Governo. Per i duri del M5s Di Maio è solo un traditore

Il messaggio politico di Beppe Grillo era aggressivo e distruttivo, quello di Luigi Di Maio è pacato e costruttivo. Si presenta non come uomo che recrimina sul passato ma come uno che propone per il futuro

di Carlo Valentini, 26.4.2018 www.italiaoggi.it

I politologi del Mulino lo avevano registrato e ItaliaOggi, per prima, ne aveva dato conto (il 21 aprile): «È avvenuto un mutamento profondo nel M5s: il messaggio politico di Beppe Grillo era aggressivo e distruttivo, quello di Luigi Di Maio è pacato e costruttivo. Si presenta non come uomo che recrimina sul passato ma come uno che propone per il futuro. Toni governativi e non più toni anarcoidi».

In effetti sta incominciando la fuga dal movimento dei militanti della prim'ora, i duri-e-puri che avevano abbracciato il grillismo esasperato, quello del no a tutto: no all'Euro, no alla Nato, no ai vaccini, no alla Tav (e alle altre grandi opere di modernizzazione del Paese). Questi no si stanno trasformando in sì, pur con i distinguo di cui necessita una fase di transizione. Ma il M5s di governo perde coloro che amavano le barricate.

Ecco qualche esempio. Il primo è Gabriele Sannino, 40 anni, napoletano, lavora all'Aeronautica militare. Il suo ultimo libro è tutto un programma, Fuga dall'Euro, presentato così: «L'obiettivo è spiegare in modo chiaro e alla portata di tutti come e perché uscire dalla moneta unica europea». Aveva abbracciato il M5s senza se e senza ma. Adesso si definisce il più deluso dei delusi. E sbatte la porta. Racconta: «Ci ho creduto. Dio solo sa quanto ci ho creduto. Mi sono iscritto al movimento nel 2011 quando ancora nessuno lo conosceva. L'anno dopo uno dei miei libri, I segreti del debito pubblico, che parla di signoraggio e della moneta-debito, è apparso perfino sul blog, e per ben due volte, inorgogliendomi non poco. Nel 2013, ho vissuto la magnifica campagna elettorale fatta da Grillo, lo Tsunami Tour, che ha fatto uscire milioni di italiani dalle loro case, dimentichi per una sera della solita propaganda televisiva. Me lo ricordo bene quel giro d'Italia: Beppe tuonava contro l'Euro, l'Europa delle banche, il liberismo economico, la Nato guerrafondaia, la casta e i suoi privilegi. La chiusura trionfale del tour avvenne a Piazza San Giovanni, a Roma, e mostrò un Grillo passionale, sicuro, un vero e proprio guerriero, mentre dietro di lui un gruppo di giovani (i futuri parlamentari) restavano muti e adoranti».

Poi il successo elettorale del 2018 e per Sannino arriva una sorta di depressione politica: «Con molto rammarico devo ammettere che il movimento è profondamente cambiato. Di Maio ha iniziato ripartendo proprio dai temi cari ai fondatori, tuonando contro l'Euro (su YouTube si possono trovare dei suoi video dove afferma che il Sud Italia morirà definitivamente con questa moneta) ma non solo, contro l'Europa delle banche, la casta, la Nato e via dicendo. Il punto è che questo giovane ragazzo, con la sua pacatezza e tranquillità, è arrivato, piano piano, intervista dopo intervista, ad affermare il contrario di tutto, mentre la base era e resta tuttora sconcertata e incredula. Ha iniziato ad ammorbidire le sue posizioni (fino a cambiarle) man mano che si «accreditava» nei vari consessi europei e internazionali: è volato a rassicurare gli investitori stranieri a Londra e a Washington e ha perfino affermato, quando ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron, che le loro politiche hanno molti punti in comune. Ecco perché, caro movimento, ti dico ufficialmente addio. Lo faccio a malincuore, ma non posso fare diversamente, vista la tua “evoluzione”».

Fin qui il paladino anti-Euro che Grillo aveva additato ad esempio sul suo blog. Ma a sparare sul movimento che ha contribuito a fare crescere è anche Aldo Giannuli, 66 anni, docente all'università di Milano, amico e consigliere di Gianroberto Casaleggio. Anche per lui niente da spartire tra la prima e la seconda fase del movimento. Dice: «Fino alla metà del 2015 Gianroberto ha tenuto le redini del movimento riuscendo a frenare le ambiguità striscianti. Dopo, quando lui è finito fuorigioco per motivi di salute, quelle ambiguità sono venute tutte fuori e il movimento sta riproducendo in piccolo la storia del Pci. Da partito di alternativa di governo si è imposto di voler conquistare i palazzi del potere. E per farlo sta buttando via pezzi della sua storia e della sua identità. Per esempio la democrazia diretta. Con Luigi Di Maio, che sceglie addirittura da solo i capigruppo parlamentari. Una cosa mai vista nella storia repubblicana italiana».

Anche per Giannuli, considerato, agli albori, uno dei teorici del movimento, è arrivato il momento dell'addio: la svolta c'è e lui non la condivide. I militanti di base che si erano esaltati coi vaffa si sfogano sui social. Due consiglieri comunali trentini, ad Arco e Riva del Garda, Giovanni Rullo e Flavio Prada, che furono anche candidati sindaco alle ultime amministrative, hanno scritto che Di Maio è «un traditore» e se ne sono andati dal M5s, con un proclama di fuoco: «L'obiettivo del movimento era quello di cambiare il sistema e mandare a casa i rappresentanti della casta, ma purtroppo il sistema è ancora lì e a essere cambiato è il movimento. Della democrazia diretta non vi è più traccia, così come della trasparenza e degli incontri in streaming. Siamo passati dall'uno vale uno al capo politico che ha diritto di veto. Il movimento è diventato un partito verticistico, ci hanno tolto il pavimento sotto i piedi. Nei fatti, il movimento sta agendo in aperto contrasto rispetto al progetto originale, stanno stravolgendo tutto, a qualsiasi principio si mette davanti il famoso “obiettivo”, che è quello di governare».

Infine, gli espulsi degli anni scorsi. Valentino Tavolazzi: «Grillo non è mai stato il capo politico. Lo era Casaleggio e solo lui. Grillo era il frontman. Oggi il capo è il figlio di Casaleggio. Di Maio è a cottimo, se produce ok, sennò fuori, con buona pace dei princìpi originali». Federica Salsi: «Il dissenso non è concepito all'interno del movimento. Paradossalmente i partiti, con tutti i disastri che hanno arrecato a questo Paese, sono più controllabili dai cittadini di quanto lo siano i capi del movimento». Federico Pizzarotti: «La metamorfosi che si è consumata nel movimento non me l'aspettavo nella misura in cui è avvenuta, pensavo che gli attivisti si sarebbero ribellati, mi sorprende che qualsiasi cosa venga decisa dall'alto sia bevuta senza muovere una critica, mentre bisognerebbe sempre chiedersi perché avvengano le cose. Ormai chi va a vedere il blog delle stelle? Nessuno. Tutti vedono le pagine Facebook di Di Maio e Alessandro Di Battista, sono usate come house organ. Il M5s non rappresenta più quello che ha rappresentato nel passato».

Carlo Valentini Twitter: @cavalent

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