le lancette dell'orologio non possono girare all'indietro.

Ha dunque ragione il ministro Calenda quando dice che l'Italia ha bisogno di un vero e proprio «piano industriale»: cosa fare, con che soldi, in quali tempi e per quali obiettivi. Non sembra difficile da capire, ma nessuno se ne occupa; tuttavia avremmo una domanda: perché non lo presenta lui il piano industriale visto che è il ministro dello Sviluppo Economico?

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