Sono gli elettori che provocano instabilità

È bizzarro che politici e analisti discettino con fervore sulle alleanze postelettorali mentre non c'è ancora uno straccio di alleanza preelettorale

 di Marco Bertoncini 1.11.2017 da www.italiaoggi.it

È bizzarro che politici e analisti discettino con fervore sulle alleanze postelettorali mentre non c'è ancora uno straccio di alleanza preelettorale. Gli unici sicuri sono i grillini: sapendo che andranno soli, polemizzano con le ipotetiche, future maggioranze, stando attenti a delimitare la propria, individuata in un governo formato da pentastellati e tecnici con teorici appoggi esterni.

È previsione comune che dalle urne non uscirà una maggioranza chiara. È poco sensato prendersela con la legge elettorale, quando sono gli elettori a dividersi in tre blocchi mediamente valutati sul 30%. Se l'elettorato non è più bipolare, bensì tripolare, bisogna prenderne atto: gli eletti da tale base dovranno trovare i necessari accordi, come di regola avviene quasi ovunque. Potrà quindi capitare di tutto, compresi governi privi di maggioranza prestabilita (non si dimentichi l'andreottiano esecutivo delle astensioni, 1976).

I vertici di Lega e Fi devono ancora sedersi insieme per discutere dell'alleanza alle urne: eppure fanno giungere segnali di rotture postelettorali. Il Cav non ha certo orrore per le larghe intese, che però non si possono predicare ma solo attuare se costretti dai numeri (fa eccezione Il Foglio, che le propugna anticipatamente). A sua volta Salvini, come ha fatto capire, non avrebbe in uggia dialogare con i 5 stelle. Ciascuno si serve di simili avvisi per indispettire l'alleato autunnale pensando all'alleato primaverile.

Non c'è modo di inibire la formazione di maggioranze che scompongano le alleanze elettorali. È stato così nel 1994, poi nel '98, di nuovo nel 2011, e ancora nel '13. Le camere, nei numeri voluti dagli elettori, si arrabatteranno: polemizzare ora è (almeno) prematuro.

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