Rai non conosce la parola Islam

La verità non è un lusso al quale si può rinunciare

Domenico Cacopardo, 2.11.2017 da www.italiaoggi.it

Il bollettino del terrorismo islamico si arricchisce di un'altra strage: quella di ieri a Manhattan che è costata la vita a otto cittadini inermi che percorrevano la pista ciclabile di Tribeca. Assassino un uzbeco, Sayfullo Paipovm, dotato di green card e, quindi, legittimamente negli Usa. Certo, non c'era bisogno di questa ulteriore dimostrazione per essere pienamente consapevoli di quanto sta accadendo, dalla Cina al Bangladesh, dalla Russia al Pakistan, dalle Filippine all'Europa, dalla Libia agli Stati Uniti. Un fenomeno tragico reso unitario da una sola parola: Islam. Era particolarmente urticante il modo in cui, martedì sera e ieri, i media italiani, soprattutto la Rai, trattavano la tragedia: la parola Islam era bandita a favore di circonlocuzioni tutte volte a istillare nella gente l'idea che l'attentato fosse un evento senza padri né madri, venuto dal nulla e nel nulla prossimo a sparire.

 

Finché non avremo il coraggio e la fermezza necessari per dire ai nostri concittadini la verità, non usciremo da questa gommosa finzione, nella quale tutto e il contrario di tutto è vero, le violenze anche verbali sono solo esuberanze e tutti i gatti sono bigi. I gatti sono bigi di notte e, in modo freudiano, la melmosa informazione di cui disponiamo, si tratti di Bankitalia o di terrorismo, è rappresentativa di una notte scura della Repubblica e della sua politica.

In un'Italia senza ideologie (e senza idee) e senza codici deontologici, nella quale tutti barano a cominciare dai professori per finire, appunto, con i partiti (il candidato 5Stelle Cancelleri non è stato scelto correttamente, a detta del tribunale di Palermo e purtuttavia continua la sua corsa) la verità è un optional di lusso, al quale sembra che si debba rinunciare.

Non è così, naturalmente.

Primo: nella storia, con periodicità impressionante, l'Islam ha aggredito l'Occidente cristiano, in ossequio a un imperativo espansionistico derivante dal suo testo sacro, il Corano. Battaglie scritte nei libri di storia, raccontano come da Carlo Martello (Poitiers 732) a don Giovanni d'Austria (Lepanto 1571) a Eugenio di Savoia (Vienna 1683), alla fine, dopo anni di finte paci, di lucrosi commerci, si sia stati sempre costretti allo show down militare col quale gli aggressori-invasori sono stati ricacciati nei loro territori.

Prima che accada qualcosa del genere ai nostri tempi, nei quali è ipotizzabile l'olocausto nucleare, vista la proliferazione di questo genere di armamenti, l'Occidente deve darsi strumenti idonei a ridimensionare il pericolo attentati rendendo meno insicure le proprie città. Certo, lo sappiamo bene tutti che non tutto l'Islam è radicalizzato e che una parte maggioritaria di islamici lavora e contribuisce pacificamente alle attività sociali ed economiche delle nostre nazioni. Ma sappiamo altresì bene tutti che i terroristi sono i figli delle comunità pacifiche, che per un complesso di ragioni si fanatizzano nelle moschee francesi, italiane, tedesche, inglesi, americane e, pur continuando a vivere formalmente la vita delle persone normali covano disegni stragisti che, più o meno puntualmente realizzano.

L'Italia, con la sua natura di nazione aperta, come Roma nel '43 fu «città aperta», è (come dimostrano le scoperte continue dei servizi di sicurezza) il ramo su cui si posano i terroristi alla macchia o in attesa (sarebbe demenziale che loro stessi tagliassero il ramo su cui si riparano).

Questo non significa che non è necessario difendersi e prevenire, intervenendo anche sui flussi di immigrati, tra i quali si nascondono persone estremizzate e dai quali, nel giro di qualche anno, potranno nascere le nuove fila di terroristi pronti a mettere a ferro e fuoco le nostre città. Lo sa bene Marco Minniti, ministro dell'interno (irresponsabilmente e delittuosamente descritto da Maurizio Crozza come una specie di fascista), che del ridimensionamento dei flussi ha fatto la sua bandiera.

Rimane sul tappeto un ultimo problema non secondario: questa follia dello ius soli, su cui s'è incaponito Matteo Renzi, mostrando ancora una volta mancanza di senso politico e di realismo. Questa non è una battaglia da combattere, ma da rifiutare con una dignitosa ritirata. A parte tutte le considerazioni già fatte su queste colonne, ne basti un'ultima: se saranno cittadini italiani i terroristi islamici o i semplici sospettati non potranno essere espulsi.

Non ci basta per decretare l'archiviazione di questo dannato ius soli?

Domenico Cacopardo www.cacopardo.it

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