Nuovo capitolo politico: stavolta le lotta non è fra i partiti ma si è scatenata fra istituzioni e parte del Parlamento

La situazione è inedita. E per tanti versi grottesca. In Italia, forse per la prima volta, sulle scelte economiche non si è accesa una battaglia tra le varie fazioni politiche

di Daniele Marchetti, 13.10.2018 www.itliaoggi.it

La situazione è inedita. E per tanti versi grottesca. In Italia, forse per la prima volta, sulle scelte economiche non si è accesa una battaglia tra le varie fazioni politiche. Bensì tra politica, ovvero, tra i partiti al potere (come si sarebbe detto un tempo) e il livello più alto delle istituzioni economiche nazionali: Banca d'Italia, Corte dei Conti, Ufficio parlamentare di Bilancio. Un fronte istituzionale contro la maggioranza del Parlamento.

Certo, anche le manovre del Governo Renzi furono criticate assai duramente dalle stesse autorità economiche nazionali. Ma mai, come sta accadendo in questi giorni, era stato costituito un così cospicuo, autorevole ma anche inquietante cordone «sanitario» di «tutela nazionale» attorno alle scelte economiche di un Governo. E mai si era verificato che in tutto ciò vi fosse un'assenza tanto marcata e sconcertante dell'opposizione.

La questione ormai non ha più solo un risvolto economico bensì investe la sfera democratica nella sua divisione di ruoli e funzioni. In ballo non c'è più la ragione della sostenibilità delle scelte governative. Con il passare delle ore la partita sembra prendere la piega di una battaglia tra una parte dello Stato e il Governo. Una drammatica pressione, sfociata nella riunione convocata al Quirinale, tra una parte più influente della gerarchia istituzionale e la parte maggioritaria della politica rappresentata in Parlamento e, sondata settimana dopo settimana, nel Paese.

Forse mai, in uno stesso giorno, contro le scelte di politica economica del Governo, si è registrato il parere contemporaneo e negativo di Banca d'Italia, Corte dei Conti, Upb. Un fronte che non si limita a una critica generale sul documento di aggiornamento al Def ma, anzi, interviene nel merito delle singole scelte politiche (Bankitalia contro il superamento della cosiddetta «legge Fornero», la Corte dei Conti contro la sostenibilità di un deficit/pil al 2,4% e l'UpB contro la previsione di crescita per il 2019 al 1,5%) da indurre il pensiero di una «regia» o quanto meno di un'azione di forte ed asfissiante accerchiamento istituzionale interno assolutamente più determinato e determinante dell'avversione europea.

Una situazione inedita nella quale niente sembra essere davvero normale, soprattutto l'assenza di un'opposizione che ha il timore di chiedere lo scioglimento delle Camere e il ritorno al voto, come dovrebbe accadere in una democrazia normale, per paura di essere definitivamente spazzata via. Come sempre tutto appare drammaticamente grave ma non serio. In fondo chiunque abbia idee per rilanciare un Paese annichilito come l'Italia non potrà che tentare di liberarsi da imposizioni comunitarie giuste in periodi di prosperità ma assolutamente frustranti in anni di crisi socio-economica.

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