1-Luigi Di Maio, la rottura definitiva con Beppe Grillo: il retroscena sul garante che fa saltare il Movimento

2-Pizzarotti intervista: "Dal 2012 c’è la contraddizione tra grandi promesse e il realismo di chi governa

21 Gennaio 2018 da libero quotidiano e Quotidiano.net

1- da www.libero quotidiano.it. Luigi Di Maio, la rottura definitiva con Beppe Grillo: il retroscena sul garante che fa saltare il Movimento

Anche uno come Luigi Di Maio arriva a capire che a meno di due mesi dalla data del voto non è il caso di far scoppiare polemiche interne al Movimento Cinque Stelle. Figuriamoci poi se lo scontro è con Beppe Grillo. Per questo i due non perdono occasione per smentire categoricamente ogni sospetto di possibili divisioni, di divergenze su temi fondamentali come la prospettiva di alleanze con altre forze politiche, nel caso in cui i grillini si dovessero ritrovare in odore di governo.

Intanto però Beppe Grillo prepara la sua vendetta. Secondo un retroscena del Quotidiano nazioanale, mentre il candidato premier Di Maio è a Pescara per il grande lancio della campagna elettorale, il garante Grillo - assente - viene descritto dai parlamentari uscenti come "solo, incattivito e tradito". I segnali della rottura riemergono forti, a cominciare dal divorzio sulla gestione del blog e della comunicazione del gruppo parlamentare, a breve non più nelle mani della Casaleggio srl. Sarebbe solo il primo passo da parte di Grillo di riprendersi un partito ormai nelle mani di Casaleggio e Di Maio.

La strategia di Grillo è determinata a far terra bruciata attorno al candidato premier. Innanzitutto avrebbe dato mandato ai grillini più ortodossi di "tenerlo d'occhio", rimproverandogli di andare troppo in tv. Di Maio per tutta risposta è andato su Rete4 a Quinta colonna, da quel momento sembra che le comunicazioni tra i due siano saltare del tutto. Grillo ha cominciato a fare la conta tra chi è con lui e chi contro. Dalla Casaleggio, dove lo chiamano "il genovese", hanno anche provato a farlo ragionare, mandandogli però come ambasciatore Pietro Dettori, amico di Di Maio e quindi odiato da Grillo. Naturalmente Dettori è tornato a Milano senza aver concluso nulla.

 

Difficile capire quando comincerà lo scontro vero e proprio, se prima o dopo il voto, di certo il campo di battaglia sarà la comunicazione. Grillo ha assoldato il giovane attivista Tiziano Pincelli, già candidato M5S alle comunali di Roma del 2016 ed esperto di social. Con lui il comico-garante vuole rilanciare il suo blog personale, scomparso anche dal nuovo simbolo del M5S. Per farlo potrebbero arrivare anche "firme" illustri, come Alessandro Di Battista, per questo turno elettorale rimasto casualmente alla finestra. A quel punto la resa dei conti sarebbe ferocissima e per Casaleggio e Di Maio il risultato non sarebbe così scontato a loro favore.

2-Pizzarotti: "Nei 5 Stelle anime inconciliabili. Restano solo gli yes men"

Il sindaco di Parma all'attacco: con me usarono la linea sovietica

di ROSALBA CARBUTTIPubblicato il 20 gennaio 2018 www.quotidiano.net

Ultimo aggiornamento: 20 gennaio 2018 ore 11:10       5 Voti

Roma, 20 gennaio 2018 - Federico Pizzarotti, l’ex 5 Stelle più famoso, assiste dalla sua Parma all’ennesimo balletto del Movimento. Questa volta tocca alle alleanze. Che, ieri, Beppe Grillo ha stoppato ‘senza se e senza ma’.

Si aspettava che Grillo smentisse Di Maio proprio sulle alleanze?

"Non c’è mai stata linearità di vedute. Nel Movimento ci sono due anime: una che segue la pancia della base, l’altra che pensa solo ad arrivare al governo. Sono due anime che non riescono a convergere...".

Come si evolverà questa situazione?

"Non è un caso che Grillo se ne stia andando. Del resto, nel nuovo simbolo resta solo il blog delle stelle, neanche c’è più la parola Movimento...".

Insomma Di Maio e la linea governista hanno vinto?

"Dal 2012 c’è la contraddizione tra grandi promesse e il realismo di chi governa. Si è visto a Roma con Virginia Raggi soprattutto, ma ora anche a Torino con Chiara Appendino".

Le Parlamentarie dimostrano che il Movimento 5 Stelle è cambiato?

"Alcune esclusioni erano già scritte, non mi hanno stupito per nulla. La linea è stata di epurare chi non era utile o allineato al progetto".

Obiettivo?

"Creare un Movimento di ‘yes men’, evitando in tutti i modi coloro che non si adeguano o chi, magari, ha anche solo l’idea di creare una corrente".

Tutta colpa di Di Maio?

"Diciamo che dal 2014 è lui il punto di riferimento del Movimento 5 Stelle in Parlamento. E, da allora, è lui che ha tentato in tutti i modi di accreditarsi con l’establishment...".

Ma i 5 Stelle non dovevano combattere lobby e poteri forti?

"Già. Peccato che poi Di Maio incontrava i lobbisti. Ma nessuno può contestare. Se contesti, vieni oscurato, non vai in tv, non esisti più. Al contrario, se sei fedele alla linea, vieni premiato con la visibilità".

Lei, nonostante fosse considerato un ‘ribelle’, la visibilità ce l’aveva...

"A un certo punto Parma è scomparsa dai radar. Non veniva più citata neanche per i prodotti tipici. Una linea sovietica che è stata riproposta in Piemonte: ricordate la foto con Grillo da cui venne cancellata la consigliera dissidente?".

Ciò nonostante Pizzarotti restava il sindaco più famoso del M5S...

"E infatti Alessandro Di Battista scrisse a Casaleggio chiedendo di creare il famoso direttorio per arginare la crescita mediatica del sottoscritto. Lo riporta Supernova, il libro di Nicola Biondo e Marco Canestrari".

Dal Movimento delle origini, quello dell’uno vale uno, a oggi è cambiato tutto?

"Diciamo che nel 2010 chi si fosse azzardato a proporre un capo politico sarebbe stato espulso all’istante".

Alle Politiche del 4 marzo per chi tifa?

"Spero che vincano i 5 Stelle così una volta per tutte emergeranno le loro incongruenze e si vedrà chiaramente la distanza fra tutto ciò che dicono o promettono e quello che davvero fanno".

Lei li voterà?

"Sto aspettando i nomi in lista. Ma visto l’andazzo, dubito che sceglierò loro".

Lei è diventato sindaco per la seconda volta con la sua lista ‘Effetto Parma’: non ha pensato di correre alle Politiche?

"Non siamo ancora pronti. Ma ci stiamo pensando per le regionali del 2019. A dicembre ho partecipato all’evento ‘Italia in comune’, un gruppo di sindaci che sta cercando di organizzarsi. Abbiamo fatto vari incontri, dopo il 4 marzo avremo molto da fare".

Farete come Pisapia e la sua lista arancione di sindaci?

"Quella era molto connotata a sinistra, noi pensiamo a cose concrete e meno alle ideologie".

Lei sarà il leader?

"Io, forse, mediaticamente sono il più visibile del gruppo, ma il leader è quello che comanda. Io, invece, punto al confronto".

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