Di Maio opera come Vanna Marchi

Facendo strame delle leggi e anche della Costituzione

di Domenico Cacopardo, 2.3.2018 www.italiaoggi

Il motto di Indro Montanelli, «turarsi il naso e votare Dc», va oggi invertito. Non bisogna, infatti, turarsi più il naso e odorare i mefitici miasmi che emanano dall'irresponsabile e truculenta brigata a 5Stelle. È sembrata una trovata brillante, l'idea di Davide Casaleggio di far uscire a spizzichi e bocconi i nomi di coloro che dovrebbero (ipotesi remota) diventare ministri in caso di governo grillino, dopo il botto di liste redatte in modo casuale dal «capo» Luigi Di Maio, dalle quali sono emersi nomi indigeribili per il partito stesso (errore che Di Maio pagherà ai suoi padroni subito dopo il 4 marzo). A riprova della superficialità di colui cui Grillo&Casaleggio hanno appioppato l'immeritata qualifica di candidato premier e, quindi, di direttore dell'orchestra elettorale. Benché si affannino a dichiarare che gli espulsi, ancorché in lista, non saranno eletti, essendo stati obbligati a presentare, prima della candidatura, dimissioni in bianco, si sa benissimo che tutto questo non accadrà. Per due motivi: che le dimissioni in bianco, di comunistica memoria, sono nulle; che gli espulsi eletti avranno una ragione in più per restare alla Camera e al Senato, il percepimento cioè (esente dalla gabella di Casaleggio e del suo Russeau) dell'integrale indennità pensionabile prevista per i parlamentari.

Sui candidati ministri, rivelati ieri in una delle manifestazioni tipiche del partito - a parte l'imbarazzante antisemitismo attribuito al professore di Pretoria (ateneo percepito come residuale o, se preferite, marginale) Lorenzo Fioramonti, un antisemitismo ante litteram: perciò, le smentite non smentiscono nulla - si può solo dire che il fatto medesimo di avere accettato la candidatura ne dimostra la non conoscenza delle regole istituzionali e la pericolosa condiscendenza a un'operazione esclusivamente comunicazionale, volta a ingannare quegli italiani che si lasceranno ingannare. Come si lasciarono ingannare da Vanna Marchi e da tutti i pifferai - truffatori o criminali - del passato, operanti in prevalenza nel settore della lotta ai tumori, sbugiardati poi da inesistenti risultati o del credito (con lacrime di sangue versate dalle vittime).

Non c'è dubbio che il cinismo sia la cifra specifica di chi ha inventato il movimento e che lo dirige dietro le quinte manovrando Luigi Di Maio, nelle vesti di «pupo di figura» (soggetto tipico dell'iconologia del Teatro buffo dei pupi, mutuata poi nel gergo mafioso, nel quale il «pupo di figura» non è un killer, ma uno che vi si atteggia), manovrato da un puparo. C'è da aggiungere un altro elemento, su cui ci siamo soffermati più volte in passato. Il ritorno cioè ai metodi propagandistici di Joseph Goebbels (uno dei suoi must: «Se dici una menzogna enorme e continui a ripeterla, prima o poi il popolo ci crederà»), con i quali si sono accreditate (per i tanti creduloni, per gli sconfitti, per gli odiatori, per coloro che, per vigliaccheria, usano attribuire ad altri la responsabilità dei propri fallimenti) le più assurde panzane, le più volgari e fascistiche aggressioni come quelle a Rita Levi Montalcini, a Ilaria Capua e a tanti altri crocifissi in effigge, sull'organo del partito, nella propaganda via blog, per colpe da cui poi sono risultati assolti, salvo l'assoluzione preventiva di tutti coloro che, appartenendo alla setta, sono stati messi sotto accusa dall'autorità giudiziaria. Questo, è il fenomeno del momento, quello che chi ama la democrazia, sia a destra che a sinistra (dove sono evidenti le sbandate dell'inconsistente Grasso e dell'ectoplasma Bersani) deve contrastare con tutte le forze - legali - di cui dispone.

In casi come questi si deve allargare il solco, non fare l'occhiolino da furbetti a coloro che minacciano la democrazia parlamentare. Uno dei primi punti all'ordine del giorno dell'agenda politica di questi teatranti (come dev'essere per i seguaci di un comico) è l'abolizione del vincolo di mandato di cui all'art. 67 della Costituzione («Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato»). A parte la circostanza momentanea della proposta 5Stelle di invitare gli altri a convergere sulle loro idee (esercitando proprio la facoltà cui intendono opporsi), va compreso che il deprecabile fenomeno ha cause non banali: la prima è che i partiti non rappresentano né ideologie né (cosa più grave) ideali, né grandi interessi organizzati; la seconda è che il personale politico non si confronta con l'elettore costretto a votare i partiti e a non scegliere più i suoi rappresentanti parlamentari. E - vedrete - presto il problema si porrà nei termini in cui l'abbiamo prospettato.

I miasmi che provengono dall'accolta di irresponsabili, comunque, sono così acuti che sarà difficile non coglierli. Pena lo sprofondare della Nazione nei gorghi di un evitabile disastro.

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