Quando Paragone era pagato coi fondi all'editoria

Il senatore M5s oggi si scaglia contro la «Casta dei giornalisti» ma come direttore de La Padania guadagnava oltre 110 mila euro l'anno. E la testata prendeva dallo Stato più di 4 milioni.

SAMUELE CAFASSO, 17.12.2018 www.lettera43.it

PARAGONE PER IL TAGLIO DEI FONDI ALL'EDITORIA

Paragone ce l'ha con chi critica il governo accusandolo di «soffocare il pluralismo dell’informazione e di colpire il diritto dei cittadini a essere informati», mentre la crisi dei giornali sarebbe semplicemente dovuta alla disaffezione dei lettori. «Dunque, poiché molti giornalisti e soprattutto tutti i direttori si vantano sempre di una frase, e cioè “noi non abbiamo altri padroni se non i nostri lettori, noi non abbiamo altri azionisti se non i nostri lettori», ecco che quando i lettori se ne vanno e non comprano più i giornali piccoli, medi o grandi, gli editori e i giornalisti si lamentano e chiedono ai governi di intervenire». Potrebbe avere pure ragione, se solo si preoccupasse di ricordare che quei soldi li ha presi pure lui, e mica pochi.

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QUANDO SALVINI SI LAMENTAVA DEL «BAVAGLIO» DI RENZI

Si dà il caso, infatti, che Gianluigi Paragone abbia diretto La Padania tra il febbraio del 2005 e il dicembre del 2006. La Padania era tra quei giornali che, ai fondi per l'editoria, ha attinto a piene mani dal 1997 fino al 2013. In tutto, ha incassato poco più di 61 milioni di euro. Un po' di questa pioggia di soldi pubblici è finita nel portafoglio di Paragone il cui contratto prevedeva una paga annuale - secondo documenti consultati da Lettera43.it - pari a 117.236 euro annui lordi, più un bonus in caso di aumento di copie vendute. Negli anni in cui è stato direttore Paragone, La Padania riceveva 4 milioni e 28 mila euro l'anno. Curiosità: quando nel 2013 il giornale Infine chiuse, Matteo Salvini così commentò: «In questo caso si tratta anche dell’ennesimo bavaglio calato dal governo Renzi che riduce i contributi per l’editoria che esistevano da anni. Oltre che La Padania stanno chiudendo e chiuderanno centinaia di piccole testate locali e di settimanali storici e chi ci perde è solo il territorio e la libertà di informazione».

E DOPO LA PADANIA, LA VICEDIREZIONE DI RAIDUE

Appare davvero curioso, così, che tra tutti i pentastellati disponibili, proprio Paragone sia stato scelto per lanciare questo messaggio sul Blog del partito: «Se è vero che gli unici azionisti sono i lettori e se è altrettanto vero che i lettori non ne vogliono più sapere di un giornale, non è concepibile che indirettamente tutti gli italiani debbano concorrere a tenere in vita dei giornali che in edicola non funzionano più». Chiaro no? Comunque bisogna anche dire che, dopo due anni, Paragone lasciò La Padania. Approdò, in seguito, anche alla vicedirezione di RaiDue dove, contando anche i compensi come conduttore, guadagnava più che alla guida del quotidiano leghista. Lo ricordiamo casomai il blog dei cinque stelle cercasse un parlamentare per spiegare eventuali tagli agli stipendi in Rai.

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