È al potere la classe della massa che ha sostituito il ceto medio

La politica economica, al pari di ogni altra decisione umana, non è qualcosa di immutabile nel tempo né una ricetta dagli ingredienti unici. E in quale società viviamo oggi ?

di Edoardo Narduzzi 2.10.2018 www.italiaoggi.it

La politica economica, al pari di ogni altra decisione umana, non è qualcosa di immutabile nel tempo né una ricetta dagli ingredienti unici. Se qualcuno avesse parlato del New Deal all'inizio del Novecento sarebbe stato tacciato di sedizione dell'ordine costituito. La verità è che la politica economica, negli strumenti che impiega, si adatta nel corso del tempo ai mutamenti e alle evoluzioni della società nella quale agisce e si applica.

E in quale società viviamo oggi? In un contesto molto più complesso e articolato di quanto non pensino a Berlino e di quanto fosse percepito all'epoca della firma del trattato di Maastricht. Quindici anni fa in un saggio per l'Einaudi intitolato «La fine del ceto medio e la nascita della società low cost» provai ad anticipare anche il contesto nel quale doveva operare la politica economica chiamata a redistribuire risorse, tassare e promuovere lo sviluppo in un mondo post ceto medio.

La emergente classe della massa, come venne definito il post ceto medio, evidenziava già allora dei comportamenti collettivi e sociali originali che mal avrebbero favorito politiche economiche «già viste». Certo, ci sono voluti anni perché la classe della massa diventasse nuova realtà politica e poi di governo, perché quel fenomeno troppo semplicemente etichettato come populismo proprio ciò è: l'ingresso nella scena politica occidentale della classe della massa al posto del ceto medio.

Muovendo da queste considerazioni si deve analizzare la prima proposta di politica economica del governo gialloverde. Una manovra senza ombra di dubbio non ortodossa e non in linea con quanto, con diverse sfumature, fatto dal 2008 in poi. Essa offre alla classe della massa una serie di strumenti: una generosa sanatoria fiscale; un accenno di flat tax; un sussidio per le fasce meno abbienti della società; maggiore flessibilità pensionistica e così via. Il governo Renzi provò a comprare il consenso della classe media che non esiste più investendo 10 miliardi di euro per approvare la politica economica degli 80 euro in busta paga che, elettoralmente, produsse un effetto positivo solo per qualche mese. Il governo Conte punta al cuore della sua costituency sociale, variegata ma originale, e per farlo non può seguire ricette ortodosse di politica economica. I mercati, gli investitori e le tecnocrazie varie difficilmente apprezzeranno, ma prima o poi anche loro dovranno capire che in una società originale solo una politica economica altrettanto originale può essere prodotta da chi la governa e che il premio del rischio deve imparare a scontare tutto ciò.

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