Le Ong non possono fare quel che vogliono

La nave «Open arms» (braccia aperte) dell'Ong spagnola «ProActiva confidavano nel solito lassismo italiano

di Domenico Cacopardo www.italiaoggi,it

Dopo anni di centinaia di migliaia di immigrati illegali subiti e accolti nel nostro Paese, negli ultimi 12 mesi, cambiato il suonatore (Minniti al posto di Alfano) è cambiata la musica: un complesso di misure (in terra di Libia, in Europa e in Italia) ha determinato una situazione diversa. Gli arrivi sono crollati e tutti debbono rispettare le regole del mare e quelle italiane, adottate in piena intesa con Bruxelles.

In questa mutata situazione, la nave «Open arms» (braccia aperte) dell'Ong spagnola «ProActiva» ha raccolto nel mare libico alcune centinaia di migranti, ha disobbedito alla Guardia costiera libica, giuridicamente competente (anche perché la convenzione di Amburgo ha stabilito che le indicazioni delle Guardia costiera sono ordini da eseguire) che la invitava a trasportarle in un porto libico, ha ignorato Malta (territorio europeo più vicino) e, confidando nel solito lassismo italiano, le ha sbarcate a Pozzallo. Da qui, il sequestro del natante, disposto dal procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro e l'avviso di garanzia ai responsabili per «associazione a delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina».

Il futuro dell'iniziativa giudiziaria è nelle mani dei giudici giudicanti. Ed è una sciocchezza ingiusta e immorale l'accusa rivolta da Amnesty International alle autorità italiane che avrebbero «mostrato uno spericolato disprezzo per la comune decenza». Mentre le cronache internazionali hanno registrato abusi da parte del personale di Ong e Onlus operanti nell'assistenza in Medio Oriente, in Nord-Africa e nell'Africa sub-sahariana, e non sono mancate le evidenze di attività illecite strettamente collegate alle organizzazioni criminali, è ora che i varchi ancora aperti al traffico di persone siano definitivamente chiusi.

Un nuovo governo italiano non potrà ignorare la necessità di risolvere il problema delle centinaia di migliaia di irregolari presenti nel nostro territorio, identificando un percorso di integrazione o di respingimento. L'immigrazione è un problema di ordine democratico. Se le promesse saranno mantenute (ed è lecito dubitarne), e quindi la strada aperta da Minniti avrà un seguito, l'epoca dell'ignavia non tornerà.

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