Governo. Assecondare fino in fondo la corrente? No, la politica può ancora dare qualcosa

La crisi della politica si vede solo quando il ragionevole è sostituito dall'ardore eccitante della stupidità, quando fare i governi diventa una lotteria senza numeri vincenti

di Giuliano Ferrara 6.5. 2018 www.ilfolgo.it (in abbonamento e oggi in edicola)

Scriverei, se non lo amassi, se non fossi un seguace umile della sua splendida lingua italiana, se non mi fossi sempre comportato da entusiasta delle sue virtù personali, del suo disinteresse, della sua preziosa ma incandescente personalità e sobrietà, dote eroica in Italia, scriverei: ma non si vergogna ora un poco Alfonso Berardinelli di aver votato per i grillozzi? Lo annunciò qui quel voto, dopo le elezioni, con un’armatura di argomenti tanto povera da risultare ricchissima, ai confini della profezia: voleva che si andasse fino in fondo, una buona volta. Il suo gesto mi è tornato alla mente leggendo la chiusa di un buon testo sulla Stampa di Giovanni Orsina: la “crisi della politica è così grave da far maturare a molti elettori la convinzione non del tutto irragionevole, ma di certo assai pericolosa, che l’unico modo per uscirne non sia resistere o tornare indietro, ma assecondare fino in fondo la corrente”.

Io sono invece “tendenza Cerasa”, e mi abbevero al suo manuale di resistenza allo sfascismo, ma questo alla fine conta poco, si può resistere anche mandando al diavolo le conseguenze dei propri atti, un’etica della convinzione che può portare al nullismo, alla caparbia volontà di affrontare il peggio, costi quel che costi. Ciò che oggi dovrebbe provocare rossore, la promozione di un grillozzo al rango di presidente del Consiglio virtuale, con gli effetti che si conoscono ormai anche troppo bene, è stato ieri un legittimo manuale di resa senza discrezione, una ritirata non strategica, la presa d’atto di una Caporetto delle istituzioni che non parlano più, hanno il mutismo come stile, e se parlano parlano troppo e male. Quindi il tema non è la responsabilità civile o la vergogna, il tema no

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