Se l'alleanza M54s-Lega dovesse saltare non si andrebbe al voto

L'implosione temuta (e sperata da altri) del Movimento 5stelle che non regge alle proteste per l'inadempienza sulle promesse elettorali, sembra anticipare lo scenario di una rottura dell'alleanza di governo

di Sergio Soave 31.10.2018 www.italiaoggi.it

L'implosione temuta (e sperata da altri) del Movimento 5stelle che non regge alle proteste per l'inadempienza sulle promesse elettorali, sembra anticipare lo scenario di una rottura dell'alleanza di governo, che molti pronosticavano per l'indomani delle elezioni europee. La Lega non può digerire il no alla Tav, al massimo può accettare una dilazione, i 5stelle più radicali vorrebbero bloccare il decreto sicurezza. Matteo Salvini se costretto dalle circostanze, può sfidare con una certa sicurezza il verdetto delle urne, anche perché una rottura con i 5stelle compatterebbe immediatamente il nuovo centrodestra a guida leghista.

Però non è affatto sicuro che una caduta del governo di Giuseppe Conte porterebbe diritto e filato a elezioni anticipate. A quel punto toccherebbe a Sergio Mattarella prendere le decisioni e alla Lega temono che si tenterebbe di dar vita a un governo «d'emergenza» tra 5stelle, con una guida di sinistra, e il Pd, dopo una svolta movimentista che cancelli l'esperienza di Matteo Renzi. Se la crisi intervenisse prima dell'approvazione delle leggi di bilancio l'esigenza di non mandare allo sbaraglio la credibilità del Paese consentirebbe al Quirinale una ampia possibilità di manovra.

Anche per questo, probabilmente, Salvini preme sul freno, ostenta una inesistente unità di indirizzo con il suo collega Luigi Di Maio, cercando di aiutarlo a ottenere un controllo del suo movimento, per ora evanescente. Si attende anche il congresso del Pd, dove si confrontano linee sempre più divergenti, tra quella europeista che intende combattere oltre alla Lega anche i 5stelle, e quella «antifascista» che dipinge Salvini come un aspirante duce per giustificare un'intesa per giunta subalterna con i 5 stelle.

I richiami ripetuti all'esperienza spagnola, dove il leader socialista Pedro Sanchez guida un governo di minoranza con l'appoggio degli «indignados» di Podemos sembra l'emblema di questa svolta (ma trascura il fatto che in Italia sono gli indignati a guidare le danze con un peculio elettorale assai più alto di quello del Pd).

A nessuno, in attesa di questi passaggi politici e istituzionali, conviene accelerare la crisi, ma spesso le vicende concrete aprono scenari imprevisti e indesiderati. Una bocciatura parlamentare del decreto sicurezza, una pretesa dei 5stelle troppo ultimativa sulla Tav, solo per fare qualche esempio, potrebbero far precipitare la situazione. Di Maio ha bisogno di qualche risultato, dopo aver contraddetto il suo programma su Ilva, Tap e condono e aver constatato il fallimento pratico del decreto dignità, ma Salvini non può concedergli troppo, per mantenere il vantaggio elettorale che i sondaggi e le elezioni parziali sembrano promettergli.

Commenti   

#1 riki 2018-10-31 16:52
Ecco l carta jolly in mano a Di Maio per ricattare Salvini e ridurre i suoi consnsi nel paese !

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