Sempre più divaricata la posizione di Maroni da quella di Salvini

Salvini ha risposto a Maroni con un secco: «Faccia il suo mestiere»

 di Goffredo Pistelli, 7.12.2017 www.italiaoggi.it

La vicenda dei naziskin che, a Como, hanno interrotto una riunione di un'associazione pro migranti ha rivelato, nella loro consistenza, le divisioni interne alla ex Lega Nord, oggi soltanto Lega per decisione del suo segretario, Matteo Salvini, che ha deciso di farne un partito nazionale. Quella manciata di giovanotti in giubbotto nero, con le teste rasate, che con fare minaccioso hanno accerchiato un gruppo di volontari lariani per leggere un proclama xenofobo, hanno sorprendentemente provocato due dichiarazioni opposte da parte dello stesso Salvini e da uno dei due governatori padani, Roberto Maroni presidente lombardo.

Se infatti Salvini ha liquidato l'episodio alla stregua di una mezza goliardata, denunciandone la strumentalizzazione da parte delle forze politiche di sinistra, il governatore della Lombardia, in una intervista a Repubblica, ha duramente stigmatizzato l'accaduto, facendo un esplicito invito, generico ma che evidentemente valeva anche per il suo segretario, a non sottovalutare episodi simili. Difficile che un episodio di cronaca, a torto o a ragione al centro della ribalta politica, sia oggetto di letture così clamorosamente antitetiche da parte di due leader di primo piano dello stesso partito. Oltretutto, Maroni è stato intervistato dopo l'uscita di Salvini via Twitter e quindi con tutto il tempo per riflettere sul contrasto che l'intervento avrebbe rappresentato.

Il fatto conferma quanto era emerso con i due referendum leghisti sull'autonomia di Lombardia e Veneto e cioè che il segretario del Carroccio giochi una partita, quella neopopulista e nazionale, che la vecchia guardia padana mal sopporta. Su quelle consultazioni, un successo per Maroni ma ancora di più per il veneto Luca Zaia, Salvini aveva speso pochissime parole prima (eppure la sfida era anche sulla partecipazione) limitandosi a una photo-opportunity dopo, col governatore del Veneto peraltro. Il segretario procede infatti col suo programma «lepeniano», sancito anche dalla recente accoglienza della destra sociale di Gianni Alemanno e Francesco Storace, esponenti della tradizione postfascista del Msi, tutta incentrata sullo stato nazionale che era detestata dai fondatori lumbard, come Umberto Bossi. I governatori, forti e collegati al Nord, possono risultare un inciampo per chi debba cercare voti sotto Roma. E infatti Salvini ha risposto a Maroni con un secco: «Faccia il suo mestiere». Nel contempo, però, i governatori ci sono, con la loro forza sul territorio. Se, nella primavera del 2018, le urne non dovessero premiare Salvini, saranno loro a presentare il conto all'ex consigliere leghista di Milano.

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