Matteo Renzi, nello Statuto del Pd l'arma per frenare Marco Minniti e Paolo Gentiloni:

se vogliono ricandidarsi... “ Non temo la loro comcorrenza”

Franco Bechis  10 Novembre 2017 da www.liberoquotidiano.it

La battuta è sfuggita allo stesso Matteo Renzi ai vecchi amici che gli chiedevano se non temesse la concorrenza alla carica di candidato premier di due membri dell’attuale governo che sembrano ambirvi, Paolo Gentiloni e Marco Minniti. «Non temo la loro concorrenza», ha sorriso con gli amici il leader del Pd, «anche perché tutti e due hanno alle spalle 17 anni da parlamentari, e secondo lo statuto del Pd sarebbero incandidabili...». Lo statuto effettivamente lo dice a chiare lettere all’articolo 21, comma 3: “Non è ricandidabile da parte del Pd per la carica di componente del Parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati”.

Poi però apre una porticina non proprio semplicissima ad eventuali eccezioni: “Eventuali deroghe (...) devono essere deliberate dalla Direzione nazionale con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti, su proposta motivata dell’Assemblea del livello territoriale corrispondente all’organo istituzionale per il quale la deroga viene richiesta”. Le eccezioni devono essere messe in moto dal segretario, padrone assoluto della direzione dopo le ultime primarie. Gentiloni e Minniti solo andando con il cappello in mano da Renzi potrebbero essere ricandidati. Il problema va ben al di là di quella coppia. Perché lo statuto del Pd stabilisce che nemmeno il segretario ha mano libera nel fare quelle eccezioni e che “la deroga può essere concessa, su richiesta esclusiva degli interessati, per un numero di casi non superiore, nella stessa elezione, al 10% degli eletti del Pd nella corrispondente tornata elettorale precedente”.

Nell’attuale parlamento sono 76 gli iscritti ai gruppi Pd con alle spalle 3 legislature o più, e rappresentano il 20% dei parlamentari: la metà di loro matematicamente non potrà godere di questa dispensa. Ma quel gruppo ne ha al suo interno due diversi.

In 32 hanno più di 3 legislature alle spalle e almeno 15 anni da parlamentare. Oltre a Gentiloni e Minniti al momento della candidatura avranno già compiuto 17 anni di palazzo anche altri big come Dario Franceschini, Luigi Zanda, Vannino Chiti, Roberta Pinotti, Nicola Latorre, Roberto Giachetti, Antonello Giacomelli, Ermete Realacci, Marina Sereni, Francesco Monaco, Walter Tocci, Giorgio Tonini, Mauro Maria Marino e Andrea Martella. Altri ancora come Ettore Rosato e Salvatore Piccolo avranno 3 legislature e 15 anni alle spalle, e gente come Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Gianclaudio Bressa, Giuseppe Fioroni, Ugo Sposetti e Giuseppe Lumia ancora più legislature e anni in Parlamento da vantare.

In 44 hanno invece almeno 3 legislature fatte, ma meno di 15 anni alle spalle perché qualcuna si è interrotta presto. Fra loro c’è Mauro Guerra, che di legislature ne ha fatte ben 4 ma di anni solo 14 perché due erano brevi. Gli altri 43 sono tutti con 3 legislature (lo statuto non si pronuncia sulla loro lunghezza) e 12 anni alle spalle. Fra questi anche Andrea Orlando, Emanuele Fiano, Gianni Cuperlo, Cesare Damiano, Linda Lanzillotta, Luigi Manconi, Andrea Marcucci, Salvatore Margiotta, Sandro Gozi, Antonio Misiani, Silvia Velo, Rosa Villecco Calipari e tanti altri. Un gruppo fitto di renziani che avrebbe una ragione per chiedere la deroga. Ma se si concede a loro si supera già il tetto massimo del 10% e quindi restano fuori i Gentiloni, Minniti e Franceschini...

di Franco Bechis

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