Quelli di sinistra sono affetti dal complesso di superiorità

La bonomia con cui gli Sposetti di turno, i Massimo Cacciari, gli Eugenio Scalfari, i Tomaso Montanari, i molti altri, lisciano il pelo alla formazione di Luigi Di Maio, non è affatto tattica, ma nasce da un sentimento antico: la superiorità antropologica della sinistra.

di Goffredo Pistelli 5.4.2018 www.italiaoggi.it

A un mese esatto dal voto del 4 marzo, nel brusio di fondo che ha caratterizzato l'individuazione di nuove maggioranze per dare all'Italia un governo, s'è levata, su tutte, una voce che chiede al Pd di non ritirarsi sull'Aventino e fare un governo col M5s. Appello monocorde, insistito, ingrossato di giorno in giorno dai contributi di editorialisti, cabarettisti, attori e poi politici ovviamente. Un metronomo immaginario ha scandito un canto per voce sola, seppure fatto da tante voci diverse. Una delle ultime è stata quella di Ugo Sposetti, figura di spicco della sinistra dalemiana, senatore dem uscente. Oltre a proporre di processare pubblicamente Matteo Renzi («il 60% degli italiani ha votato per abbattere un regime, il Pd di Renzi») Sposetti ha spiegato al Corriere che «i 5s non sono un pericolo», e fugato ogni dubbio alla domanda se il Pd debba sostenere un esecutivo: «Il paese ha bisogno di un governo».

La bonomia con cui gli Sposetti di turno, i Massimo Cacciari, gli Eugenio Scalfari, i Tomaso Montanari, i molti altri, lisciano il pelo alla formazione di Luigi Di Maio, non è affatto tattica, ma nasce da un sentimento antico: la superiorità antropologica della sinistra. Da sempre, chi abbia frequentato in gioventù Karl Marx e dintorni, ha pensato d'essere umanamente superiore. Propugnare ideali di eguaglianza portava molti a considerarsi moralmente migliori di quanti, politicamente, perseguivano altri legittimi obiettivi. Un'idea di sé che conduceva a disprezzare gli avversari.

L'acme si raggiunse nella stagione dell'antiberlusconismo: gli italiani che votavano il Cavaliere erano immaginati e rappresentati come generalmente gretti, poco inclini al rispetto delle leggi e a pagar le tasse. Scandalizzò e non poco, infatti, che Renzi vi si fosse rivolto quando cercò per la prima volta, nel 2012, di scalare con le primarie la coalizione di centrosinistra. Specularmente, oggi, la provenienza da sinistra di molti elettori M5s e quel residuo di primazia umana che quindi si portano dietro, sdogana moralmente il partito di Beppe Grillo e Davide Casaleggio.

E quello stesso sentimento, la superiorità, trasuda il paternalismo con cui, quanti spingono il Pd nelle braccia del M5s, descrivono gli eccessi pentastellati. Le iperboliche posizioni che, in moltissimi campi, scaverebbero un baratro con quelle del Pd, vengono blandite con la giustificazione dell'inesperienza, con la scarsa pratica politica, con l'impeto al cambiamento. Toccherà appunto all'esperienza dem portare all'alleanza il know-how che manca. «Sono giovani», dicono fra le righe in molti, «ci penseremo noi».

Loro, i migliori.

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