Leu è la riedizione dei gruppuscoli post '68

Ad amalgamare liberi e uguali è l'antirenzismo. Non è una novità, in politica

 di Marco Bertoncini 16.1.2018 www.italiaoggi.it

Ad amalgamare liberi e uguali è l'antirenzismo. Non è una novità, in politica, questo accordarsi «contro» e non «per»: sinistra, centrosinistra e settori centristi per quanti lustri hanno camminato uniti esclusivamente dall'antiberlusconismo?

Per il resto, gruppi e gruppuscoli e personaggi che oggi si ritrovano grassiani hanno origini e obiettivi diversi, come dimostra l'accettazione di allearsi col Pd nelle regionali del Lazio, che ha sollevato perfino rivolte interne a Leu con minacce di parascissioni locali, limitatamente al rifiuto di voto pro Zingaretti. L'aiuto a Giorgio Gori in Lombardia è stato respinto su due presupposti: la vittoria del candidato leghista e la presenza in campo di un renziano per il centrosinistra.

Se poi si parla di rapporti col M5s, riesce difficile trovare unità, posto che gli stessi due presidenti delle camere la pensano in maniera opposta (e non lo tacciano). Leu, in buona sostanza, rappresenta la cosa rossa del 2018, la riedizione della nuova sinistra post '68, la continuità di gruppuscoli e scissionisti da decenni avvezzi a fondersi per poi dividersi, sempre in nome della purezza marxista e anticapitalistica.

Chi rosica è il partito de la Repubblica. Vorrebbe una resipiscenza generale per recare liberi e uguali in alleanza col Pd, non soltanto in Lombardia, bensì alle stesse politiche, in nome di quello che definisce un «destino comune». Curiosamente, i republicones rimproverano al partito di Grasso di strizzare l'occhiolino ai cinque stelle, di adottare cioè il comportamento che dopo le ultime politiche proprio la Repubblica apprezzava e auspicava, ossia un'intesa con Grillo. Ma dal 5 marzo ogni alleanza sarà possibile, non esclusa una maggioranza Pd-M5s-Leu.

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