Emiliano dignità (tà-tà)

La Corte Costituzionale ha stabilito che il governatore della Puglia non può restare allo stesso tempo magistrato ed esponente politico. E ora che si fa? Un decreto dignità ad personam?

di Maurizio Crippa 4 Luglio 2018 alle 20:40 da www.ilfoglio.it

Chissà se adesso chiederà un decreto dignità, magari ad personam. Eddai, lasciategliela la possibilità di tenere un piede in due scarpe, in due carriere, per quanto costituzionalmente inconciliabili. Che tanto: Montesquieu, chi era ’sto fesso? Lui, quello che adesso la Consulta ha rimesso in riga, è Michele Emiliano, che ha fatto il sindaco di Bari e attualmente è governatore della Puglia. Ma sempre col doppiofondo da un’altra parte, “sono e sarò sempre in fondo al mio cuore un magistrato”, disse, una delle sue tante fanfaluche da populista ante litteram e giustizialista in servizio permanente attivo. E voleva candidarsi pure segretario del Pd, lo scorso anno, che appunto: che differenza fa? Per uno che aveva compreso, da magistrato, che “le ragioni di tanti crimini e della stessa difficoltà di cambiare il destino dei bambini dei quartieri più difficili delle nostre città stava nelle insufficienze della politica”. E dunque aveva fatto due più due, o il paso doble, fin dal 2004. Ma adesso, e chissà quanto è amareggiato, la Corte Costituzionale ha stabilito che no, Emiliano non può restare allo stesso tempo magistrato, seppure in aspettativa, ed esponente politico. E’ un illecito disciplinare, “l’iscrizione o la partecipazione sistematica e continuativa dei magistrati a partiti politici” è vietata. Ma a parte la norma, ci voleva così tanto per stabilire e magistratura e politica sono concetti e prassi un tantino diversi? Altrove sarebbe una banale questione di cultura delle istituzioni. Emiliano si lamenterà quanto vuole, ma ancora lo Stato diritto e la separazione dei poteri esistono. Ci vuole dignità (tà-tà).

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