Postelezioni. Il M5s democristiano

Eletti in parlamento ex scudocrociati. Il movimento sarà la nuova Dc? Di Maio cita De Gasperi

di Carlo Valentini, 21.3.2018 www Itliaoggi,it

Sulla società meridionale grava una corona irta di spine: povertà e disoccupazione sono elevatissime, i giovani emigrano, i servizi pubblici sono allo stremo, fortissimo è il sentimento di esclusione. Le classi dirigenti locali, di destra e di sinistra, hanno dato pessima prova di sé. All'insegna del cosiddetto federalismo competitivo, e di un larvato razzismo, il Sud è stato abbandonato al suo destino, anche perché non serve più quale serbatoio elettorale utile a tenere i comunisti a distanza. Quasi metà degli elettori meridionali, per lo più provenienti dai ceti deboli, hanno replicato votando per il concorrente più eccentrico, che ha fatto della diversità la sua insegna e che più disturba i partiti convenzionali. Potrebbe starci anche una componente di azzardo: le abbiamo sperimentate tutte, sperimentiamo anche questa»: l'analisi è di Alfio Mastropaolo, docente di Scienza della politica e direttore del Dipartimento di Studi politici all'università di Torino, il suo ultimo libro è «La democrazia è una causa persa?» (Bollati Boringhieri). Sulla rivista Il Mulino ha analizzato il post-voto e aggiunge: «Volendo uscire dal suo bacino originario, Matteo Salvini, onde dirottare vecchie appartenenze nel Mezzogiorno, ha assoldato un po' di reduci. Su 25 eletti tra Camera e Senato circa tre quarti provengono dalla destra più classica: Msi, An, destra sociale. Di cui la Lega è dunque in qualche modo l'erede, in concorrenza con FdI. Con l'eccezione siciliana, ove si nota una campagna acquisiti tra ex Dc, ex berlusconiani e ex fittiani. Con l'occasione: in Sicilia pure il M5S ha eletto due ex Dc di discreta notorietà».

Gli ex Dc tornano in gioco, sparpagliati ma ben presenti nei due movimenti che hanno vinto le elezioni. Del resto molti dei ministri proposti (prima del voto) da Luigi Di Maio provengono dalla Link Campus University, creatura di Vincenzo Scotti, più volte ministro e capogruppo Dc alla Camera (fu anche sindaco democristiano di Napoli). Ed è proprio lui a ricordare come si uscì dall'impasse elettorale del 1976, quando la Dc di Benigno Zaccagnini ottenne il 38,7% mentre il Pci di Enrico Berlinguer conquistò il 34,4%. Nessuno dei due partiti aveva i numeri per governare, poiché il Psi decise di non entrare in un governo senza i comunisti. Toccò al presidente della Repubblica, Giovanni Leone, convincere tutti i protagonisti sulle necessità di un monocolore Dc (guidato da Giulio Andreotti) ma con forte impronta presidenziale, supportato dall'astensione di tutti i partiti. Dice Scotti: «L'alternativa era tornare immediatamente al voto. Ma nella storia repubblicana non era mai successo. E così, alla fine, si decise per quella strada».

 

La storia difficilmente si ripete ma non è un caso che Scotti ricordi al M5s e ai «suoi» ministri quella fase di stallo e come se ne uscì. Del resto uno che di politica se ne intende, Calogero Mannino, democristiano di ferro, sette volte in parlamento e cinque ministro, spiega: «Alcide De Gasperi seppe fare il governo con Palmiro Togliatti. È naturale che ci si richiami a quegli anni per trovare una soluzione. In fondo siamo tutti democristiani perché nessuno è più democristiano».

E aggiunge: «Democristiani non ce ne possono essere più, gli unici veri rimasti sono quelli che hanno partecipato alla stagione di Aldo Moro. Per esserlo davvero bisogna aver partecipato a quel percorso formativo convergente che si chiamava Azione Cattolica. Il M5s pesca voti a destra e a sinistra come la Dc ma ciò accade perché sono cadute le delimitazioni politiche e storiche del passato. Destra e sinistra non ci sono più. Gli operai non si riconoscono più nel partito della sinistra in cachemire. E Salvini ha successo non solo e non tanto perché dice cose di destra ma perché incarna una tendenza antisistema».

Il giornale di Rifondazione Comunista titola: «Bentornata Democrazia Cristiana a 5 stelle»: «Ciò che si propone il M5s –scrive- è una nuova era amorfa, senza colore, democristiana perché tendente a concedere un po' a tutti, un paternalismo rassicurante».

Del resto nell'infornata pentastellata di deputati troviamo, per esempio, Lello Vitiello, campano, il padre dirigente democristiano fedelissimo di Antonio Gava, lui ex massone e per questo (forse) espulso ma intanto siederà alla Camera, i siciliani Giorgio Trizzino, ex dirigente del Gruppo politica giovani, collaterale alla Dc e fondato da Piersanti Mattarella, e Stanislao Di Piazza, ex consigliere comunale a Palermo della Dc.

Sorpresa? Forse ma solo per chi non ha seguito uno degli ultimi interventi pre-elettorali di Luigi Di Maio: «Politica vuol dire realizzare, diceva Alcide De Gasperi, ed è a questo che tutte le forze politiche sono state chiamate dai cittadini con il voto del 4 marzo. Più precisamente a realizzare quello che anche nella dottrina sociale della Chiesa viene chiamato bene comune, che è ciò che noi in tutta la campagna elettorale abbiamo indicato come interesse dei cittadini».

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