Le nomine del M5s finite nella bufera

Da Claudia Mazzola diventata capo dell'ufficio stampa Rai agli esponenti del Cerchio vesuviano di Luigi Di Maio, fino ai Dettori Brothers. Le carriere di amici e fedelissimi.

CARLO TERZANO, 1.1.2019 www.lettera43.it

All'ombra di quei Palazzi che sarebbero dovuti finire aperti come «scatolette di tonno», come minacciò Beppe Grillo nel 2013, si sono moltiplicate in realtà le poltrone. Anche i duri e puri del Movimento 5 stelle hanno infatti piazzato in posti strategici parenti, amici, coniugi e chi più ne ha più ne metta. È quindi utile ripercorrere le nomine discusse e discutibili fatte da una formazione politica che prometteva cambiamento ed esigeva dai partiti massima trasparenza ma che, alla prova dei fatti (e del potere), sembra comportarsi esattamente come chi l'ha preceduta.

LA CARRIERA IN RAI DI CLAUDIA MAZZOLA

Una delle ultime nomine che ha sollevato polemiche riguarda la giornalista Claudia Mazzola, scelta a capo dell'ufficio stampa Rai. «Grazie al dg nominato dal Movimento 5 stelle, la candidata di Rousseau da redattore ordinario ha fatto tre scatti in tre mesi: caposervizio, vice caporedattore, caporedattore ora a capo dell'ufficio stampa. Con stipendio da direttore?», ha scritto su Facebook Michele Anzaldi, deputato Pd e membro della commissione Vigilanza Rai, promettendo esposti all'Anac (l'Autorità anti-corruzione) e alla Corte dei Conti.

L'ascesa nella tivù di Stato di Claudia Mazzola, che ha seguito il M5s dagli inizi, parrebbe confermare le voci di una sua vicinanza ad ambienti pentastellati. Già a luglio 2018 Il Giornale scriveva: «È del tutto evidente che trattasi di giornalista più che gradita ai vertici del M5s», tanto che in Transatlantico non sono mai passati inosservati «i baci al senatore Gian Luigi Paragone e gli abbracci ripetuti alla vicepresidente del Senato Paola Taverna». Anche con Rocco Casalino, dopo un inizio per nulla brillante (nel 2014, sul blog di Grillo, l'allora responsabile della Comunicazione dei 5 stelle scrisse in merito a un servizio di Mazzola: «La vera vergogna è una tivù pubblica che non è più in grado di raccontare la realtà, ma che sa solo deformarla e fare disinformazione»), il feeling, assicura la testata di via Negri, è ormai «solidissimo». Bacetti o meno, resta però il fatto che Mazzola, classe 1971, a giugno aveva mandato il suo cv per entrare nel cda Rai sia alla Camera sia al Senato ed era finita nella cinquina dei candidati da votare su Rousseau raccogliendo 4 mila preferenze. Che però non le erano bastate per fare il grande salto.

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IL CASO DI ASSIA MONTANINO

Molto più discusso il “cerchio magico del Vesuvio”: gli uomini – e le donne - che Luigi Di Maio ha voluto con sé nei dicasteri che guida. Aveva fatto rumore la nomina al ministero del Lavoro della giovane (26 anni) Assia Montanino, compaesana di Di Maio. Una laurea in Economia, ma a vedere il cv nessuna esperienza in ruoli apicali.

Dal suo profilo Facebook, il titolare del Mise replicò: «Ho conosciuto la dottoressa Montanino cinque anni fa. È figlia di un commerciante che ha denunciato i suoi usurai. Si è distinta per la sua capacità di gestire situazioni complesse di segreteria. E posso assicurarvi che non ho mai conosciuto persona più onesta e leale». Più caracollante la difesa, sempre via social, della diretta interessata. «Lavoro al ministero del Lavoro come Capo segreteria. Stesso ruolo ricoprirò a breve al ministero dello Sviluppo economico», scrisse Assia Montanino, all'anagrafe Assunta, sul social. «Due ministeri, uno stipendio solo, pur avendo diritto a due stipendi. La cifra netta che prendo mensilmente, pari a circa 3.300 euro, copre un impegno che va ben oltre i tempi previsti nel contratto, e che si protrae 7 giorni su 7, senza limiti di orario».

SALVATORE BARCA SCALA LE CARICHE DEL MISE

E poi c'è Salvatore Barca, 45enne di Vola, un paesino a pochi chilometri dalla Pomigliano d’Arco di Di Maio. Anche lui finito al Mise con un ruolo di tutto rispetto: quello di segretario generale. Secondo alcuni giornali, sarebbe legato sentimentalmente a Montanino, di certo è amico di vecchia data del vicepremier pentastellato. Cooperante, secondo quanto ricostruito da L'Espresso, nella cooperativa fallita Noi con Voi, aveva già lavorato al Mise dal 2008 al 2013 come dirigente di seconda fascia. Al ministero dunque Barca era già di casa. Tuttavia, scrisse ancora il settimanale, «più d'uno, in quegli uffici, ha fatto notare che, in quanto diplomato, non avrebbe avuto titoli per accedere alla posizione di segretario generale, riservata ai dirigenti di prima fascia». Per il Mise invece la nomina sarebbe regolare e rientrerebbe in una eccezione sui titoli espressamente prevista dalla legge. Strada facendo, Barca si è laureato in un'università telematica, a più di 30 anni (per quanto nel curriculum messo a disposizione sul sito del ministero non risulti l'anno), Comunque sia, sembrano lontani i tempi in cui, dal Blog di Grillo, i 5 stelle fantasticavano su una pubblica amministrazione caratterizzata da assunzioni lontane da qualsiasi tipo di sospetto: «Merito, trasparenza ed efficienza. Termini che, solitamente, stonano con le parole “pubblica amministrazione”. Il Movimento, però, in questi valori ci crede».

L'EX COLLEGA DI UNIVERSITÀ E LA BUFERA PER I TWEET OMOFOBI

La squadra partenopea si completa con la nomina a vicecapo dell'ufficio legislativo del Mise di Enrico Esposito, ex collega universitario del leader dei 5 stelle (entrambi iscritti alla Federico II di Napoli, ma Esposito, a differenza di Di Maio, ha proseguito con gli studi, diventando legale). Originario di Acerra, a pochi chilometri da Pomigliano, l'avvocato amico del vicepremier è finito al centro di una bufera che nulla ha a che vedere con la parentopoli pentastellata. Infatti, qualche tempo fa sempre L'Espresso aveva riesumato alcuni suoi tweet che ben riassumevano l'Esposito-pensiero: Vladimir Luxuria? «Dovrebbe stare in galera». Micaela Biancofiore? «Una mignotta in quota rosa», per tacer di alcune sue battute sull'omosessualità. «Chi mi conosce sa benissimo che nella mia vita ho sempre avuto la passione per la satira e per il black humor», la replica di Esposito che ha anche accusato il settimanale diretto da Marco Damilano di avere montato contro di lui una macchina del fango.

LA SCALATA DEI FRATELLI DETTORI

Ha sollevato perplessità anche la nomina, sempre a opera di Di Maio, di Pietro Dettori nello staff di Palazzo Chigi per coordinare la comunicazione web. Dettori, ex uomo della Casaleggio, fu ghostwriter di Beppe Grillo e l'unico ad avere accesso al sacro Blog prima e a Rousseau, poi. Insomma è l'anello di consgiunzione tra via Morone e il governo. Ma non è finita, visto che suo fratello Marcello (anche lui ex Casaleggio) sebbene non abbia alcun incarico pubblico, è amministratore unico di Moving Fast Media, la società che cura il sito Silenzi e Falsità, ritenuto il cannone social della propaganda del M5s e soprattutto di Di Maio.

Le nomine discusse però proseguono. Rosa Vitanza, architetta di Pomigliano d'Arco, è stata scelta dal ministero dei Beni culturali per il Cda dell'ente Ville Vesuviane. «Vitanza», ha scritto Repubblica, «è compagna di Antonio Malfi, parente ed ex assistente parlamentare di Di Maio».

Nello staff del ministro Alberto Bonisoli è entrato poi Valerio Tacchini, il notaio delle votazioni su Rousseau. Entrambi hanno incarichi che non prevedono remunerazione, ma il sospetto che le scelte non abbiano seguito le regole meritocratiche resta. La senatrice M5s Vilma Moronese, presidente della commissione Ambiente, ha scelto come assistente (pare a titolo gratuito) il compagno Giuseppe Rondelli. Così ha fatto anche l'ex capogruppo in Consiglio regionale campano Valeria Ciarambino (anche lei di Pomigliano) che ha voluto essere affiancata, a titolo gratuito, dal marito Domenico Migliorini.

Commenti   

#1 riki 2019-01-02 13:57
Da sempre i partiti al governo hanno occupato il sottopotere con amici e iscritti/simpatizzanti tecnici o sedicenti tali Dc-PCI in testa. Ma questi nuovi dovevano, hanno detto che avrebbero cambiato tutto. Invece creano uffici, studi per immettere anche parenti e pagati da noi, popolo. Quando ci sono di mezzo i soldi, la greppia, tutti mangiano. Almeno prima c'era un pà di più titegno.

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