Postelezioni. È Di Maio che deve spiegarsi

Anziché lamentarsi che da lui non ha bussato ancora nessuno

di Domenico Cacopardo 15.3.2018 www.italiaoggi.it

«Non ha bussato nessuno», dichiara alla stampa estera Luigi Di Maio e a sublimazione di una incolmabile stupidità politica, nonostante la quale (o, forse, per essa, conclamata ed evidente da tempo), ha ottenuto un terzo dei voti espressi dagli italiani.

Che il ragazzotto di Pomigliano d'Arco (non di Napoli, mi ha fatto notare il «maître à penser» Paolo Isotta) continui a essere esibito da Casaleggio e dal suo rappresentante a Roma Casalino (diminutivo ontologico) di fronte ai giornalisti stranieri, dimostra che ai due non interessano le figure imbarazzanti fatte da di Di Maio e di chi l'ha votato, e che la loro strategia di comunicazione continua a essere mirata sull'imbonimento del pubblico nazionale, come se fossimo ancora in campagna elettorale.

E molti segnali indicano che sia questa la verità.

Grillo&Casaleggio non sono interessati al Paese, alla necessità di un governo responsabile che lo guidi in questo difficile momento nei rapporti con l'Europa e con i suoi problemi irrisolti. Né hanno intenzione di cogliere l'appello di Mattarella alla responsabilità. Un appello che rischia di ritorcersi proprio sul presidente della Repubblica, incapace di reagire all'«operazione propaganda» che il Quirinale ha subìto, ricevendo con Zampetti (segretario generale) Luigi Di Maio con alcuni nomi di ministri, e accettando che lo stesso inviasse l'elenco completo dei suoi ministri, quando sarebbe stata necessaria una secca presa di posizione di tre righe con la quale si respingevano i maldestri tentativi (peraltro riusciti, proprio per colpa di chi non ha avuto il coraggio di respingerli) di usare la presidenza in campagna elettorale.

Per completare l'esame delle insufficienze concettuali (un diversamente pensante) del capo (finto) dei 5Stelle, dobbiamo rilevare che, dopo il «Non ha bussato nessuno», ha aggiunto: «Noi abbiamo aperto al dialogo con tutti, abbiamo chiesto di portarci i loro temi».

Una furbata, come sono furbate immorali le operazioni di disinformazione poste in essere dalla dirigenza dei 5Stelle, ben consapevole della lezione di Joseph Goebbels («Dì una bugia una volta, rimane una bugia. Dilla cento, mille volte, diventa verità»). Infatti, lo capisce anche un bambino, spetta al partito di maggioranza relativa (un terzo) se intende, come dichiara, assumersi la responsabilità di guidare un governo, indicare su quali temi del proprio programma intende consultare gli altri partiti per verificare una ipotetica convergenza al fine di costituire una maggioranza politica.

E quando qualche giornalista gli ha chiesto quali fossero i temi su cui fosse disposto a trattare, ha risposto (cos'altro poteva dire, povero ragazzo?): «Potrò dirglielo quando verranno a parlare con noi».

Non c'è dubbio che la scelta di Grillo&Casaleggio sia quella di non muoversi in alcuna direzione, ritenendo che, così, potranno lucrare facilmente lo slogan su cui impostare la prossima campagna elettorale «Non ci hanno permesso di governare, dateci i voti per farlo». Una trappola mortale per la democrazia italiana. Non ci credete? Non ci crede quell'anima candida(?) di Gustavo Zagrebelsky (c'è sempre stato un intellettuale ingenuo catturato dalle bugie del demagogo di turno)?

La vedremo. C'è una variabile in campo, scrivono i giornali: un accordo in fieri tra Salvini e i 5Stelle. Anche a questo non credo. Sia Salvini che Grillo&Casaleggio non riescono a metabolizzare il fatto che non hanno la maggioranza e che i loro schieramento (centro-destra) e i loro partiti sono partiti di minoranza, significativa sì, ma minoranza.

Per fare un governo ci vogliono i voti della maggioranza del Parlamento. Solo insieme possono ottenerli. Non credo che ci siano le condizioni politiche e di rappresentanza (il Nord produttivo contro il Sud parassitario) per un'alleanza. Ma non si sa mai.

Premere sul Pd, come sembra stiano facendo ambienti molti autorevoli, è stolto e inaccettabile. Caricare su chi ha perso le elezioni l'onere di permettere a chi non le ha vinte (ed è portatore di pulsioni populiste e autoritarie) di governare è ingiusto e immorale.

Oggi, 15 marzo, il fallimento della legislatura, gli errori di visione di Mattarella (che doveva consentire le elezioni a primavera del 2017 e che doveva respingere con sdegno la strumentalizzazione tentata e riuscita dei 5Stelle), e l'incapacità dei nuovi protagonisti ci portano sulla via di nuove elezioni. Con Gentiloni a Palazzo Chigi. Per il breve periodo è meglio, molto meglio lui di chiunque altro.

www.cacopardo.it

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