Il dipietrismo con altri server. Il dramma di un’opposizione kafkiana

Che fine hanno fatto i sindacati?

Lettere Direttore 19 Giugno 2018 alle 06:13 www.ilfoglio.it

1-Al direttore - Da quando si è costituito il governo di Giuseppe Conte mi interrogo su come liberarsi di questa maggioranza. Visti i sondaggi, avevo scartato un ribaltamento elettorale. Inoltre – considerando l’inconsistenza delle opposizioni politiche e sociali (che fine hanno fatto i sindacati?) – non nutrivo alcuna fiducia nella palingenesi delle lotte e delle manifestazioni dei lavoratori (i quali peraltro hanno votato per la Lega e i 5 stelle). Non avevo pensato – mea culpa – all’iniziativa della magistratura inquirente che anche stavolta non si è smentita. Il nuovo scandalo sullo stadio della Roma è fondato su di un ampio teorema sorretto da qualche frase smozzicata, raccolta con le intercettazioni. Confesso che – da garantista – ero tentato di solidarizzare con i “grillini/salviniani”, nonostante che li consideri irrecuperabili nemici. Poi, quando Giggino Di Maio ha dichiarato che, per fatti tanto gravi, non può sussistere la presunzione di innocenza, mi è venuto spontaneo proferire un sonoro e meritato “vaffa”. Somigliano allo scorpione che punge a morte la rana, sul dorso della quale sta attraversando il fiume. Sono forcaioli anche con se stessi.

Giuliano Cazzola

Il grillismo è il dipietrismo con altri server.

2-Al direttore - Caro Cerasa, in Italia ci siamo più volti imbattuti in momenti in cui va di moda una facile lotta contro i poteri costituiti; allora qualcuno agita le masse portando avanti critiche distruttive e mai costruttive, portando disorientamento in nome di un’ipotetica attitudine a governare. La forza di un governo è di scansare con decisione influenze di comodo per evitare inutili salti nel buio. La forza di un governo è che finalmente il suo popolo si possa identificare nelle istituzioni e nelle leggi. Il problema è che siamo abili a distruggere ma mai a costruire una casa su solide fondamenta. Allora diventa più semplice come primo atto, distruggere quanto di buono fatto in passato dai precedenti governi, che tentare di costruire una casa con fondamenta posate sulla roccia. Vorrei incontrare un politico che sia capace di cogliere in anticipo i segni dei tempi e che sia capace di portare alla luce quanto di positivo accade (magari) nei paesi più avanzati. Ma purtroppo in Italia vanno di moda i professionisti del consenso utile subito. Io personalmente preferisco guardare ai politici meno applauditi oggi, ma dediti a costruire un ponte tra il consenso di oggi e quello di domani. Questi sono i politici responsabili.

Andrea Zirilli

Se le uniche idee popolari sono quelle populiste, i non populisti dovrebbero chiedersi perché le proprie idee non populiste non sono più popolari. Le idee giuste non diventano sbagliate solo perché sono perdenti. Ma per provare a far diventare le proprie idee nuovamente vincenti non ci si può limitare a dire che i propri avversari dicono solo cose sbagliate. Bisogna offrire un’alternativa credibile ma soprattutto popolare. Al momento l’alternativa è perfettamente kafkiana: “C’è una meta, ma non una via e ciò che chiamiamo via è solo indugiare”.

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