Governo, Martina: tra Pd e M5s restano le differenze. Di Maio: o così, o si rivota

Il reggente dem: il partito deciderà la linea nella direzione convocata per il 3 maggio. Il leader pentastellato: se si riescono a fare cose bene, se no si torna al voto. Non sarà che un'alleanza

26.4.2018 www.italiaoggi.it

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il Pd darà una risposta all'ipotesi di formare un governo con il Movimento 5 stelle non prima del 3 maggio, giorno in cui si riunirà la direzione del Pd. Lo ha detto il reggente del Partito democratico, Maurizio Martina, al termine del secondo giro di consultazioni con il presidente della Camera, Roberto Fico, per tentare di superare gli ostacoli che ci sono sulla strada di Palazzo Chigi. "Abbiamo deciso di convocare la direzione il 3 maggio prossimo e decideremo se e come accedere al confronto con lo spirito di chi sa di dover fare una scelta collettiva". "Abbiamo portato a Fico le nostre valutazioni, riconosciamo e registriamo passi in avanti importanti, in particolare rispetto alla richiesta fondamentale relativa alla necessità di chiudere definitivamente la fase di confronto e trattativa del M5s con il centrodestra e la Lega. Su questo sono arrivate parole importanti e definitive e questo è un fatto politico che registriamo", ha detto Martina. Ma, ha avvertito Martina, "tra Pd e M5s non nascondiamo difficoltà e differenze che animano il confronto, penso sia giusto dirlo per serietà. Abbiamo grande rispetto del dibattito aperto nei nostri movimenti, è vero che siamo forze diverse, con punti di vista anche molto differenti, questo non esclude il fatto che sono stati fatti passi in avanti". Passi avanti che Luigi Di Maio rafforza quando, uscendo dall'incontro con Fico ha detto rivolgendosi agli italiani che hanno votato M5s se interessa più risolvere i problemi del Paese oppure che le due forze politiche continuino a litigare. "Stiamo cercando un contratto di governo al rialzo, non al ribasso", ha poi detto il leader del Movimento 5 stelle. "Io capisco chi dice 'mai con il Pd'.Ma qua non si sta parlando di un'alleanza, ma semplicemente cominciando a ragionare in un'ottica che non è semplicemente degli schieramenti, ma pensare che abbiamo questa opportunità: se si riescono a fare cose bene, se no si torna al voto", ha sottolineato. Ipotesi che non fa paura a Di Maio: "Se si torna al voto io sono convinto che il Movimento 5 stelle ne uscirà rafforzato". Comunque, per tornare ai distinguo, Di Maio ha precisato che "visto che si legge tanto di alleanze dobbiamo abbandonare il vocabolario della prima e della seconda Repubblica, questa è la terza Repubblica, non ci sono alleanze politiche, qui le forze politiche fanno un passo indietro e fanno un passo avanti i cittadini con i loro problemi". Quindi? "Abbiamo detto al presidente Fico che siamo disponibili a sederci al tavolo per iniziare a contrattare il contratto, vogliamo mettere al centro i temi e riuscire nel più breve tempo possibile a far prevalere l'interesse degli italiani", la sintesi di Di Maio. Adesso la terza carica dello Stato salirà al Colle e riferirà al presidente Sergio Mattarella l'esito della trattativa avviata tra il Movimento 5 Stelle e il Partito democratico per la formazione del nuovo governo. E c'è già chi parla di un rinvio alla prossima settimana per tirare le somme, così da dare più tempo ai pontieri ed evitare un nuovo avvicinamento alla Lega. Gli occhi comunque sono puntati sul Pd. Martina ha precisato che "ci interessa dare una mano in questa fase particolare" e "se siamo arrivati fin qui" è perché per cinquanta giorni abbiamo assistito a un tentativo, a diversi tentativi che non hanno prodotto un esito utile. Facciamo questo lavoro con lo spirito di servizio che abbiamo sempre avuto per il Paese, nel solco degli indirizzi dati dal presidente Mattarella". Sta al Nazareno, ora, pronunciarsi su un accordo programmatico coi Cinque Stelle. E Matteo Renzi, finora in posizione defilata, rialza la testa per boicottare una possibile alleanza che, secondo l'ex segretario, sarebbe una "resa". Il partito è diviso in vista della direzione che dovrà dare la linea. Basta vedere quanto sostiene il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda."Il Pd farebbe malissimo ad allearsi con il M5S. C'è una distanza siderale", dice a Circo Massimo su Radio Capital. "Come si può pensare che ci sia qualcosa di serio nello scrivere un contratto e proporlo prima alla Lega e poi al Pd?", si chiede Calenda, spiegando di ritenere "difficile costruire un'alleanza politica fra il Pd e M5S, che è stato molto aggressivo contro gli ultimi governi Pd". "Non capisco perché non si scelga di proporre dei temi e di formare un governo istituzionale, e non politico", conclude. Nel centrodestra Silvio Berlusconi alza ancora di più i toni - arrivando a paragonare i 5S a Hitler - per rimarcare la sua contrarieta' a ogni ipotesi di Governo col Movimento capeggiato da Luigi Di Maio. Matteo Salvini si smarca sempre più dall'alleato e dice "basta insulti, rispetti il voto". Il capo leghista non considera ancora del tutto sfumato il "forno" coi Cinque Stelle. Sullo sfondo l'ipotesi di elezioni anticipate in autunno.

Commento

Corvo. Meraviglia che il PD si riservi fino al 3 maggio e voto in Direzione per dare una risposta al M5s. Meraviglia perché Di Mai lo sta ricattando dicendo: accordo al rialzo ( si pensa rispetto a quello proposto a Salvini) e poi o così o elezioni anticipate. Meglio elezioni.

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