Governo. La democrazia se ne è già andata altrove

Panebianco, invitare al tavolo delle trattative e per la formazione del Governo corpi dello stato

di Domenico Cacopardo, 3.5.2018 www.italiaoggi.it

Sorprendentemente, l'ex giornale della borghesia illuminata milanese nei giorni scorsi ha messo in pagina un illuminante editoriale di Angelo Panebianco, suo prestigioso columnist, rara avis di razionalità liberal-democratica in un contesto generale che privilegia altri valori, anzi disvalori. Provocatoriamente, Panebianco suggerisce di invitare al tavolo delle trattative per la formazione di un nuovo governo i rappresentanti dei corpi dello stato, in particolare della magistratura (ordinaria, contabile e amministrativa) e della dirigenza pubblica. Aggiungerei, perché esistono e sono estremamente influenti al di fuori del loro mondo autoreferenziale e chiuso con i catenacci, i militari. Nonché una rappresentanza significativa dei pubblici ministeri che, all'interno delle organizzazioni giudiziarie, costituiscono una sorta di associazione di fatto a sé stante molto influente e non idoneamente rappresentata dall'Anm.

In passato, nel calderone omnicomprensivo della deprecata (troppo) prima Repubblica, durante le consultazioni per la formazione di un governo si usava incontrare i sindacati (Cgil, Cisl, Uil), le associazioni datoriali (Confindustria, Confcommercio, Confagricoltura, cooperative) e, talora, anche rappresentanti di interessi diffusi. Alla fine, il premier incaricato otteneva una rassegna dei problemi e delle esigenze che annegava in un programma più o meno roboante, più o meno minimalista a seconda delle esigenze del momento e dei suoi gusti. Nessuno mai avrebbe potuto accusarlo di mancanza di sensibilità democratica o di personalismi. La sublimazione avvenne a opera di Carlo Azeglio Ciampi che, nell'ansia di ottenere sempre i più ampi consensi, mise in scena, anche da primo ministro, sterminati tavoli di concertazione che, senza l'accorta regia di Antonio Maccanico e di Andrea Manzella, sarebbero stati causa di gravi disastri politici.

Ora, il suggerimento è quello di chiedere (ai vertici?) degli «apparati della forza» (mutuando l'espressione di Stalin) un loro contributo per la soluzione della crisi. Se c'è una dose certa di realismo, c'è anche il riconoscimento di una già avvenuta espropriazione di democrazia, nient'affatto rassicurante.

www.cacopardo.it

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