Se per fare il condono s’intasano i tribunali

La Lega pensa all’estensione del concordato per attuare la pace fiscale. Ahi

di Redazione 22 Settembre 2018 www.ilfoglio.it

All’inizio sembrava poco più di una suggestione, sussurrata senza troppa convinzione nel dibattito scomposto intorno al Def. Ora, però, sono sempre di più, e sempre più importanti, gli esponenti della Lega che la ripropongono: sì, il Carroccio sta davvero pensando a una estensione del concordato preventivo. “Ci stiamo lavorando”, confermano dal governo. Sarebbe questa, cioè, la soluzione elaborata per poter dare un seppur vaga realizzazione alla annunciata “pace fiscale”. Ennesimo artifizio lessicale per descrivere quello che in realtà si vorrebbe approvare: cioè un condono. Il problema è che il condono, specie se con un tetto fissato a un milione di euro e magari pure una qualche forma di voluntary disclosure, per i grillini è improponibile: a Luigi Di Maio non piace, e soprattutto non piace l’idea di doverlo spiegare a una buona parte dei suoi parlamentari.

Ed è per questo che la Lega sta studiando una soluzione alternativa, che possa in qualche modo offrire ai debitori insolventi nei confronti dello stato una sorta di pagamento agevolato, senza che però ciò appaia come un favore agli evasori. E certo, dopo la flat tax con cinque aliquote, dopo il superamento della legge Fornero fatto attraverso una “quota cento” che prevede i fondi di solidarietà pagati dalle aziende private, dopo il reddito di cittadinanza oggi no, domani nemmeno, ma dopodomani chissà, verrebbe da dire che anche quello del concordato preventivo non sia altro che l’ennesima revisione al ribasso di una promessa irrealizzabile. “Ma permetterebbe di rispettare – ribattono i leghisti – il dettato del contratto di governo, dove si parla di situazioni involontarie di dimostrata difficoltà economica”. Vero, forse.

Ma i dubbi, rispetto a questa soluzione, sono molti e rilevanti. Lo stato agirebbe in sostanza come un creditore privato, sottoscrivendo degli accordi che prevedono un pagamento parziale. Ma solo nel caso in cui il soggetto coinvolto sia un imprenditore individuale, una società o una associazione, com’è previsto dalla legislazione attuale, o anche per i privati e le semplici partite Iva? E come comportarsi con le soglie di fallibilità? Ma il problema è soprattutto un altro. Mentre il condono, nelle sue varie forme, è una semplice procedura amministrativa, snella e immediata, il concordato preventivo prevede necessariamente una procedura controllata dai tribunali. E quelli italiani di tutto hanno bisogno, tranne che di venire ulteriormente intasati.

Commenti

carlo schieppati

22 Settembre 2018 - 23:11

Finalmente un sano realismo: l'unica lotta seria all'evasione sono i condoni, che tra l'altro spesso fanno emergere nuova base imponibile destinata a portare benefici fiscali anche per gli anni a seguire. Hanno accertato (?) 36 mld di evasione IVA: è una buona notizia. Sono tutte risorse sottratte alla spesa improduttiva e alla rendita parassitaria e clientelare dello Stato; risorse rimesse nel circolo virtuoso della produzione e del consumo che che a loro volta aumentano i redditi e perciò il gettito dell'erario, nonché i versamenti contributivi. L'evasione fiscale si risolve in un beneficio generalizzato ed evidenzia un saldo positivo anche per lo Stato. E' una variante della curva di Laffer: più aumenta l'evasione, più aumenta il gettito.

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