BOERI SI OPPONE ALLA QUOTA 100 PERCHÉ L'INPS FAREBBE IL BOTTO

L'ENTE SI TROVEREBBE A PENSIONARE MOLTI DEI SUOI STESSI IMPIEGATI, GIÀ INSUFFICIENTI, TRA I 1 E I 4MILA DIPENDENTI.

Giacomo Amadori per ''La Verità'' www.dagospia.com

SENZA CONTARE CHE SU CIRCA 1.000 MEDICI POTREBBERO ANDARNE IN PENSIONE 300, CON RICADUTE SU VISITE FISCALI E APPUNTAMENTI PER LE INVALIDITÀ. SENZA UN CONCORSO (AL VOLO), SE PARTE LA RIFORMA L'INPS S'INCHIODA

Pacco, doppio pacco e contropaccotto era il titolo di un celebre film del regista Nanni Loy. Quel titolo, con Tito Boeri presidente dell' Inps, potrebbe adattarsi perfettamente al destino dei pensionati italiani. A lanciare l' allarme è stato proprio il figlio di Loy, Guglielmo, presidente del Comitato di indirizzo e vigilanza (Civ) dell' Inps. Ieri a un incontro pubblico ha sospirato: «Siamo molto preoccupati per quota 100 e reddito cittadinanza. Per l' attuale struttura dell' Inps è prevedibile un calo tra i 2.000 e i 4.000 operatori (che entrerebbero nella quota 100). Questo potrebbe significare un arretramento della presenza dell' istituto a livello territoriale per mancanza di personale.

Quindi sarebbe saggio che il Parlamento e il governo predisponessero un provvedimento straordinario per rafforzare la rete dell' istituto».

Il 28 settembre Loy ha inviato una lettera a Boeri e al direttore generale Gabriella Di Michele per segnalare la preoccupazione dei dipendenti per gli effetti delle probabili innovazioni in materia di pensionamento anticipato e contrasto alla povertà oltre che per le conseguenze del ricalcolo delle cosiddette pensioni d' oro e della rivisitazione degli ammortizzatori sociali («modifiche estensive della cassa integrazione»).

Il tutto a fronte di un taglio del personale potenziale di circa 4.580 dipendenti, quasi il 20% del totale. Senza contare che su circa 1.000 medici potrebbero andarne in pensione 300, con ricadute su visite fiscali e appuntamenti per le invalidità.

«Non ci voleva la laurea in economia per capire che l' equazione meno personale più prestazioni da erogare potesse essere un problema», ironizza Loy. «Il presidente? Ci ha risposto dicendo di condividere la preoccupazione».

Sorge il dubbio che Boeri stia facendo la guerra a quota 100 nella consapevolezza di non essere pronto ad affrontare le novità. Secondo il capo del Civ, Boeri dovrebbe agire in fretta: «Bisognerebbe andare dal governo e dire: voi siete liberi di fare qualsiasi intervento, ma se non accompagnate le innovazioni con un supporto operativo all' istituto io vi dico sin da oggi che c' è il rischio di ritardi».

Possibili soluzioni? «Faccio un esempio: l' Inps ha un concorso aperto per 1.000 persone da assumere con 4.000 candidati che hanno superato le prime due selezioni. Si potrebbe attingere da questo serbatoio per rimpiazzare le uscite in programma, ma occorre farlo subito, prevedere le nuove assunzioni nella legge di bilancio che è in preparazione.

Ci vorrebbe una grande pressione politico istituzionale su questo argomento».

Ma Boeri non sembra più impegnato a sabotare la nuova norma che a preparare le contromisure? «C' è un' interferenza», scherza Loy. Quindi si fa serio: «Spero non sia così. Certo poteva dedicare la stessa energia con cui ha espresso le valutazioni su quota 100 per sostenere la necessità di rafforzare l' istituto. Magari lo ha fatto, ma io non ne ho notizia».

La platea potenziale dei nuovi pensionati d' anzianità è di oltre 400.000 persone, a cui bisogna aggiungere chi avrà diritto al reddito di cittadinanza. Esiste un rischio di paralisi per l' Inps? «L' istituto già oggi è al limite della sofferenza, visto che la riduzione del personale, con un saldo negativo annuo di 700-800 operatori, è costante e graduale. Questo ha portato a un ridimensionamento della presenza territoriale con la chiusura o la trasformazione di alcune agenzie.

Oggi eroghiamo circa 200-250.000 nuove pensioni anticipate l' anno (217.000 definite e accolte nel 2017, ndr); se, con stime prudenziali, nell' arco di uno o due anni, arriveranno dai 100.000 ai 200.000 nuovi "clienti", è facile immaginare che si possa andare in tilt». Anche perché l' Inps non ha ricevuto in eredità dagli enti che erogavano le pensioni ai dipendenti del pubblico impiego i dati personali di tutti gli interessati.

Per questo occorre molto tempo per ricostruire compiutamente le loro carriere. «Sino a oggi, con la giusta programmazione, la cosa era fattibile, anche se con un po' di fatica. Ma se adesso arriveranno tutti questi nuovi pensionati, soprattutto dal settore pubblico, dove c' è una maggiore continuità contributiva, il lavoro si moltiplicherà ed è comprensibile l' apprensione».

Che tipo di contrattempi si possono ipotizzare? «O ci sarà un po' di ritardo nell' erogazione delle pensioni o si dovranno sacrificare altre prestazioni: è ovvio che se le pensioni da "lavorare" raddoppieranno i direttori dei vari uffici potrebbero pensare, per rispondere all' urgenza, di spostare personale in quel settore, sottraendolo magari da altri sportelli, disoccupazione, entrate, eccetera. Ma a quel punto si provocherebbe un danno negli altri servizi».

Pare di capire che comunque sia scongiurato un nuovo plotone di «esodati», senza lavoro né pensione «Presumo che essendoci la necessità della continuità di reddito tra lavoro e pensione è probabile che l' istituto rafforzi il fronte delle pensioni, però a scapito di altre prestazioni che non sono solo gli ammortizzatori, ma anche bonus mamma, bonus bebè, per non parlare del reddito di inclusione che già oggi (con una platea di circa 500-600.000 domande) è in sofferenza perché le procedure sono complicatissime e non sempre dipendono dall' Inps». In definitiva l' Inps dovrà decidere se rallentare tutti i servizi oppure offrire alcune prestazioni nei tempi previsti e altre con molto ritardo.

Non esiste una terza opzione.

«Se oggi con 10 persone sistemo 10 pratiche, presto dovrò chiuderne 15 con 8 impiegati e i conti sono presto fatti» conclude Loy. Lasciando intuire che per gli italiani pacchi, doppi pacchi e contropaccotti sono già pronti.

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