I problemi dei lavoratori del terziario oltre le aperture domenicali

Disparità di reddito. Contratto nazionale non rinnovato. Orari flessibili sbilanciati a favore delle aziende e tempo sottratto alle famiglie. I guai dei dipendenti del commercio al di là dei turni nei festivi.

MARCELLO PIROVANO, 11.9.2018 www.lettera 43

Oltre le chiusure domenicali c'è di più. E ha a che fare con le condizioni di lavoro dei 450 mila dipendenti della grande distribuzione. L'annuncio dell'imminente legge per imporre lo stop alle aperture degli esercizi e dei centri commerciali nei giorni festivi è arrivato direttamente dal vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. Giù dunque tutte le saracinesche l'ultimo giorno della settimana? Non proprio, visto che un meccanismo di turnazione dovrebbe prevedere il 25% dei negozi aperto, e gli altri a riposo, come ha spiegato Di Maio. In modo tale da garantire «sempre un posto dove andare a fare la spesa». I sindacati hanno fatto capire di vedere di buon occhio la proposta. Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale della Filcams-Cgil, ha sottolineato come le le condizioni di lavoro degli addetti del settore siano «inevitabilmente peggiorate, con turni ormai strutturalmente su 365 giorni all'anno e con la sperimentazione dell'orario h24». E anche per Mirco Ceotto della Fisascat Cisl, interpellato da Lettera43.it, «l'indiscriminata apertura domenicale dei negozi non risolve certo i problemi del commercio: il reddito disponibile per le famiglie resta quello, spenderlo su 6 o su 7 giorni non cambia le cose».

Di Maio Lavoro Domenica Negozi Chiusi Commercio

Il governo vuole rivedere il sistema di apertura domenicale dei negozi.

RIVEDERE LA LEGGE DI MONTI PER «RIDARE DIGNITÀ»

La liberalizzazione delle aperture e degli orari è stata introdotta nel 2011 con il decreto Salva Italia all'epoca del governo tecnico presieduto da Mario Monti. Una possibilità data a tutti di aprire 24 ore per 365 giorni l'anno che secondo Ceotto ha creato «problemi organizzativi enormi per le imprese, che devono tenere aperto sempre. Provocando anche un aumento dei costi che poi viene scaricato sul prodotto finale». Una deregolamentazione con conseguente "far west" che per la Fisascat Cisl è ben diversa dalla logica della legge Bersani di fine Anni 90, quando «c'era stato un ragionamento tra sindacati, associazioni imprenditoriali ed enti locali che immaginavo quali servizi dare alla cittadinanza anche nei giorni festivi». Ecco perché ora i rappresentanti di chi è occupato nei settori commercio, terziario, turismo e servizi hanno aperto a una revisione della legge di Monti: «I turni domenicali hanno segnato un cambio di strategia e di cultura», commenta Ceotto, «e ora si può ridare dignità al lavoro domenicale solo se lo concordiamo assieme».

I PROBLEMI DEL SETTORE: LA DIVERSITÀ DI REDDITO

Ma domeniche a parte, i problemi del settore si estendono oltre la questione del lavoro straordinario. Ceotto ricorda innanzitutto quello della «diversità di reddito». Perché nel commercio esiste «moltissimo part time, con persone che lavorano 20 ore o 24 ore alla settimana, creando difficoltà economiche all'interno della famiglia». Che però non verrebbero attenuate con la chiusura delle domeniche, anzi. Se restare a casa in famiglia diventa un sollievo per chi è tutelato da contratti a tempo indeterminato, si traduce anche e soprattutto in mancati introiti per chi vive di precarietà.

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Le lunghe file ai centri commerciali.

PAGA: PREVISTA (E DISATTESA?) UNA MAGGIORAZIONE DEL 30%

Senza contare il tema dell'«indisponibilità sempre più diffusa da parte delle imprese a contrattare anche il riconoscimento economico per i turni di lavoro domenicali», ha sottolineato ancora Gabrielli (Filcams-Cgil). Un vulnus retributivo non riconosciuto però da Ceotto della Cisl: «Durante la domenica c’è un pagamento con una maggiorazione prevista del 30% e spesso i contratti nazionali che facciamo con la grande distribuzione riescono ad aumentare questa cifra. Così come fanno i contratti territoriali, quelli stipulati con le Confcommercio che riguardano le piccole imprese. C'è quindi una copertura contrattuale abbastanza importante dal punto di vista restributivo».

CONTRATTO NAZIONALE DEL LAVORO: NIENTE RINNOVO DAL 2013

Casomai i nodi da sciogliere sono altri. Come quello del Contratto nazionale del lavoro che nella grande distribuzione organizzata manca. «Non è stato rinnovato, non viene applicato: i lavoratori è ormai da cinque anni che attendono», ricorda Ceotto. Infine, la tematica degli orari. I sindacati spingono per «rivedere la flessibilità organizzativa di un lavoro che si fa su 38 ore spalmate nell'arco in sei giorni o addirittura di sette. Molto tempo a disposizione dell’azienda e poco per la famiglia».

LA PROPOSTA LEGHISTA: APERTI NELLE CITTÀ TURISTICHE

Argomenti sotto i riflettori, ma che rischiano di finire nel dimenticatoio una volta esaurito il dibattito politico sulla "rivoluzione" domenicale. Che stando alle intenzioni del governo intanto procede spedita. Il ministro per i Rapporti con il parlamento Riccardo Fraccaro ha ribadito che «la maggioranza presenterà una proposta in grado di tutelare lavoratori e Pmi, in modo da ripristinare regole certe in un settore dove vige la legge del più forte. Noi tireremo dritto e approveremo la legge». Mentre il ministro leghista Gian Marco Centinaio (Agricoltura e Turismo) ha rilanciato: «Non blocchiamo le aperture domenicali nelle città turistiche».

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