Contro un governo da incubo serve un’opposizione da sogno

Pd e FI non bastano. Renzi, il Cav. e il dovere di costruire insieme un patto di resistenza allo sfascismo, partendo da un nome

di Claudio Cerasa 19 Maggio 2018      www.ilfoglio.it

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Matteo Salvini e Luigi Di Maio un nome giusto per guidare il governo dell’annichilimento, altro che cambiamento, lo troveranno senz’altro, e non potendosi permettere nessun volto esperto e nessun volto competente – non sia mai che a Palazzo Chigi ci vada qualcuno del “sistema”, in fondo uno vale uno – a governare il paese non sarà un volto che agirà nell’interesse nazionale, ma sarà un premier-algoritmo che agirà nell’interesse dei nuovi azionisti della Tetra repubblica. Il problema vero, in attesa di seguire la simpatica trovata del voto ai gazebo della Lega, dove a qualche elettore non leghista potrebbe venire voglia di andare a votare e far saltare tutto, perché mille volte meglio riprovarci con le elezioni che rassegnarsi a un governo antieuropeista nemico della democrazia rappresentativa, non è però chi andrà a Palazzo Chigi, o almeno non è solo questo.

C’è, se vogliamo, un problema persino più importante che non riguarda il possibile nome terzo in grado di mediare tra Salvini e Di Maio. Ma riguarda il possibile nome terzo capace di mediare tra gli azionisti di maggioranza di due partiti destinati a puntare in modo simmetrico le proprie lame contro i nuovi sfascisti. I volti sono sempre loro: Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Per ragioni diverse, in modo più o meno inconfessabile, entrambi immaginano un giorno di poter essere nuovamente in corsa per tornare a Palazzo Chigi (Berlusconi ha detto ieri di essere disponibile all’incarico anche domani mattina come presidente del Consiglio, come a voler dire con un sorriso provocatorio: beh, se cercate un terzo uomo, eccomi qui, cucù!). A entrambi naturalmente auguriamo la massima fortuna, ma quando il governo sfascio-leghista partirà sarà chiaro a tutti, anche a Renzi e a Berlusconi, che la figura di sintesi più importante da cercare nei prossimi mesi riguarda l’uomo o la donna che avrà il compito di svolgere l’unico lavoro che potrà permettere nei prossimi anni di riequilibrare il governo dei barbari: una figura di sintesi capace di rappresentare al meglio due elettorati che alla luce del primo governo sovietico d’Italia avranno sempre di più profili complementari: quello del Pd e quello di Forza Italia. Grazie all’opposizione fatta dal Pd, e da Renzi, all’ipotesi del governo con il Movimento 5 stelle, il Pd avrà la possibilità di essere qualcosa di diverso da una costola della Casaleggio Associati. Grazie all’opposizione che Berlusconi promette di fare al governo Salvini e Di Maio – “Salvini”, ha detto ieri il Cav., “non ha parlato a nome della coalizione, ha sempre parlato a nome suo e della Lega, in questo momento con Salvini c’è molta distanza” – quel che resta del Partito popolare in Europa avrà la possibilità di ritagliarsi uno spazio alternativo al modello trumpiano-lepeniano.

Lo spazio esiste, per costruire un modello culturale, economico, democratico fieramente europeista, fieramente anti moralista, fieramente anti sovranista, fieramente anti assistenzialista, capace di spiegare che i guai dell’Italia non sono le auto blu ma sono le inefficienze e capace di ricordare che i guai dell’Italia non sono i trattati europei ma sono i bassi livelli di produttività. Ma la politica ci insegna che nessuno spazio rimane vuoto in eterno. E per questo se non ci sarà un investimento forte da entrambe le parti non su un reggente incaricato di guidare le opposizioni, come se la fase storica fosse ordinaria e non straordinaria, ma su un politico veggente, incaricato cioè di guardare al futuro e di trovare punti di contatto tra i due poli dell’europeismo, l’alternativa al governo Di Maio-Salvini rischia di diventare simile a quella già osservata in città come Roma e come Napoli, dove di fronte a due impresentabili della politica come Virginia Raggi e Luigi De Magistris le opposizioni hanno scelto di utilizzare una formula omerica per contrastare ai due non sindaci: “Outis”, nessuno. Oggi può sembrare difficile crederlo, ma il tempo dimostrerà che il rischio dell’opposizione “outis”, in Italia, può essere evitato solo se ciò che rimane del centrodestra e ciò che rimane del centrosinistra sceglieranno di investire in modo progressivo, e deciso, su un volto e un progetto trasversali capaci di occupare con forza le praterie che si apriranno un secondo dopo la nascita del governo Barnum. Non è necessario che ce lo facciano sapere, non è necessario mostrare di essere concentrati sul progetto come Danilo Toninelli e non è necessario che ci si riunisca in un albergo con Rocco Casalino per dimostrare di aver chiara la traiettoria per una sana e robusta opposizione.

Ma se dovessimo scegliere un incarico urgente – fate presto! – da affidare a Renzi e Berlusconi, e a ciò che resta dei loro partiti che oggi non sono più in grado di contenere da soli l’alternativa allo sfascismo, oggi come non mai l’incarico sarebbe chiaro: costruire le fondamenta di un polo europeista e individuare uno o più leader da far crescere, e non per investirli ma per investirci su. Vale per le prossime elezioni politiche ma vale anche per le prossime amministrative. Un patto di resistenza allo sfascismo – cosa aspettano Renzi e il Cav. a chiedere a Calenda di iniziare a mettere insieme un progetto per candidarsi come sindaco di Roma? – per creare un’alternativa dell’apertura. Con una leadership a metà tra quello che può essere il pensiero di Draghi, il metodo Marchionne, l’esperienza di Colao, le idee di Renzi, la forza del Cav. Serve un veggente, non un reggente. E forse, sì, è solo un sogno ma di fronte a un governo da incubo non resta che scommettere sull’unica alternativa possibile: un’opposizione da sogno. Sarebbe bello che anche l’assemblea del Pd oggi avesse il coraggio di ripartire da qui.

Commenti

DBartalesi

19 Maggio 2018 - 10:10

Ma lei sta ipotizzando una sorta di Comitato di Liberazione Nazionale contro lo "sfascismo", come fu per il Fascismo dopo l'8 settembre. Le cose stanno come allora? In parte si, per la ragione che, nostra opinione, il "populismo" portato avanti con nuovi e moderni mezzi, nasce nel primo dopoguerra con Mussolini, e oggi torna con nuove forme. E cosa negata con caparbia ipocrisa, gli italiani amarono il populista d'antan fino a dopo che li portò al disastro. Oggi è il lepenista dichiarato Salvini che vuole "spezzare le reni all'Europa", andare contro l'usura della finanza, mettere prima i suoi "fratelli". Che tenta l'accordo con il M5S per la ragione che sono più malleabili delle residue truppe di Berlusconi, e detestano la democrazia parlamentare. E il punto è che a fronte di tutto ciò la Lega sta salendo oltre al25 per cento, quindi questo nuovo agitare l'italianità dalla finestra di FB piace ancora ai nostri connazionali. Come fini lo sappiamo, come finirà vedremo.

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Rispondimauro

19 Maggio 2018 - 09:09

Caro Cerasa, con tutto il rispetto per il Suo accorato appello, un'opposizione "da sogno" dovrebbe trovare le sue fondamenta in uno sposalizio tra un Fitto e una Cirinnà. Io credo che passeremmo da un incubo all'altro, anche se per differenti punti di vista. D'altronde questo non è periodo di sogni ma di incubi. E non solo per noi, per tutto l'Occidente, che cerca di consolarsi guardando il lato b della nuova principessa Windsor. E non serve nemmeno rileggersi le profezie di Heidegger, Evola o Carl Schmitt per convincersi di questo, lo si percepisce nell'aria. Quindi, nelle more, perchè non approfittare di un bel governo giallo verde e godersi reddito di cittadinanza e flat tax?

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