Si vince a sinistra: una fesseria

Lo dimostrano gli esiti elettorali dal 1992 ad oggi

di Domenico Cacopardo 11.1.2018 www.italiaoggi.it

«Il futuro ha un cuore antico», affermò Carlo Levi di ritorno da un viaggio nell'Urss. «Il futuro ha un cuore antico», ripeto io pensando agli scenari che potranno verificarsi dopo la consultazione generale del 4 marzo 2018. Nel senso che il passato può darci qualche indicazione sulle potenzialità degli schieramenti in campo. Ovviamente, tutto potrà essere smentito dagli elettori. Tuttavia, ciò che è già accaduto potrebbe, a grandi linee, verificarsi di nuovo.

Partiamo dal 1992, anno in cui vigeva un sistema proporzionale, analogo a quello attuale per la quota, appunto, proporzionale. Nel 1992 esplode Tangentopoli, con l'arresto, il 17 febbraio, di Mario Chiesa, il socialista a capo del Pio Albergo Trivulzio di Milano. Le elezioni vengono celebrate due mesi dopo, il 5-6 aprile, e danno questo risultato: Democrazia Cristiana 29,66%, Pds 16,11%, Psi 13,62%. Non è chiaro se e quanto abbia influito lo scandalo sul risultato socialista, ch'era stato immaginato ben più pingue. In ogni caso, la sinistra ex comunista è in assoluta minoranza. Gli altri partiti ottengono: la Lega Nord l'8,65%, Rifondazione comunista 5,62%, liberali, repubblicani e socialdemocratici poco più del 9%, Movimento sociale 5,37, La Rete (sinistra) 1,86. In totale, la sinistra raccoglie il 23,59%, la destra il 14%, il centro (compresi i socialisti) il 52,28%.

Veniamo al 1994, Tangentopoli ha ottenuto i suoi effetti, ma tuttavia, nonostante il sostanziale «riguardo» nei confronti degli ex Pci, la situazione muta in modo non sostanziale, quand'era lecito immaginare che lo schieramento giustizialista facesse «Bingo»: Pds-progressisti (cioè, anche Rifondazione comunista, Partito socialista, Alleanza democratica, quella di Ferdinando Adornato «Adornato, chi era costui?», Federazione dei verdi, Cristiano sociali di Pierre Carniti, La Rete di Leoluca Orlando, Rinascita socialista di Ottaviano Del Turco) 34,34%, Berlusconi (Forza Italia, Lega Nord, Movimento Sociale) 42,84%, Segni 15,75%. In sostanza Berlusconi e Segni rappresentano, comunque, un polo moderato forte del 58%.

Il 1996, dopo il periodo Dini, consegna la vittoria alla sinistra, L'Ulivo (che ha conglomerato quattro filoni di pensiero: l'ex comunista, il socialdemocratico, il cattolico, i popolari, e il liberal-democratico, soprattutto i repubblicani). Questa, tuttavia, non conquista la maggioranza assoluta: ottiene il 43,39%. Il governo si regge sul consenso di Rifondazione (di Fausto Bertinotti) che ne decreterà la fine nell'ottobre del 1998, dopo appena due anni. Forza Italia (con la gamba ex democristiana) il 42,07, la Lega Nord il 10,07, dimostrandosi che, senza la regia di Oscar Luigi Scalfaro (e, quindi, con il centro-destra unito) la partita non sarebbe stata persa: la somma dei berlusconiani e dei leghisti costituiva il 52,14%.

Si deve, comunque, tenere conto che nel risultato finale della sinistra ha contato (e molto) il peso della parte centrale dello schieramento (destra della sinistra) che faceva riferimento, appunto, a Dini, ai liberaldemocratici e ai socialisti/socialdemocratrici. La legislatura evolverà (governi D'Alema I e II, governo Amato II) con lo spostamento di una parte dei parlamentari di destra (Mastella e soci) verso L'Ulivo per la regia di Francesco Cossiga.

Il 2001, non ha storia. Competizione bipolare: Casa della libertà 49,56, L'Ulivo di Rutelli (nel quale ha un ruolo importante la Margherita, la riorganizzazione delle varie gambe exdemocristiane e assimilabili) 35,47%

Nel 2006, seconda elezione bipolare, L'Unione, nuovo nome dell'Ulivo, con Prodi raggiunge alla Camera il 49,81% (Berlusconi il 49,74%) ma al Senato si ferma al 48,96%, mentre Berlusconi lo supera raggiungendo il 50,21%.

L'ultima competizione bipolare si svolge nel 2008: il centro-destra vince collocandosi al 46,81%, mentre il Pd con una coalizione di sinistra (nella quale spicca l'errore Di Pietro), nonostante Veltroni (o proprio per lui) e la sua proposta di partito a vocazione maggioritaria, si ferma al 37,55%.

La legge elettorale cambia e diventa maggioritaria: così nel 2013, pur fermandosi il Pd+Italia bene comune al 29,55%, ottiene la maggioranza con 344 seggi alla Camera, il Popolo Libertà pareggia con il 29,18% e si affaccia la novità Grillo con il 25,56%.

Consegnamo questo excursus ai lettori, per il momento, con una sola riflessione: del passato bipolare occorre tenere conto per le tendenze generali. Con una constatazione: la sinistra del Pd, scindendosi, dà per certa la vittoria altrui, in particolare dello schieramento di Berlusconi. Come sanno i sociologi, le elezioni si vincono al centro, conquistando parte dei moderati: la linea Renzi, al netto di errori e sciocchezze, era giusta. Dire come dicono alcuni esponenti del raggruppamento di Grasso (lui compreso) che «Si vince a sinistra» è una fesseria.

Ora che siamo tornati al 1992 (o quasi) torneranno in gioco le antiche abitudini degli italiani: vittorie e sconfitte dovranno essere misurate sul 1992 e, al massimo, sul 1994.

di Domenico Cacopardo www.cacopardo.

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