Il bipolarismo politico si è afflosciato contemporaneamente in molti paesi

L'idea che i sistemi elettorali possano correggere i difetti di ingovernabilità derivanti dalla dialettica interna al quadro politico è illusoria.

di Sergio Soave 22.11.2017 da www.italiaoggi.it

Il fallimento dei colloqui per la costituzione di un nuovo governo tedesco e la prospettiva non esclusa di un nuovo ricorso alle urne fa giustizia della asserita stabilità del sistema germanico garantita dalla legge elettorale vigente in quel paese. Eppure sono passati pochi mesi da quando i principali commentatori si spendevano a favore dell'importazione di quel meccanismo, criticando caso mai le differenze che separavano l'imitazione (concordata allora tra Pd, 5 stelle, Forza Italia e Lega) e l'originale.

L'idea che i sistemi elettorali possano correggere i difetti di ingovernabilità derivanti dalla dialettica interna al quadro politico è illusoria. Adesso torna di moda il sistema francese, dimenticando che si basa su una costituzione profondamente diversa di tipo semipresidenzialista. D'altra parte la legge elettorale che prevedeva il ballottaggio tra le due formazioni più votate, il discusso Italicum sostenuto da Matteo Renzi, è stato ritenuto incostituzionale dalla Consulta.

Non sono chiare le ragioni giuridiche di questa bocciatura, ma sono abbastanza evidenti quelle politiche: come dimostrano numerose votazioni locali, se arriva al ballottaggio il Movimento 5 stelle raccoglie il consenso delle formazioni antisistema di destra e di sinistra e vince, sia contro i candidati del Pd che contro quelli del centrodestra, com'è accaduto ancora la settimana scorsa a Ostia. Naturalmente non spetterebbe alla Corte costituzionale decidere in base a considerazioni di questo tipo, e sicuramente i giudici costituzionali negherebbero di averlo fatto, ma è lecito almeno dubitarne.

Il fatto è che il tradizionale bipolarismo tra una sinistra socialista e un centrodestra moderato, che aveva dominato le vicende politiche dal dopoguerra, è venuto meno più o meno in tutta Europa. La grande coalizione tedesca, che aveva 12 anni fa più del 70% dei consensi, ora supererebbe di poco il 50%, in Francia un outsider ha preso più voti dei gaullisti e dei socialisti, in Spagna c'è un governo di minoranza e in Gran Bretagna il traballante governo conservatore dipende dal consenso di una formazione irlandese unionista. Anche dove regge il bipolarismo tradizionale, come in America, la mutazione avviene all'interno dei partiti, come dimostra l'imprevista ascesa di Donald Trump.

L'ingovernabilità è dunque una prospettiva inevitabile? Forse è la conseguenza dell'emergere di potenze finanziarie extranazionali, che non desiderano essere controllate da governi che comunque dipendono dal consenso democratico. Se non si riafferma una capacità di governo interstatale che fronteggi questa situazione, pur mantenendo le regole di un mercato libero, le singole governabilità nazionali sono sempre più a rischio, indipendentemente dai meccanismi di voto.

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